Salerno: Santa Lucia e il quartiere “Giudaica” a Judecca 

Salerno: Santa Lucia e il quartiere “Giudaica” a Judecca 

Maria Amendola

Il 13 dicembre la chiesa cattolica ricorda Santa Lucia (283-304), la martire siracusana di inizio IV secolo sotto le persecuzioni dell’Imperatore Deocleziano. Questa Santa è la protettrice della vista per via del suo nome che deriva dal termine latino “lux” che significa “luce”, il suo simbolo iconografico caratterizzante, oltre la parma e al pugnale del martirio (martirizzata con un pugnale in gola (jugulatio), sono proprio gli occhio. Ammirando la città di Salerno, vestita a festa per le imminenti festività, si evince il legame tra la città e la Santa, alla quale è stata dedicata la “Chiesa di Santa Lucia de Judaica”, prospiciente a “Via Roma” e adiacente all’ antico quartiere ebraico, che la toponomastica cittadina ricorda con l’intitolazione di  “Via della Giudaica”. In questo quartiere viveva una fiorente comunità ebraica abbastanza numerosa che si occupava di artigianato, e ivi rimase fino al 1200 circa,  per poi sparire del tutto. La toponomastica cittadina, come anticipato, riporta i nomi di alcune attività, i mestieri o delle “arti” del tempo che si svolgevano quotidianamente in questo luogo: “sartori”, “barbieri”, “li speziali”, “sellai”, “sediari”, “delle chianche” e “li ferrari”. La “Chiesa di Santa Lucia de Judaica” (o Giudaica) ha subito nel corso del tempo vari interventi architettonici che ne hanno modificato l’estetica totalmente. Un documento importantissimo dal punto di vista toponomastico ne certifica l’edificazione già nel secolo XI , pur cambiando denominazione più volte sin dal 1072: “Santa Maria de mare”, “Santa Maria de ruga  nova”, “Santa Maria de Judaica”. In origine la chiesa si presentava come una struttura basilicale a tre navate. Nel primi anni del 1700 è stata oggetto di alcune variazioni strutturali ed estetiche (si ricorda la sostituzione di un altare antico dedicato a S. Aniello). Bisogna tener presente che a Salerno Santa Lucia e S. Aniello erano e sono venerati dalla cittadinanza ma particolarmente da pescatori, pescivendoli e marinai. Nella bolla vescovile “Universis set singulis”, emessa l’8 febbraio 1449 da Barnaba Orsini (vescovo di Salerno, 1440-1449), si riscontrano le prime notizie riguardanti questa Chiesa (sintesi dalla bolla: spetti il diritto di “una voce e mezza” sul patronato della chiesa parrocchiale di Santa Lucia de Judaica alla Frateria delle Cattedrale). Dalla descrizione di una visita pastorale del 1575, si evince che la Chiesa era locata presso un luogo degradato, quasi a ridosso delle mura antiche della città, mentre si apprende che l’unificazione con San Vito Maggiore, una parrocchia, avvenne in un periodo antecedentemente al 1566. Tra il 1692/7 circa, in onore di una visita pastorale dell’Arcivescovo Poerio, il parroco Giuseppe Ferraro in una relazione scrisse sulla chiesa e sulla sua ubicazione verso il “mezzogiorno”, adiacente alla famosa “torretta di Santa Lucia”. Per quanto riguarda le opere, la chiesa possiede un organo del 1866 (attualmente nella tribuna riservata ai cantori), uno reliquiario (uno stipo scolpito, decorato con 15 statuette di rilievo), e le bellissime statue dell’Immacolata, di San Vito e di Santa Lucia che invece risalgono al 1700. La chiesa attualmente è conosciuta ed ammirata, nelle sue vesti databili al 1861, grazie al parroco Alfonso Vigorito, che fece eseguire i lavori architettonici nell’edificio. La chiesa è costituita da un’unica navata rettangolare con tre cappelle per lato e l’abside semicircolare. Gli affreschi del XIX nel catino dell’abside raffigurano il Martirio della Santa e in una nicchia svetta la statua della Santa. Per quanto riguarda la copertura, essa è caratterizzata da una volta a botte unghiata a lunette. Sono raffigurati sulla volta “La Sacra Famiglia”, “Gesù con gli Apostoli” e le “ donne al sepolcro”. La facciata intonacata, risulta più rialzata rispetto al livello di calpestio, ed è caratterizzata dal timpano triangolare e da quattro lesene. La “Santa della luce” è venerata da ortodossi e dai cristiani,  è anche identificata con tante figure della tradizione pagane della “luce”. Dal 1900 è nata la tradizione dei doni della Santa che con il suo asinello porta i doni ai bambini la notte tra il 12 ed i 13. Non a caso in questa data dedicata alla Santa degli occhi l’amministrazione comunale di Salerno ha inaugurato una piazza intitolata all’illustre professor  Tommaso Sica, che perse la vista a dieci anni ed è stato un tenace dirigente dell’Unione Italiana Ciechi.