Il mestiere della politica

Angelo Cennamo

Non è ancora diventato segretario del suo partito, Renzi, che tra i democratici è già cominciata una strana corsa all’autorottamazione. Tant’è che, dopo Veltroni ( il primo a rinunciare volontariamente alle prebende di Montecitorio), anche un altro pezzo da novanta pare abbia deciso di staccare la spina, prima che a farlo ci pensi qualcun altro. L’onorevole in questione è nientemeno che Massimo D’Alema, attualmente presidente del Copasir, già capo del governo ( il primo ed unico nella storia dell’ex partito comunista italiano). “Mi candiderò solo se a chiedermelo sarà il mio partito” ha chiosato baffino a chi lo interrogava sulla decisione presa dall’eterno rivale Walter. Ma la risposta gelante di Bersani è arrivata a stretto giro di posta : “Non chiederò a nessuno di candidarsi” Sic! La faccenda si preannuncia infuocatissima. Altri intanto, sulla scia del rinnovamento renzista, avrebbero optato per il viale del tramonto, tra questi : Parisi e Castagnetti ( ma della loro assenza forse non se ne accorgerà nessuno). Di altra pasta è invece Rosy Bindi, la pasionaria amata da Berlusconi, tanto da essere spesso citata dal Cavaliere nelle sue storielle. Rosy a staccarsi dalla sedia non ci pensa affatto, specialmente ora che viene accreditata tra le favorite per il Colle più alto, nel dopo Napolitano. Dello stesso avviso è un altro ex democristiano, il pidiellino Beppe Pisanu, il quale nel parlamento ci è entrato addirittura nel 1972 ( quello stesso anno, i genitori di Totti non erano neppure fidanzati, Claudio Baglioni cantava “Questo piccolo grande amore”, e Marlon Brando si aggiudicava l’oscar con il Padrino). Pisanu di uscire dalla mischia non ne vuole sentire parlare, e da buon sardo, rivendica per sè il diritto ad una longevità politica fintanto che gli elettori continueranno a votarlo. Il ragionamento non fa una piega, del resto non è l’età a rendere un politico incapace o meno, ma le sue idee. E di idee Pisanu ne ha tante, basterebbe conoscerle. Resta da capire tuttavia per quale ragione solo in Italia il ricambio della classe dirigente sia un’operazione complicatissima da attuarsi. La questione non è di poco conto, e i recenti fatti della Regione Lombardia lo dimostrano : quando una schiera di politici rimane al potere per troppo tempo ( anche governando bene come nel caso delle giunte di Formigoni), si corre il rischio che intorno a quel gruppo di consiglieri, assessori o ministri, si costituisca un sottobosco di faccendieri e di clientele che ne compromettano la bontà dell’azione amministrativa. Come se ne esce, allora? Occorre innanzitutto avvicinarsi alla politica solo quando si ha un mestiere o una professione alle spalle: chi intende campare solo ed esclusivamente di consenso elettorale si espone, infatti, più di ogni altro alla corruzione o peggio al parassitismo. Il parlamento non può trasformarsi in un’area di parcheggio per disoccupati o nullafacenti, non è giusto e neppure conveniente per la collettività. Secondo : la politica deve diventare meno onorevole e più onerosa, una missione da svolgere con sacrificio e per poco tempo. Capito, cari nostri instancabili ottuagenari?

6 pensieri su “Il mestiere della politica

  1. Amgelo, per me è un giovane che non ha l’esperienza per operare con autorevolezza in un contesto di crisi/relazioni internazionali come quello attuale (ma il sindaco di Firenze, anche se alcuni suoi concittadini ne dicono peste e corna, può farlo tranquillamente). Non ha autorevolezza nemmeno per fare alleanze in Parlamento perché è uno che divide, non unisce. E non ha autorevolezza perché ci sono temi che non conosce proprio o che non ha voglia di affrontare. E’ quello che è: il sindaco di Firenze e l’ex-presidente della provincia di Firenze, che non ha mai fatto niente altro che il politico.

