Quelli che le primarie della destra

Angelo Cennamo         

Non più di sei mesi fa, per la prima volta, Silvio Berlusconi sembrò intenzionato a rimanere ai margini della politica. Dopo aver fatto un primo passo indietro per consentire l’insediamento del governo tecnico di Mario Monti, ne fece un secondo per affidare la leadership del Pdl, creatura da lui stesso inventata e costruita intorno al suo carisma su quel famoso predellino di p.za San Babila, ad Angelino Alfano, giovane avvocato agrigentino, già ministro della giustizia nel precedente esecutivo. Furono mesi tormentati per la destra : il Pd era riuscito ad accentrare su di sè l’attenzione dei media con le appassionanti primarie che videro contrapporsi Bersani e Renzi, mentre a Palazzo Grazioli si respirava un clima di smobilitazione e di fine impero. Il fuggi fuggi generale dal vecchio padre padrone, devastato dagli scandali ed eclissato dalla primazia di Monti, sembrava dovesse prima o poi approdare a delle elezioni primarie sulla falsa riga dei democratici. Meloni, Crosetto, Galan, lo stesso Alfano, Santanchè ed Alemanno, erano i nomi che più di altri circolavano sui giornali, in vista dell’annunciata rifondazione liberale. E così, mentre nei sondaggi il Pdl, guidato da Alfano, perdeva colpi vertiginosamente, tanto da risultare in alcuni rilevamenti sotto l’11%, gli altri candidati alle primarie scalpitavano per scalzare il pupillo senza quid del Cavaliere, ed arrestare la corsa senza freni del partito verso il baratro. Insomma, un vero disastro. Ad un tratto, però, accadde quello nessuno si aspettava che succedesse : Berlusconi, dopo aver sondato e risondato i suoi esperti di marketing per rifare il look al popolo della libertà, fece saltare le elezioni interne e, zitto zitto, si riprese la leadership del Pdl alla quale aveva rinunciato mesi addietro. Al Cav bastarono poche ospitate televisive ( memorabile quella da Santoro) per risalire nei sondaggi con la stessa velocità con la quale si era inabissato, e alle elezioni del 24 febbraio sfiorò addirittura il colpaccio. Oggi, grazie a Berlusconi e alla sua strepitosa cavalcata elettorale, il centro destra è sorprendentemente al governo, mentre Bersani ( lo smacchiatore fallito) non è più al vertice del suo Pd. E gli altri? Gli aspiranti eredi alla successione del vecchio capo, quelli che dovevano dare una scossa salvifica allo schieramento di centro destra, come hanno occupato il loro tempo? Di Alfano e del crollo verticale sotto la sua governance del Pdl abbiamo già detto, Giorgia Meloni e Crosetto hanno fondato un partito che è riuscito ad entrare in parlamento grazie al ripescaggio, Galan non se lo ricorda più nessuno ( ogni tanto rilascia dichiarazioni sui diritti dei gay), Gianni Alemanno, da oggi  ex sindaco di Roma, è stato doppiato e umiliato nella tornata per il Campidoglio da Ignazio Marino, ottimo medico, ma la cui statura politica non ricorda certamente quella di Berlinguer, e neppure quella di Veltroni. Morale della favola : la destra italiana è ancora Silvio Berlusconi. Con tutte le conseguenze che se ne possono trarre.

5 pensieri su “Quelli che le primarie della destra

  1. Proviamo da Salerno , con Mara Carfagna , a far nascere un nuovo PdL anche per l’ Italia. Siamo gli unici a vincere. La buona Politica dà sempre buoni frutti.

  2. mi pare che sei convito che la destra italiana morirà di berlusconite, che non ha alternative alla biologica fase discendente di un uomo anziano con il rialzo nelle scarpe. quindi è un uomo che tiene uinita questa destra non le idee e tantomeno gli ideali. io credo che questo ragionamento, e prospettiva, mentre consente di raggranellare qualche risultato, anche lusinghiero, nell’immediato alla lunga non può che portare al niente con il rischio di trovarsi orfani litigiosi di un patrimonio dissipato.
    perchè in questa maniera l’unico modo di lasciare un patrimonio e estinguersi per martirio o eroismo, cosa che, francamente, non mi pare nelle intenzioni del falotico rattuso di arcore che al contraio ha tutte le intenzioni di farsi gli affaracci suoi propri e poi della sua famiglia.

  3. Il Pdl è un uomo, più che un partito. I suoi elettori, per natura refrattari al collettivismo e alla regola statutaria, danno fiducia a Berlusconi perchè il Cavaliere ( odiato dalla sinistra) incarna meglio di chiunque altro lo spirito libero e antistatalista delle partita iva. Di coloro, per esempio, che trovano stucchevoli le discussioni sulla precarietà, perchè il lavoro se lo inventano e se lo procurano ogni giorno, senza nessuna certezza o garanzia. Sono un pò meno colti, non leggono Kant la sera, anche perchè devono dannarsi per fare utili, ma si accontentano di poco : meno tasse e meno burocrazia. Gli ideali sono questi, caro Michele, e Berlusconi pare sia capace di rappresentarli meglio di alcuni altri che, tempo addietro, volevano sostituirlo con le primarie. Abbiamo visto la fine che hanno fatto . i migliori sono entrati in parlamento grazie ad un ripescaggio.

    1. Cennamo, fa acqua da tutte le parti questo discorso, a meno di non voler ammettere che in 20 anni queste partite IVA non siano state difese da nessuno e siano state a fare il bacino elettorale del centrodestra.

      No, perché le tasse a queste partite IVA così coraggiose non credo le abbia mai abbassate nessuno.

      Gli ideali saranno pure gli ideali, ma uno dovrebbe fare i fatti. E dove stanno i fatti? Negli ideali, temo.

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