Il discorso di Berlusconi

Angelo Cennamo

E’ parere comune che il discorso tenuto da Silvio Berlusconi ai due rami del parlamento, in ordine alla crisi economica di questi mesi, non abbia  entusiasmato più di tanto : parole scontate, profilo basso, poche soluzioni nel breve periodo e scarso appeal. Può darsi. Ma chi si aspettava qualcosa di diverso, probabilmente, si era illuso che il governo potesse, improvvisamente, da un giorno all’altro, fare ciò che non ha fatto nei primi 3 anni e mezzo dal suo insediamento. Cosa ha detto Berlusconi : che la crisi c’è ( e questo non è poco), che il nostro Paese è solido, e che per uscirne occorre fare fronte comune. Sul tappeto il Cavaliere ha messo lo sblocco di 7 miliardi e mezzo di fondi fas, somma che sarà destinata al completamento di alcune infrastrutture nel sud del Paese, e lo sveltimento della delega fiscale, ovvero la riduzione delle tasse. A chiosare il discorso un po’ stereotipato del premier è stato il suo delfino Alfano, il quale ha galvanizzato la platea con una giusta e non affatto scontata osservazione : “Da quando in qua” ha detto il segretario del Pdl ” I governi vengono decisi dai mercati?”. L’intervento di Alfano è parso a molti una sorta di debutto in società. A me, un vera e propria sostituzione in corsa rispetto al dominus Silvio, sfiancato dall’età, dai guai giudiziari e forse anche dalla noia di una politica che sembra non assomigliargli più. Insomma : Alfano ha fatto Berlusconi. Ma per comprendere meglio le reali potenzialità dell’intervento del presidente del consiglio, la portata della sua forza di persuasione, occorre non fermarsi alle sole parole, piuttosto serve trovare le risposte adeguate a due quesiti essenziali : 1) capire se e quanto la crisi italiana sia diversa da quella di tutti gli altri Paesi della zona euro e degli Usa; 2) per quale motivo la manovra di Tremonti ha suscitato l’approvazione ed il plauso degli organismi internazionali ma non ha convinto i mercati, che, invece, continuano a speculare sulle nostre debolezze. Solo rispondendo a tali interrogativi potremo capire fino in fondo se il discorso alla nazione tenuto da Berlusconi sia stato o meno deludente. In caso contrario, rischiamo di rimanere imbrigliati nella solita propaganda delle opposizioni : le gag penose di Di Pietro, il disco rotto di Bersani, che è lì dal 2008 ad auspicare un passo indietro del premier, e il cerchio-bottismo di Casini, il quale, quando prende la parola, pare ingeneri in molti suoi colleghi un gesto diffuso, quello di spegnere l’Ipod per guadagnare l’uscita.

5 pensieri su “Il discorso di Berlusconi

  1. LA SOLITA MINESTRA RISCALDATA , ESISTE OGNI UOMO PER OGNI EPOCA , BERLUSCONI NON è IN GRADO DI PORRE RIMEDIO A QUESTA CRISI , HA FATTO IL SUO è SCADUTO !!!!

  2. Punto 1: la crisi italiana è come quella degli altri, con la differenza che quando si è avuta la possibilità di fare una manovra che stimolasse la crescita si è preferito non farlo e adesso abbiamo una manovra inutile che ci ammazza di tasse ma non risolve niente (non che da un governo così ci si possa attendere che risolva qualcosa, ma…). I fondi FAS, che dovrebbero essere per il Sud, verranno utilizzati parzialmente per fare cose al Nord (e giustamente, se no chi la sente la Lega…)…

    Punto 2: questo è più complicato perché è successo anche negli USA. Obama (democratico) ha accettato quasi tutte le richieste (assurde) dei repubblicani e la borsa prima è stata “contenta”, poi è successo quello che è successo. Tremonti una cosa giusta la dice: non c’è più niente di prevedibile.

    Su Berlusconi, ti copio Alexander Stille:
    “Fa davvero ridere, invece, la risposta di Berlusconi al crollo della borsa a Milano. Spinge il pubblico a comprare azioni Mediaset – come se fosse un venditore di titoli e non il primo ministro di tutto il paese – e dice, senza ridere mentre crolla la borsa – a tutto il mondo che: “L´affidabilità internazionale di cui gode l´Italia è data dal fatto che a capo del governo c´è un tycoon”. Ormai il distacco di Berlusconi dalla realtà – il suo chiudersi dentro il suo sogno narcisista – è completo. Il resto del mondo – sia nei paesi con governi conservatori sia quelli con governi di sinistra – guarda Berlusconi con un misto di orrore, stupefazione e voglia di ridere. Crolla tutto intorno a lui, e lui ripete sempre di essere il salvatore della patria.”

  3. La crisi americana è in buona parte dovuta alla gestione fallimentare di Obama. Tutti i leader osannati dalla sinistra italiana ( Obama, Zapatero….) si sono rivelati delle mezze calzette. Berlusconi fa quello che può, gli italiani fanno il resto : la bocciatura del decreto Ronchi che liberalizzava i servizi municipali è stata una grandissima zappa sui piedi per un paese che, mai come oggi, avrebbe bisogno di liberalizzazioni.

    cennamo.angelo@tiscali.it

  4. Angelo, però, anche se sei in Giappone almeno documentati, non dico assai… Obama, quando è cominciata la crisi, non era nemmeno ancora candidato, non diciamo fesserie (la crisi geopolitica risale al 2001, la catastrofe dei mutui “subprime” al 2006, l’elezione di Obama al 2008, mese di novembre, se non erro, dopo due mandati repubblicani di Bush-figlio)…

    Poi penso che tra le stature di Obama e Zapatero, il “tycoon” (!) rischi di non arrivare nemmeno alle loro ginocchia e non perché fisicamente più basso: in Italia nei suoi anni non è cresciuto nulla (la Spagna, ad esempio, è cresciuta eccome: sotto un governo Prodi addirittura arrivarono a dire che ci avevano superato, salvo essere smentiti dal nostro ministro dell’economia dell’epoca) e non è di certo colpa delle preferenze referendarie degli italiani, è colpa proprio sua, dei suoi e di chi ci ha creduto, anche in buona fede: è al governo da anni e NESSUNO, tranne se stesso, gli mette i bastoni tra le ruote (semplicemente non combina niente di buono e se ogni tanto spunta un-Ronchi-di-questi è per puro caso: come ci si possa appigliare a questo resta per me un mistero insoluto).

    Non capisco perché dobbiamo sempre guardare l’asino che vola: questi non sono capaci, cosa devono fare più? Mi pare chiarissimo! Io, fossi in te, comincerei a chiedere a gran voce che tutti questi figuranti del PDL si facciano da parte e accolgano un vero leader liberale tra le loro fila. Ma una persona quadrata, non questi quaquaraqua’.

  5. ora che alla fine ci ha portato alla rovina, debbo darle pienamente ragione: la colpa non è di B. Mai.
    La colpa è di quelli che hanno scambiato un bravissimo venditore per uno statista.

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