La “fredda” Germania supera l’Italia anche nel turismo

 Giuseppe Lembo

La tanto osannata Italia con il suo ricco patrimonio paesaggistico, culturale ed enogastronomico, non riuscendo ad utilizzarlo al meglio, è stata oggi superata nei flussi turistici anche dalla apparentemente sonnacchiosa Germania. Tutto fa dire che la “fredda” Germania non ha assolutamente le risorse turistico-culturali ed enogastronomiche per poter competere con il nostro Paese, da più parti ed a ragione definito il “giardino d’Europa” e per tanti e non a torto, il “giardino del mondo”; nonostante questo, la “padrona” d’Europa unita ha messo a punto ancora un duro colpo a danno del nostro Paese, superando e non di poco, i flussi turistici verso la bella e magica Italia. Anche per questo c’è chi grida al complotto; c’è chi pensa a congiure ed a crociate contro l’Italia, un Paese che perde colpi in tutto e soffre per un’economia in crisi che è sempre più causa di gravi disagi per le famiglie italiane, ormai senza un lavoro sicuro e senza un reddito assolutamente necessario per vivere dignitosamente la propria vita di uomini della Terra, purtroppo, sul suolo italiano ridotti a garanzie zero, in un ruolo di cittadini-sudditi non solo dal futuro negato, ma anche con un presente fatto di una disumana condizione da “senza diritti”. La bella Italia vive in una condizione di mediocrizzazione diffusa; vive in un vuoto di legalità; vive di un presente senza valori condivisi, dove prevale l’apparire sull’essere, il virtuale del web sul reale, il dio consumo sulla saggezza di un fare d’insieme intelligente, la cui mancanza porta il nostro Belpaese ad un disastro da tempo annunciato. La responsabilità dei mali d’Italia, senza andare inopportunamente a cercarle altrove, sono responsabilità tutte italiane; il nostro Paese mediocrizzato, un tempo attiva fucina di idee, non produce più le idee necessarie al futuro dei nostri figli. Purtroppo le intelligenze migliori sono costrette, per non morire, per non ammalarsi, ad andare altrove producendo altrove quel patrimonio di idee che rappresentano in sé il grande ed insostituibile motore per un possibile futuro di cambiamento e di sviluppo da noi sempre più negato, in quanto il sistema Italia è ormai arrugginito e quindi da rottamare, innovando; tanto, partendo dalle risorse umane, un capitale italiano malgestito, per cui fortemente in crisi ed assolutamente da recuperare positivamente, per evitare quel disastroso e sempre più vicino deragliamento, con un default senza appello per il futuro italiano. L’insipienza politica, l’arroganza degli apparati (tecnocrati, burocrati di Stato), sono attivi ed instancabili protagonisti dei tanti mali d’Italia; mali sempre più crescenti e diffusi, ad un punto tale che ad ogni promessa di un “mai più”, ad ogni disastro annunciato, c’è sempre una “prossima volta”, con distruzioni, morte e gravi sofferenze umane.  Quello in atto è un vero  e proprio suicidio collettivo; grave il danno per l’ostinata volontà negativa pensata per fare inopportunamente male al bene comune che in Italia dovrebbe trovare i suoi punti di forza proprio nel suo prezioso patrimonio artistico-culturale. Siamo ormai alla resa dei conti; al Sud i suoi importanti siti archeologi perdono in forma crescente quote di visitatori. L’ insipienza umana non sa o non vuole sapere dell’importante valore dei beni posseduti, tra l’altro, patrimonio dell’umanità, sempre più abbandonati a se stessi e location eccellenti di un inarrestabile degrado che fa da freno agli stranieri, ritenendo utilmente opportuno, disertare l’Italia ed il suo patrimonio artistico-culturale, in quanto patrimonio mal gestito; in quanto beni, patrimonio dell’umanità, malgovernati soprattutto al Sud, dove per l’indifferenza e l’incapacità di gestione, siamo ad imperdonabili e crescenti forme di abbandono con casi veramente eclatanti nell’ambito dei beni archeologi, patrimonio del mondo, come Velia, Paestum, Pompei, Siracusa e tante altre realtà italiane sempre più abbandonate a se stesse. Le sofferenze italiane per maltrattamento umano del suo patrimonio artistico-culturale sono un grave danno presente e futuro. Il degrado di Velia, l’antica Elea, città della scuola eleatico, dove si è sviluppato il pensiero parmenideo dell’essere, un importante ed utile riferimento per il nostro tempo dove a dominare è il solo apparire, è una imperdonabile offesa all’Italia che