La rivoluzione vaticana

 Giuseppe Lembo

L’obiettivo dI Papa Francesco è quello di ridurre il potere vaticano. Tanto, attraverso un percorso che prevede meno centralismo e più collegialità. Uno, dei primi obiettivi di papa Francesco è stato quello dello smantellamento del potere vaticano. Il Papa per il raggiungimento di questo obiettivo, ha nominato un gruppo di saggi, per una Chiesa necessariamente espressione del mondo cattolico universale. È la prima grande riforma di Francesco. È pensata in piena sintonia e nello spirito del Concilio vaticano II; l’istituzione del gruppo di otto Cardinali ha il compito di consigliare il Papa. Papa Bergoglio incomincia a mettere così mano, con il pugno di ferro, allo smantellamento del fortemente consolidato potere vaticano. In questa direzione vanno le otto nomine, fatte di rappresentanti del collegio episcopale con funzioni di consiglieri del Papa. Un passo importante e sicuramente salutare per il futuro della nuova Chiesa; un passo assolutamente necessario per risalire la china ed uscire da quel sistema gerarchico codificato come immutabile ed assolutamente lontano nel tempo. Il Papa pensa ad una riforma epocale. Non si può continuare con un’ingerenza che, giorno dopo giorno, mina alla base, la credibilità della Chiesa, ormai fortemente in crisi. Per questo obiettivo, i poteri costituiti e stratificati nell’ambito della Chiesa vanno necessariamente smantellati; tanto, al fine di poter costruire in alternativa una Chiesa viva, una Chiesa fortemente partecipata, un messaggio di fede che abbia prima di tutto e soprattutto le radici nel vangelo e non nelle parole dei confessionali che sanno tanto e solo di un sempre più invadente potere degli apparati, fortemente legati alle cose terrene. Anche nella Chiesa di Roma, siamo ormai ad una condizione diffusa di animi inopportunamente incattiviti, con sospetti e veleni nei comportamenti degli uni verso gli altri; una condizione che non ha niente, ma proprio niente di divino, ma solo la deviazione umana di una sempre più lontana via della fede, con gli animi fortemente disturbati dagli apparati di potere, per cui la gente si allontana dalla Chiesa-potere, che si ritrova così, per sua colpa, sola con le Chiese sempre più vuote. La riforma di Francesco, da tempo avvertita, ma mai attuata soprattutto per ostinata volontà dei poteri forti nell’ambito vaticano, è una riforma assolutamente giusta e necessaria. È un passo vitalmente importante nella storia della Chiesa; chi eventualmente la ostacola, maldigerendola, si pone al di fuori del progetto di cambiamento senza il quale ci sarebbero tempi veramente bui. Al centro del cambiamento si pensa ad una Chiesa più collegiale, meno romana e più universale. Il Papa si propone di agire come guida d’insieme non solo negli stretti ambiti vaticani, ma in un rapporto rinnovato con gli altri vescovi del mondo; tanto al fine di costruire una Chiesa dalla forte rappresentanza universale, capace di guadagnarsi fedeli e non di perderli per cause interne con un clima asfittico e con veleni diffusi che certamente non fanno bene alla sua credibilità universale. Al centro del cambiamento, la riforma della curia di Roma e della Banca Vaticana dello Ior circondati da tanti misteri e da atti e fatti innominabili, tutti da cancellare, per il bene assoluto e prioritario della Chiesa spirituale e non di quei poteri forti impegnati a tessere tele per soli privilegi terreni che dovrebbero essere estranei al mondo della spiritualità, soprattutto quando diventano causa di privilegi per pochi e di povertà diffusa per i tanti, spesso colpiti dall’infame e disumano scenario di morte per fame. La riforma della Chiesa è il primo ed atteso atto di cambiamento a cui il coraggioso Francesco, il Papa della speranza venuto da mondi lontani, non si sottrae, ma li affronta con un forte decisionismo per un cammino da nuovo corso. In questo progetto al primo posto c’è la governance vaticana. Otto sono i saggi del mondo cardinalizio chiamati ad affiancare Francesco nel suo progetto di nuovo governo della Chiesa. Solo uno degli otto è italiano; si tratta del Cardinale Giuseppe Bertello (nominato Cardinale da Benedetto XVI), con un percorso ed una grande esperienza di nunzio apostolico in numerosi Paesi. È dato come possibile sostituto di Tarcisio Bertone, come segretario di Stato Vaticano. Al gruppo degli otto, provenienti da tutto il mondo cattolico universale, si aggiunge nel ruolo di segretario Marcello Semeraro, Vescovo di Albano. Il Papa Francesco ad un mese dalla sua elezione, pensa con forza e determinazione di ridurre l’asfissiante burocrazia vaticana, dove agivano ben nove congregazioni e dodici consigli pontifici. Questo potere del governo centrale è un potere asfissiante; non giova assolutamente alla Chiesa di Roma che deve sapersi riprendere il suo ruolo nel mondo della Chiesa missionaria aperta all’uomo della Terra ed il più lontano possibile dai poteri forti del mondo che rincorrono quel virus del dominio legato ad una materialità terrena, naturalmente estranea all’evangelizzazione basata sul presupposto di un forte impegno apostolico. Bergoglio, in questo cambiamento è veramente il nuovo della Chiesa; nel nuovo, ci dovrà essere, prima di tutto, la centralità della fede.  Grazie alla rinuncia traumatica ed insolita del Papa emerito Benedetto XVI, il nuovo inquilino del vaticano Francesco I, potrà attuare il suo progetto di cambiamento possibile solo dando così come si conviene, valore e peso al mondo dei poveri e riducendo l’attenzione alla ricchezza ed ai suoi simboli, per troppo lungo tempo, innaturalmente coltivati e ricercati, a tutto danno della fede, un ponte necessario per un mondo nuovo, per un’umanità nuova, capace di incontrarsi con tutte le sue diversità, di confrontarsi, di dialogare e di impegnarsi a vivere in pace, accomunate tutte dallo stesso obiettivo che è l’uomo della Terra anche nei tanti luoghi lontani e sconosciuti.