Mercato San Severino: Sant’ Antonio Abate festeggiato col fuoco

Anna Maria Noia

Per S. Antonio abate l’elemento apotropaico, purificatore e lustrale del fuoco è il protagonista di numerosi eventi in programma tra Salerno e provincia. Tra questi, la “Vampa” al porticciolo di Pastena (organizzata – da alcuni anni – dal sodalizio “Giù le mani dal porticciolo”) e i “Fucanoli” di Campagna. In agosto, Campagna ospita la “chiena” – kermesse anch’essa lustrale e purificatrice – che prevede la deviazione del fiume Tenza per momenti ludici, nel solco dell’etnografia di tal posto. Campagna, dunque, tra fuoco ed acqua. L’eremita egiziano (abate) Antonio riprende il mito greco di Prometeo, che portò le fiamme agli uomini – “rubandole” (secondo la tradizione) all’inferno. Patrono degli animali domestici, protegge anche chi attua professioni che hanno a che fare con il fuoco (come i ceramisti). Il virus dell’herpes zoster, non a caso, è comunemente detto: “fuoco di S. Antonio”. A Pastena, il rito consiste nell’accatastare legname vario (reperito grazie alla collaborazione dei residenti della traversa Salvatore Marinari; degli abitanti in Pastena e dei Salernitani più sensibili al colore folcloristico della stessa vampa), per dargli fuoco all’imbrunire – dalle 18.30 (sebbene la ricerca del legno avvenga già dal mattino). L’iniziativa ha carattere volontaristico e spontaneo. Proprio a sottolineare gli intenti popolari e “democratici” della “Vampa”, il comitato organizzatore ha assunto la linea di non diffondere prima i nominativi delle band che animeranno la serata. Ad ogni modo, sono previsti pregevoli e simpatici spettacoli di musica popolare attorno al fuoco. Con la partecipazione di un noto cantautore campano 38enne; di un’interprete folk i cui video sono postati sul canale You Tube; dei dj locali, molto vicini all’associazione salernitana, che esibiranno un repertorio funk; reggae; raggamuffin e dub. Il “comunicato vampa” [sic!] di “Giù le mani dal porticciolo” riporta uno sfottò critico sull’anno appena trascorso: il falò (nelle intenzioni degli organizzatori) incenerirà le negatività e criticità del 2018 – mutuate dalla cronaca e dalla realtà politica; la negazione dei diritti fondamentali delle persone; il fenomeno migratorio a Salerno (nel tempo 22 sbarchi per 20mila immigrati). Infine la pira “commemorerà” Aziz, l’extracomunitario suicida a Natale. Per quanto concerne i “Fucanoli”, l’accensione avverrà (sempre giovedì, il 17) alle 18 – nel centro storico di Campagna. La ritualità celebra tra l’altro la figura di Giordano Bruno – frate domenicano considerato eretico, arso vivo sul rogo nel 1600. Proprio nella locale chiesa di S. Bartolomeo (annessa al convento dei Domenicani), nel 1573, Bruno venne ordinato sacerdote. Dunque qui la kermesse assume sfumature più prettamente significative, peculiari e “campanilistiche” (nel senso non deteriore del termine); sfumature che ineriscono più tipicamente la cittadina. “Fucanoli e passione” è, per il 2019, il tema del contest fotografico abbinato (anche) all’happening. “Mangio tipico” è invece il titolo che riguarda le degustazioni gastronomiche in piazza Giovanni Palatucci. Tra i prodotti più genuini: le matasse (tipo di pasta realizzata a mano) con fagioli; carne cotta sulla brace dei falò e panini broccoli e salsiccia. A Campagna, la notte dei falò è “illuminata” (oltre che dalle fracchie scoppiettanti dei fucanoli) dall’esibizione di gruppi folk. Tra gli ospiti (o guest star): i “Picarielli”. Più un altro gruppo che si rifà al brigantaggio. Inoltre, largo a giocolieri, trampolieri e artisti di strada – per le vie del centro. La cittadina è nota e rinomata per la presenza di Giovanni Palatucci, questore di Fiume “giusto tra le nazioni” per aver salvato molti Ebrei dalla deportazione. Inoltre, Campagna possiede bellezze artistiche ed architettoniche interessanti. Vien ricordata la colonna di S. Antonino – cui si legavano gli ossessi e gli indemoniati per esorcizzarli. A Mercato S. Severino, alle 19.30 di giovedì 17 è ripresa la consuetudine del “focarotto” o “focarozzo” – con la benedizione degli animali. Ciò dinanzi la chiesa di S. Michele (frazione S. Angelo). Seguirà l’assaggio del soffritto, cibo di questa occasione. L’evento propiziatorio è stato ripreso, per l’occasione, da alcuni giovani della parrocchia di S. Michele Arcangelo; il gruppo “Arcangeli” – coordinato (idealmente e anche fattivamente) da Lazzaro Salvati – dà appuntamento all’intera popolazione di S. Severino al sagrato della chiesa della frazione. Il momento conviviale a seguire intende far condividere il panino col soffritto (piatto “povero” della tradizione, ma solo di nome – in realtà è ricchissimo di sapori: le interiora del maiale, come cuore; reni o rognoni; frattaglie varie) e anche il panino con salsicce e patate. Il “prezzo”, simbolico e forfettario, è di 2 euro più 50 centesimi per la bottiglietta d’acqua – il vino, invece, è gratis. Il ricavato andrà in beneficenza: sarà devoluto per iniziative caritatevoli e, soprattutto, per i senzatetto di Salerno. “Arcangeli” infatti, assieme ad un buon gruppo di volontari della Caritas di S. Antonio (costoro, al capoluogo di S. Severino), si reca – da qualche tempo – a Salerno, tra la stazione e altri luoghi. Per rifocillare e far compagnia ai clochard vittime dell’ingiustizia della società. “Relitti umani”, secondo i “benpensanti”. Però ricchissimi di dignità, con tante storie da raccontare. E, infatti, questi giovani rappresentanti “Arcangeli” recano loro non soltanto coperte per affrontare il freddo (anche morale, non solo “materiale”) ma soprattutto calore umano e consolanti parole. Per distrarli dalla miseria quotidiana. Un… “soffritto solidale”, dunque – chi scrive si permette di definirlo tale. Anche l’associazione “Asa – Agosto a S. Angelo” (con il consulente assicurativo Marco Perozziello) organizza in genere, in occasione di S. Antonio, una serata a “base” di soffritto. Questo prodotto, cucinato con le foglie di lauro (o alloro) e col sugo di pomodori e peperoni, è solo uno dei tanti cibi che si preparano in vista del 17 gennaio. Ricordiamo, anche, il migliaccio (salato o dolce) – che è la “pizza” di granturco; il sanguinaccio (preparato con sangue di maiale e abbondante cioccolata fondente) e la “famosa” (celebre) minestra “maritata”. Un piatto (antichissimo) che deve cuocere per molto tempo. I componenti della “zuppa” (la minestra maritata) sono cavolo nero, borragine, broccoli e molti altri ingredienti della tavola contadina; in più si aggiungono il guanciale di maiale (“vuccularo”) e la “recchia” di porco.