Verbi Swahili: KUNAWA lavarsi

Verbi Swahili: KUNAWA lavarsi

Padre Oliviero Ferro

Quando ero parroco a Luvungi (diocesi di Uvira-CongoRDC), ogni tanto mi affacciavo dalla collinetta che dava sul fiume Luvubu. Le donne scendevano e salivano lungo un ripido sentiero, portando sulla testa i bidoncini di 20 litri d’acqua (ora che hanno fatto l’acquedotto che porta l’acqua al paese, scendendo da altre colline sono più contente, perché fanno meno fatica). Spesso andavano anche a lavarsi nel fiume. Si vedevano le due zone. Una riservata agli uomini e l’altra più in alto riservata alle donne. I bambini loro andavano e sguazzavano che era un piacere. Naturalmente il fiume, come il lago, serviva anche come una grande lavanderia per i vestiti che poi venivano stesi sulla spiaggia o sull’erba per asciugare al sole (come si faceva anche da noi tanto tempo fa). Naturalmente per lavarsi si usava il sapone o altri prodotti. Qualcuno si chiederà: ma l’acqua si sporcava. Certamente, ma l’importante era lavarsi, poi, il resto…veniva portato via dal fiume. Invece quando si andava a fare il viaggio sul lago, nei paesi c’era una specie di stanzino da bagno, recintato con il bambù, dove gli adulti, soprattutto, si lavavano, versandosi l’acqua sulla testa. I bambini, invece, più spensierati, si tuffavano direttamente nelle acque del lago, insieme agli anatroccoli ed era un piacere vederli. Naturalmente, bisognava fare attenzione che nelle vicinanze non ci fosse qualche “animale molesto” (coccodrillo o ippopotamo), altrimenti sarebbe stato difficile ritornare a riva. Questa scena dei bambini l’ho vista diverse volte, quando, con il battellino, arrivavamo a uno dei villaggi lungo il lago. Erano loro che ci venivano incontro ed era una festa. Noi dovevamo solo fare attenzione, quando non si poteva arrivare fino alla riva, di riuscire a prendere il tempo per trasbordare nella piroga e non sempre era facile. Al massimo si finiva in acqua e qualche buon samaritano ci avrebbe salvato. Ma, grazie a Dio, questo non mi è mai successo, pur non essendo un “marinaio d’acqua dolce” a mia insaputa…