Datagate, nuovi aggiornamenti sul segreto di Pulcinella dell’età elettronica

Amedeo Tesauro

Nuovi particolari emergono sul cosiddetto Datagate, ovvero lo scandalo riguardante le strategie di spionaggio dati messe in atto dagli Stati Uniti. Dopo le rivelazioni di Edward Snowden, secondo cui gli U.S.A. intercetterebbero le comunicazioni sia sul suolo americano sia al di fuori di esso, vengono alla luce nuovi dettagli e perfino una seconda gola profonda, Wayne Madsen: ex membro della marina, ha lavorato per anni nell’agenzia di sicurezza americana, conoscendone i segreti. A detta di Madsen, gli U.S.A. avrebbero rapporti privilegiati con vari paesi europei (Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Danimarca) al fine di raccogliere dati. Si tratterebbe insomma di alleati, regolarmente catalogati in base alla fiducia, che fornirebbero dati sensibili, fondando tale collaborazione sugli accordi presi fin dal 1945, prima di internet e delle possibilità tecnologiche odierne. Gli Stati Uniti, in definitiva, si porrebbero a capo del mondo utilizzando a proprio piacimento i dati di una serie di paesi satellite, tra cui spicca la Gran Bretagna, la quale per mezzi e indipendenza si configura come più di un semplice collaboratore minore, ma piuttosto un vero e proprio partner strettissimo che condivide gli stessi intenti. In nuovi documenti di Snowden, inoltre, risulta che fossero spiate anche le comunicazione di diplomatici e leader internazionali, addirittura intercettando le comunicazione nei palazzi governativi UE, lì dove ogni paese ha un proprio spazio privato e una postazione internet. Di suo, dunque, gli U.S.A. si sarebbero resi colpevoli di gravi violazioni. Shulz, presidente dell’europarlamento, ha affermato che nel caso le rivelazioni fossero autentiche, si tratterebbe di un gravissimo scandalo in grado di deteriorare gravemente i buonissimi rapporti tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. A fronte di una situazione tesa a livello politico, bisogna far notare vari aspetti. Innanzitutto, il caso in America è costantemente sui giornali, presentando un interesse notevole che non accenna a sparire. Nel resto dell’Europa continentale l’opinione pubblica è ugualmente coinvolta. In Italia se ne parla ad ogni nuova ANSA, ma politicamente nessuno ha mosso la questione, ed in generale non appare una problematica d’interesse per l’uomo comune, a testimonianza di un certo dislivello di conoscenza sul tema. D’altro canto, bisogna constatare il diverso atteggiamento di chi possiede una minima conoscenza in materia. A livello di rapporti internazionali si tratta, ovviamente, di un grossissimo scandalo, ed i politici mostrano sdegno. A livello popolare, per chi coglie la proporzione delle cose, pare ipocrita l’intera reazione dei massimi sistemi. Sempre Madsen si dice stupito di come la Merkel possa polemizzare sui rapporti tra Londra e Washington, malgrado il suo paese detenga le medesime relazioni. Una simile considerazione è comune per tutta la generazione cresciuta sul web, perché tale generazione ha consapevolezza del mezzo tecnico e di come, tecnologicamente parlando, sia perfettamente possibile che un governo acquisisca dati. Inoltre, non sembra certo strano che quello che da sempre va sbandierando di essere il paese più potente al mondo si preoccupi di detenere tale status attraverso i propri leggendari sistemi segreti e di sicurezza (un intero immaginario televisivo e cinematografico ci ha rivelato del controllo statunitense prima di Snowden, egli ce ne ha dato soltanto la conferma). Di fronte allo stupore dei burocrati, scatta la perplessità dell’utente comune che sempre ha saputo della volatilità della propria privacy nell’era in cui tutti sanno tutto di tutti.