    Guardi: pare che io faccia un tifo sfegatato per Bersani. In realtà, sono molto disillusa e credo che ci stiamo preparando ad un Monti bis. Come ciò avverrà, questo non lo so.

  2. Gabriella,

    mi sembra uno di quei soggetti che a fine colloquio di lavoro dicevano puntualmente: sì va bene ma lei non ha esperienza, le faremo sapere!
    Ed io rispondevo puntualmente: ma se nessuno me la fare, stiamo sempre al punto di partenza, non crede?

  3. il parlamento è pieno di politici di lungo corso, le case della libertà addirittura ne sono stracolme. ed io penso che non ci sia niente di sbagliato fare politica di professione, anzi la politica dovrebbe essere fatta da pesone che siano capaci e se possano dedicare a tempo pieno senza altri pensieri, specialmente economici. altrimenti carissimo sarebbe una cosa da ricchi e preunitaria.
    che poi chi fa politica con tutte le tue caratteistiche sia bravo e disinteressato mi pare proprio assurdo. basta guardare la composizione delle camere piena di avvocati, geometri, medici e imprenditori. se ci fai caso sono proprio questi soggetti “disinteressati” i peggiori. guarda l’omino di arcore che ha regnato pro domo sua.
    il lavorino di renzi è altrettanto giusto perchè effettivamente non se ne può più delle stesse faccie che discutono delle stesse cose e non risolvono gli stessi problemi. quindi il rinnovamento è sacrosanto perchè questa gente è incapace di soluzioni. però nello stesso tempo il lavorino di renzi è stupido se non riguarderà tutti ora è come servire alternative ed energie ad un campo avverso screditato ed incapace. quindi renzino pipiritto per chi lavora?
    per quanto riguarda la regione lombardia lascia stare la storia del buongoverno, in quei posti piovono soldi pubblici da fart paura è con il celeste fiorisce la malavita organizzata che è una meraviglia.

  4. Amgelo, lei andrebbe ad un colloquio di lavoro dicendo al datore di lavoro che le cose fatte come le ha fatte lui fanno schifo e da quando lui entrerà in azienda tutto andrà per il verso giusto e, anzi, rottamerà la dirigenza? Renzi sputa nello stesso piatto che lo ha fatto diventare presidente della provincia prima e sindaco di Firenze poi. Evidentemente prima erano tutti amici nel suo partito, mentre adesso si deve differenziare e dire che gli altri chissà da dove provengono (minimo minimo sono degli anacronistici marxisti), mentre lui, fatto arrivare lì proprio da quelli, è “diverso”. Un filino di ipocrisia in meno non gli guasterebbe. E anche un poco di umiltà, anche in considerazione del fatto che una cosa è fare l’amministratore locale a tutti i livelli, una cosa è capirne di problemi molto più grandi di lui. Dobbiamo buttarlo nella mischia? Bene, facciamolo. Però il problema è che se sarà capace o meno, questo lo sperimenteremo sulla nostra pelle.

    Amgelo, io sono CERTA che c’è la necessità (a tutti i livelli, in tutti i partiti) di un ricambio generazionale. Però il momento è drammatico e io non me la sento di mettere né un comico, né un bambino al timone. Serve qualcuno che abbia esperienza e capisca bene la situazione economica in primis e abbia poi progetti concreti. Il fatto che si spinga per Renzi o Grillo (per me pari sono) vuol dire da una parte che la gente è inferocita con la vecchia classe dirigente (e usa Renzi e Grillo per non arrivare alla scena delle monetine), dall’altra temo che per mettere in mezzo due così vuol dire che allora per il nostro paese non c’è proprio più speranza (significa che affonderemo comunque, con o senza bambini o comici, e che chiunque ci sia al comando in fondo non conti oramai granché).

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