Il peso della conoscenza (terza parte)
Le precedenti considerazioni sono nate da un articolo di Aldo Bianchini Junior passato purtroppo non notato nei primi numeri di questo giornale. In questa terza parte riguardante il peso degli zaini che i nostri figli sono costretti a portare a Scuola, il “peso della conoscenza” nasce dalla reale necessità del Docente che tutti i 22 Allievi presenti in classe abbiano gli occhi tutti sullo stesso rigo di pagina 127 del libro di testo? Se questo accadesse avrei seri dubbi sulla “professionalità” del Docente. Ma succede? … Nei miei due anni di insegnamento in due diverse Scuole Medie non mi è parso che ciò avvenisse per nessuno dei miei colleghi e/o che a metà degli anni ’70 questa fosse una esigenza irrinunciabile. Però a metà degli anni ’70 non c’erano mattoni di carta da portare in spalla. Non solo, a metà degli anni ’70 l’Italia iniziava un periodo storico drammatico e ambiguo: la scuola era l’ultimo dei problemi. Ero in terza media in un paesino della Val Trompia quando il bidello entrò, senza bussare e sconvolto, ad annunciarci in mezzo napoletano che era esplosa una bomba in Piazza della Loggia, nel capoluogo 30 km sotto di noi … Ricordo una Scuola Media di un paesino di montagna dove i ragazzini venivano a scuola con uno zaino leggero, il libro di “Osservazioni ed Elementi di Scienze” (adottato da chi c’era l’anno prima) era uno solo e, per quanto mi ha riguardato, non l’ho né aperto, né fatto usare. Mi chiedo quali cause reali abbiano portato quei pochi chilogrammi di allora alla decina e oltre di chilogrammi odierni? Le cause del circolo vizioso sono: l’obbligo per il Docente di adottare (anche se non vuole) un libro di testo; l’interesse degli Editori è un parametro senz’altro da considerare, la divina indifferenza del Ministero per i reali problemi della Scuola. Hanno favorito questo circolo vizioso cause in sé positive come il diffondersi del Personal PC e cause sociali negative quali il culto del benessere e dell’abbondanza unito agli errori di volere creare posti di lavoro in un mercato che si è saturato in pochi anni. Nel 1973 in molte provincie italiane l’incarico a tempo indeterminato era un fatto certo (occorreva allontanarsi da casa), poco prima del 1980 l’incarico a tempo indeterminato è già un sogno. Negli anni ’90 l’insegnare “alla giornata” sempre pronti al telefono era la norma per molti, qualcuno trovava posto negli Istituti privati che via via chiudevano. Ma sono troppo portato alla malignità se penso che Ministero ed Editori in una qualche forma “comunichino” e che la buona politica non è quella che “sa scontentare tutti” ma quella che con un colpo al cerchio ed uno alla botte cerca di accontentare tutti? Come è stato possibile consentire ad alcuni Editori di ristampare come nuova edizione con cambiamenti irrisori, lo stesso testo aumentandone il prezzo? Se il malcostume degli Editori non muta c’è un solo rimedio: una ordinanza Ministeriale che annulli la necessaria obbligatorietà per un Docente di adottare un libro di testo. Non vedo altre vie d’uscita ma allora si scontenterebbero troppo gli Editori. E si correrebbe il rischio, finalmente, di vedere in concreto chi ha contenuti da trasmettere con passione e volontà a discapito, finalmente, di tanti cialtroni capaci di parlare solo perché hanno la lingua in bocca, ma scusate: non è forse questa la meritocrazia inizialmente sbandierata dal Ministro? E’ abbastanza ovvio che se il fenomeno esiste è perché c’è un beneplacito del Ministero che è l’unico che può emanare una ordinanza in grado di “cambiare il mondo”. Ma il Ministero non fa nulla … Sì, quella del politico è indubbiamente un mestiere difficile: accontentare tutti è proprio impossibile e le soluzioni nette e chiare sono estranee alla stessa “logica” della politica … sanno troppo di rivoluzione. E forse di rivoluzione l’Italia dei mugugni soppressi ha proprio bisogno.
Condivido l’analisi del problema e mi permetto di aggiungere che si potrebbe mettere i docenti nella condizione di “consigliare” un libro di testo alla classe.
Tuttavia, il “peso della conoscenza”, così come descritto dal prof. Ganci, è un tema serio, che andrebbe effettivamente affrontato a livello politico centrale.
In questo periodo di crisi e di tagli, tuttavia, mi sembra alquanto improbabile che l’auspicabile attenzione dei governanti possa rivolgersi alla soma sopportata dai nostri studenti. Tutto ciò perché altri soggetti, su cui gravano some figurate e non, sarebbero da considerare con una certa cura, prima che la scuola stessa diventi “paese dei balocchi”. Per non dire di quello che sta succedendo in altri ambiti…