Scrittori sempre più soli…

Giuseppe Lembo

I mali italiani hanno le loro radici nella società e nella prima cellula del pensiero condiviso che è la Scuola italiana, oggi fortemente ammalata, come dice Ignazio Visco, di “Analfabetismo funzionale”; produce indifferenza ed incapacità diffusa a capire il pensiero scritto e parlato degli altri nel ruolo di pensatori, di scrittori, di comunicatori, l’ossigeno-vita per il futuro italiano che, nanisticamente, si intende inopportunamente cancellare, facendosi male e facendo male ad un Paese impazzito che ha ormai perso la bussola per orientarsi nel futuro del mondo. L’occasione per parlare di scrittori italiani nell’era digitale, assolutamente negata alla scrittura ed alla letteratura dalla crisi profonda, da vera e propria estinzione, ma assolutamente necessaria alla società italiana e del mondo, del presente e soprattutto del futuro, ci viene dalla presenza del sociologo francese Frederic Martel, a Milano (18-20 marzo 2016), nella giornata di apertura di “Bellissima” la nuova Fiera di libri e di cultura indipendente. Martel è autore dell’attualissimo studio pubblicato in Francia “La condizione dello scrittore nell’era digitale”, nonché autore del libro Mainstream e Smart, pubblicato in Italia da Feltrinelli. Per Martel in Italia e nel mondo, il mondo del libro, come già quello del cinema e della musica, subirà e non poco, le gravi conseguenze dell’era digitale; ci saranno e sempre più, forme nuove di commercializzazione del libro con abbonamenti illimitati a piattaforme comprendenti migliaia di testi. Già questo comportamento ha riguardato molto da vicino il cinema e la musica; per i libri, siamo in fase sperimentale, ma la tendenza, come ricordato a Milano da Martel, preoccupato di quanto accadrà al libro nel prossimo futuro, sarà purtroppo e sempre più, quella degli abbonamenti alle piattaforme per sola consultazione, determinandone così, la non necessità di acquisto. Un cambiamento con conseguenze, a dir poco, sconvolgenti; l’abbonamento illimitato segnerà definitivamente, in assoluto, il futuro del libro in Italia e nel mondo. Il libro diventerà così e sempre più, da prodotto culturale, del sapere e dell’impegno del pensiero umano, un bene di servizio o ancora oltre, di consumo per un consumismo di massa che caratterizza il nostro tempo fortemente confuso e, purtroppo, poco attento all’uomo ed ai saperi che ne determinano la consapevolezza e quella conoscenza-meditazione senza la quale è umanamente difficile costruire un futuro per l’uomo, che verrebbe a trovarsi solo ed orfano di idee di futuro. Le prime gravi conseguenze di un tale diffuso cambiamento di una sempre meno umana attenzione al libro avverrà nel breve periodo;  la carta stampata più in generale avrà crescenti difficoltà a sopravvivere nel mondo, ormai monopolizzato a senso unico da un digitale padrone unico e sempre meno disposto a cedere spazi ad altri come, il libro e tanti prodotti della carta stampata. I più direttamente messi in discussione saranno gli autori (poeti, scrittori, pensatori) che vedranno ridursi i loro spazi, legati ad un mestiere antico, ma non più amico dei tempi moderni e con questi, i loro diritti; non sarà più di tanto, possibile vivere scrivendo libri. Vivere, come da tanto tempo è successo, della propria scrittura, una risorsa del pensiero umano, sempre più indifferente ai più, presi dal fascino consumistico di un digitale che, con i suoi allettanti surrogati, domina da padrone unico la scena, cancellando dalla società una figura importante, quello dello scrittore che, tra l’altro, riusciva a vivere scrivendo; che riusciva a vivere vendendo agli altri i suoi saperi, le sue conoscenze, la sua umanità che diventavano, cammin facendo saperi, conoscenze ed umanità fortemente condivisa. La scomparsa del mestiere di scrittore, poeta, pensatore, è una scomparsa grave; molti libri, come ci dice Martel, non verranno più pensati e quindi non verranno più scritti; tanto, con un grave vuoto per il pensiero umano; tanto, con un danno rilevante per i saperi del mondo che si ritroveranno sempre più orfani di nuovi saperi e di nuovi contenuti del pensiero umano che rischia di essere inopportunamente cancellato. Il fatto che diventi sempre più difficile vivere della propria scrittura, colpirà e sempre più, soprattutto i più deboli sul piano economico e sociale; colpirà i tanti che non hanno risorse per vivere e che non possono assolutamente dedicarsi con serenità alla scrittura. Ne consegue che, tanti libri non saranno più scritti; non vedranno, per mancanza di risorse e di attenzione condivisa, mai più le loro pagine scritte e pubblicate. Così facendo, quello dello scrittore, non è più un mestiere per poveri cristi; sarà di nuovo, come nel XIX secolo, un mestiere delle sole classi agiate, impoverendo così facendo, tutta la cultura, ridotta agli scenari tristi dei sepolcri imbiancati di un fariseismo senz’anima, con il privilegio di fare esprimere solo chi ha, esprimendosi a senso unico e come interprete e difensore del solo mondo dei privilegi; un mondo del pensiero unico, assolutamente indifferente ai tanti poveri cristi della Terra, purtroppo, sempre più umanamente negata ad un’umanità senz’anima, non solo nel proprio vivere quotidiano, ma anche nei pensieri e nei propri valori da ultimi della Terra; da rifiuti umani senza diritti, inopportunamente esclusi dal sapere e dalla conoscenza.