Scissione col trucco

Angelo Cennamo

Tra qualche giorno, i tre maggiori partiti italiani si ritroveranno capeggiati da leader che non siedono in parlamento : Renzi, Grillo e Berlusconi. Non era mai successo prima. E’ un segno, uno dei tanti, del cambiamento che di qui a poco investirà il mondo della politica, scomponendo e ricomponendo gruppi e coalizioni secondo criteri nuovi e inesplorati. Il fatto del giorno è la rinascita, a distanza di 20 anni, di Forza Italia e la contemporanea scissione nel centro destra tra Berlusconi e Alfano, maturata dopo un’estenuante trattativa tra “innovatori” governativi e “lealisti” anti. Per la stampa amica è stato gioco facile dipingere Alfano come il traditore di turno che, nella scia di Fini, Casini e Follini, infligge al Cavaliere la pugnalata dell’ingratitudine proprio nel momento più delicato della sua vicenda processuale ed istituzionale. Berlusconi al palazzo dei congressi ha tenuto un discorso coinvolgente, fatto di stereotipi liberali e vecchi slogan, certo, ma anche di interessanti disamine sul voto recente e sulla disaffezione dei cittadini verso tutti gli schieramenti politici. La novità è che Forza Italia rinasce come partito di opposizione, destinato a pungolare il governo delle larghe intese, che larghe più non sono, cavalcando l’onda antieuropeista appannaggio del movimentismo a 5 Stelle e della sinistra più radicale ( militanze, osserva Berlusconi, che tra loro si sovrappongono appartenendo alla stessa matrice antagonista). Alfano resterà al governo con i suoi ministri e con un gruppo di parlamentari destinato ad infittirsi o ad assottigliarsi a seconda di come evolverà la situazione. La domanda che in molti si pongono è se e quanto sia convenuto al vice premier staccarsi dal suo leader anfitrione, rinunciare al divenire berlusconiano, per appoggiare l’esecutivo di Enrico Letta. Il senso del dovere e la necessità di stabilizzare il paese è un mantra fin troppo retorico per non capire che dietro questa operazione ci sia ben altro, e che la paura per la decadenza del Cavaliere abbia convinto taluni esponenti di centro destra a trovare altri ripari, dal loro punto di vista più sicuri e solidi della piattaforma ( per certi versi) nostalgica ed accentratrice di Forza Italia. Fare oggi dei pronostici  sulla  bontà e la lungimiranza degli alfaniani è un esercizio impervio e prematuro. Ma è probabile che l’ex delfino si pentirà della decisione presa non appena conterà la schede del suo nuovo centro destra alle prossime elezioni europee. La casistica dei dissidenti berlusconiani è fatta, del resto, di numerosi fallimenti e non si comprende perché mai il nuovo movimento dei ministeriali dovrebbe fare eccezione, essendo guidato, tra l’altro, da un politico nato e plasmato alla corte del Caimano, senza nessun’altra esperienza politica che non sia quella della vice reggenza ( Fini, se non altro, aveva un curriculum extra Cavaliere di tutto rispetto). Da Berlusconi, tuttavia, non è giunta nessuna condanna o anatema al pupillo Angelino; al contrario, le parole dell’ex premier sono sembrate comprensive e rassicuranti, lasciando intendere che la separazione in atto non si tradurrà in un addio, come qualcuno paventa o spera. Facendo due conti, il provvisorio isolazionismo di Forza Italia potrebbe rivelarsi addirittura proficuo oltre ogni immaginazione ( è questo il ragionamento fatto nella nuova sede di San Lorenzo in Lucina). Il Cavaliere, infatti, fuori dal governo (e  dal senato), potrà, come dicevamo, assumere il ruolo più vantaggioso in questo scorcio di legislatura, quello cioè dell’oppositore che invoca più tagli alla spesa pubblica e meno tasse su famiglie e imprese. Lasciando ad Alfano il lavoro “sporco” di far quadrare i conti e di assecondare i dettami di Bruxelles. L’ampliamento della coalizione, inoltre, consentirebbe alla destra di raggiungere altri due obiettivi : un maggiore consenso in termini numerici ( il frazionamento dei partiti si è già tradotto in altre occasioni in un incremento di voti) e una soglia di democrazia interna mai conosciuta prima attraverso la sperimentazione delle primarie. Tutto questo mentre sul centro sinistra sta per abbattersi il ciclone Renzi e le clamorose conseguenze che deriveranno dalla sua comparsa. Una volta eletto segretario del Pd, infatti, per il sindaco di Firenze scatterà un timer frettoloso ed inquietante : prima che il partito se lo mangi, il guascone dovrà asfaltare le larghe intese, mandare il paese alle urne e dipanare la difficile matassa dell’iscrizione o meno dei democratici al Pse. Un compito arduo anche per il miglior Berlinguer.

Un pensiero su “Scissione col trucco

  1. la teoria del doppio forno 2.0 attualizzata e replicata moderna. ora il nostro rattusello arcoreccio e pecoreccio va all’opposizione ma contemporaneamente angelino joli gli assicura la presenza in un governo di larghe intese, fortemente voluto e nell’opinione del rinnegatore, di se stesso, più grande della storia cristiana unica alternativa e possibilità di salvezza dello stivale.
    io penso che dentro di se il petit tromber de jeunes filles, preferibilmente meridionali e campane, auspichi che sia proprio la sua giovane replica sinistra e fiorentina a fargli il favore di far cadere il governo.
    ecco questo è tutto, il resto:liberalismo, libertà, giustizia, pressione fiscale ormai detto da questi soggetti, e replicato da loro fans, sono solo come il prezzemolo che si adattano ad ogni minestra.
    quando impareremo a misurare le cose, e ancora di più a condividere il metro di misura, forse qualche passo avanti lo faremo e i venditori di fumo svaniranno e faranno la fine dei gatti il quindici di agosto sulle strade che portano al mare.

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