Avventure missionarie: visita dei genitori in Africa

Padre Oliviero Ferro
Dopo la prima esperienza di 5 anni e mezzo a Baraka (RDC), sulle rive del lago Tanganika, vengo mandato nella parrocchia di Luvungi (nella pianura degli elefanti). Ormai non ci sono più, perché la foresta era stata tagliata quasi tutta. Siamo in una zona che confina con il Rwanda e il Burundi. Il missionario deve essere sempre pronto a ricominciare. E così inizia una nuova avventura che culminerà con il diventare parroco della medesima parrocchia. Tante attività, incontri anche con le altre religioni (invitato diverse volte dai musulmani per la fine del Ramadan). Incontri con le autorità, insegnamento nella scuola superiore, attività con i giovani, compreso lo sport, visite alle comunità di base, ecc. Nella nostra parrocchia c’era pure il garage dove venivano riparate tutte le auto dei missionari.
Un giorno ricevo una lettera dall’Italia. Papà e mamma mi scrivono che verranno a trovarmi (farsi seimila chilometri) e staranno con noi un mese. E’ un grande regalo in cui non speravo. Si erano sempre resi presenti con lettere e con l’invio di materiale (tra cui una campana, una pianola per il coro, una bicicletta e altro). Quando arriva il giorno, scendo fino al centro della diocesi, a Uvira, e mi faccio accompagnare in Burundi, per accoglierli all’aeroporto di Bujumbura. Una emozione indescrivibile. Passiamo le due frontiere. Arriviamo nella casa che ospita i servizi della Diocesi. Pranziamo e poi via per arrivare a Luvungi. Scambiamo tante parole nel viaggio e ascolto le loro impressioni. Mi chiedevo come erano riusciti a fare il viaggio, visto che non conoscevano bene il francese, ma l’incontro con due suore che facevano il medesimo tragitto li ha aiutati. Arriviamo alla missione. Vengono accolti con gioia e piano piano si inseriscono nella vita di tutti i giorni. Mia mamma comincia a cucire e riparare i nostri vestiti, mio papà va con il padre addetto alle costruzioni a recuperare sabbia. Poi vanno nella scuola di cucito gestita dalle suore e parlano con loro. Non so come riescano a farsi capire…ma la lingua del cuore supera ogni barriera. Durante la messa domenicale, li presento e tutti danno loro il benvenuto. Si meravigliano di come si vive la messa in Africa.
Li accompagno in giro per la missione e anche al mercato, dove mio padre nota tutto quello che succede: chi vede, chi compra, chi fa dei lavoretti. E tutte le sue riflessioni vengono scritte in un diario giornaliero che custodisco ancora gelosamente e che ho fatto conoscere a qualcuno. Sarebbero tante le cose da dire sulla loro visita. Ma ho visto che sono stati molto colpiti dalla situazione della gente, del loro modo di affrontare la vita, delle ingiustizie che li opprimono e delle cose belle che, nonostante tutto, riescono a fare. La loro presenza è stata un grande regalo per tutti noi. Poi, ritornati in Italia, ne hanno parlato e credo che quella sia stata la miglior testimonianza missionaria.