ha ormai completamente perso, con grave danno per tutti, i lumi della ragione, decidendo, purtroppo, di fare e farsi male. Il visitatore di Elea, soprattutto straniero, è fortemente scioccato, imbattendosi in un tale degrado che offende un sito di importanza mondiale e, tra l’altro, patrimonio dell’umanità. Indignato ed offeso, se ne va per non tornarci più. La colpa di tutto questo è degli insipienti ometti italiani che non sanno gestire una risorsa come Velia e/o come altri siti di eccellenza, tra l’altro, patrimonio dell’umanità. È importante parlare del degrado di Velia, di Paestum, di Pompei e di Agrigento. Un fatto di grave insipienza umana è riferito soprattutto al degrado di Velia, un sito malgovernato che registra l’assolutamente modesta presenza di circa 35 mila visitatori l’anno. Ebbene a Velia, un privato cittadino allevatore  di cavalli, provvedeva da tempo, a titolo gratuito, al taglio dell’erba attorno alla necropoli, usandola poi come cibo per i suoi cavalli. La Soprintendenza di Salerno, non sapendo che fare di meglio, tra l’altro, fortemente responsabile delle condizioni di abbandono delle aree archeologiche di diretta competenza territoriale, scrive al nostro illuminato benefattore, chiedendo il pagamento dell’erba tagliata; con indignazione assolutamente legittima, convinto di avere un ruolo importante per la buona immagine del sito archeologico, purtroppo, abbandonato a se stesso, il malcapitato benefattore, risponde che “se devo pagare l’erba, tagliatevela voi”. E così nell’abbandono di sempre, un sacrario della memoria e dei saperi universali, torna ai rovi ed alla vegetazione rigogliosa che prende tutto di sé, comprese le antiche colonne eleatiche, il teatro greco e tutti gli spazi, un tempo fonte di sapere che avevano visto nascere il pensiero dell’essere di Parmenide e di Zenone. La Soprintendenza con indifferenza, appellandosi alla mancanza di fondi, dopo aver vietato di tagliare l’erba (perché da pagare), ritiene assolutamente normale che l’antica Velia subisca un crescente ed inarrestabile degrado, invasa com’è da erbe e rovi e con le secolari piante di ulivo non più potate, dopo la morte di chi provvedeva a potarle a titolo gratuito. Anche sul fronte scavi  non resta altro che piangere; a Velia è stato esplorato solo il 20% del suolo, riportando alla luce preziosi reperti (anfore, statue, suppellettili e preziosi oggetti di epoca greca e romana). L’area archeologica di Velia, complice la stupidità umana del suo governo disastrosamente fallimentare, non è stata mai dotata di un Museo, giusta ed opportuna dimora di un ricco e prezioso patrimonio, ammassato di nuovo sottoterra, in depositi inidonei ed assolutamente inopportuni. A scavare senza controlli sono oggi gli austriaci; nessuno sa e forse non saprà mai, che cosa viene riportato alla luce scavando. La città di Parmenide con il suo mondo di saperi è, purtroppo, per assoluta insipienza umana, sempre più abbandonata a se stessa; ma certamente non gode di una sorte migliore Paestum ed i suoi templi, importanti testimonianze di una religiosità antica; purtroppo, in modo assolutamente inopportuno, sono sempre più abbandonati a se stessi. Negli anni ottanta, nel ruolo di direttore della rivista “Il Parco” ci appellammo all’UNESCO, per chiedere di dichiarare Velia e Paestum, patrimonio dell’umanità. Mentre da parte dell’UNESCO si è provveduto a tale importante riconoscimento, da parte italiana e territoriale in particolare, è cresciuta l’indifferenza, con conseguente, grave degrado di beni, oggi patrimonio dell’umanità, che ci invidia il mondo, ma che noi, non sappiamo assolutamente rispettare, utilizzandoli per il giusto presente godimento, per poi trasferirli integralmente e non degradati a quelli che verranno, eredi naturali di testimonianze del passato che, di generazione in generazione, vanno conservate, evitandone assolutamente, così come oggi succede, l’isolamento ed il collasso culturale.Il turismo culturale è una grande risorsa italiana; al suo insieme contribuiscono le città d’arte del Centro-Nord ed il grande patrimonio dei beni archeologici, paesaggistici ed enogastronomici del Sud; in primo piano c’è la Campania, regione leader del settore con 7 milioni e mezzo di visitatori, una cifra importante, ma assolutamente al di sotto delle reali potenzialità dei possibili flussi di un turismo culturale che potrebbe arrivare al Sud da tutto il mondo.