Giornata Internazionale della Donna ancora tra violenze

Paolo Pozzuoli

Un giorno memorabile l’8 marzo! Delicatamente forte, proprio come la donna che simboleggia e viene simboleggiata: delicata come una mimosa, forte come una quercia. Ma, in questi giorni, la delicata mimosa, il fiore simbolo della donna, si è tinta ancora una volta di rosso sangue. Altre vittime, altre donne (… e ogni volta che si è verificato e ripetuto un tragico evento similare ci siamo, fra l’altro, sempre augurato che resti l’ultimo della lunga scia di stragi, inenarrabili, raccapriccianti), che vanno ad aggiungersi alle tante che le hanno precedute e delle quali si è perduto il conto. Nuovi episodi di violenza. L’ennesimo accanimento contro una donna da parte del compagno dal quale intendeva separarsi (… si è verificato in Cavino, piccolo centro in provincia di Padova), il barbaro assassinio di quattro suore missionarie della Carità, in Aden, dove, presso una speciale struttura, assistevano anziani e disabili.“Sono querce, nonostante gli ultimi agguati di certe leggi e di certi uomini, queste donne che, secondo i sociologi, proprio la loro emancipazione ha risvegliato gli istin­ti brutali del maschio: il vestito all’uomo non più padrone sta troppo stretto e molto spesso finisce con il romperlo. Forse è questa la chia­ve del problema: nella nostra società emancipata, l’uomo può ritor­nare a essere il padre-padrone?” afferma e chiede  don Franco Galeone, anima candida, salesiano dell’Istituto Sacro Cuore di via Scarlatti di riconosciuta sensibilità, saggezza e cultura,che, subito dopo, aggiunge “Noi amiamo le donne anche con i nostri occhi, con le nostre emozioni, con le nostre paure, e le guardiamo avanzare faticosamen­te, felici dei loro parziali successi, mai rassegnate alla sconfitta. Auguri a voi, donne di ogni lingua, razza, colore, religione!”. L’8 marzo è il giorno in cui inizia l’iter della storia contemporanea della donna ma è anche e soprattutto il giorno in cui è stata scritta l’introduzione al primo capitolo del libro che annovera i diritti civili della donna. È un particolare momento storico, equamente diviso fra storia e leggenda, che nel corso degli anni è andato a svilupparsi  sempre di più fino ad assumere una valenza umana e sociale. Di qui il posto nell’agenda dove vengono annotate le ricorrenze e con esse le manifestazioni consequenziali. Numerosissime e particolarmente significative le iniziative annunciate, sia ministeriali che pubbliche e private, per celebrare compiutamente la giornata speciale. Tralasciando gli aspetti storici e/o leggendari e, mettendo da parte i tanti eventi programmati e le altrettante frivolezze che, pur pubblicizzate e in parte raccolte, non sviliscono la solennità della ricorrenza, preferiamo soffermarci su alcune delle tante cerimonie più significative adempiute in onore di donne-simbolo che ci hanno particolarmente colpito. Mentre  la memoria e il ricordo vanno ad Ipazia, filosofa e scienziata di Alessandria d’Egitto, una delle prime vittime (anno 415) del fondamentalismo religioso, entrata di diritto nel novero delle donne che hanno immolato la propria vita per dare dignità e libertà alle altre donne, elevata, a giusta ragione, a rappresentante-simbolo dell’amore per la verità, per la ragione, per la scienza per aver fatto grande la civiltà ellenica, a Milano l’Associazione Giardino dei Giusti, con una cerimonia pubblica, ha dedicato un albero e un cippo a sei figure femminili simbolo di “resistenza morale e civile” (Sonita Alizadeh, rapper afgana, Vian Dakhil, parlamentare irachena, Flavia Agnes, avvocata indiana, Halima Bashir, medico in Darfur, e alla memoria di due “madri coraggio”: Felicia Impastato, siciliana, e Azucena Villaflor, argentina), che hanno speso la propria esistenza, sfidando anche la morte, al fine di venire a conoscenza sulla sorte dei figli, perseguitati e uccisi per le proprie idee; e a Diano San Pietro (presenti il Prefetto, S. Ecc. Silvana Tizzano, il sindaco, Claudio Mucilli, ed il presidente dell’Istituto storico della Resistenza, Giovanni Rainisio) è stato reso omaggio alle ‘Madri della Repubblica Italiana’ intitolando loro una via “21 Donne della Costituente” (Adele Bej, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Maria Nicotra, Teresa Noce, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio). 8 marzo non solo donne. È anche il giorno in cui (l’anno è il 1799) mons. Paolo Pozzuoli, Vescovo di Sant’Agata de’ Goti (1792-1799), compiva il percorso di vita terrena. Dai natali in Vitulaccio (Vitulazio) – recita l’agiografia – ma in quel suo paese non ha mai ricevuto dalle costituite autorità (religiose e civili) non diciamo onori ma nemmeno un ricordo, una menzione. Qui, un perfetto sconosciuto, un mero “carneade”. Una citazione ‘rev.mo don Paolo Pozzuoli, per delega dell’Arcivescovo Pignatelli’ ripresa dallo scritto di don Alfonso Cantone “Di Cinque Antichissime Chiese dell’Archidiocesi di Capua” e riportata a pag.14 del testo ‘La festa di S. Maria dell’Agnena – RACCONTI ANEDDOTI E RACCOLTA DI FOTO D’EPOCA’. Altra citazione in ‘UN TUFFO NEL PASSATO …’ che si conclude con ‘Morì  addì 8 marzo del 1799 in Arienzo, nel convento de’ Cappuccini, e venne tumulato in quella collegiata di S. Andrea apostolo, ma senza neppure una lapide che ricordi un tanto vescovo alla posterità’. Il neppure una lapide è da riferirsi certamente al paese natio.“Sacro Prelato Monsignor D. Paolo Pozzuoli, Sant’uomo ed altro” nella sua Diocesi (Sant’Agata de’ Goti che comprendeva Arienzo ed altri centri della Valle di Suessola). Inutile menzionare e rinnovare quanto scritto negli anni passati. Evidentemente c’e’ un burattinaio che tira i fili cui sono poco o per nulla gradite la storia e l’opera di S. Ecc. Mons. Paolo Pozzuoli.