Mo’ vene Natale!

Rita Occidente Lupo

Un altro anno bisestile, che sembra salutare presagi funesti, con l’ultima imbeccata Maya: i bunker salva-sciagura, rimandanti alla Napoli di Bellavista! Chi a correr nelle Puglie e chi a tuffarsi in paradisi asiatici, dove le ire del tempo, non colpirebbero! Così i Maya, sepolti da un bel pezzo dalla memoria del nostro tempo, con la loro sapiente intelligenza matematica ed il loro saper scrutar il cielo, con tante cifre numeriche nei tre calendari, resuscitati da oltre un millennio prima della nascita di Cristo! Che venendo alla luce a Betlemme, poi morto in croce, sul Golgota, a settentrione di Gerusalemme. “Dio è morto” cantava Guccini, ricordando il popolare motto di Nietzsche, additante la decadenza occidentale nell’ultimo scorcio millenario. Ed anche oggi, pare proprio che Dio sia scomparso dalla coscienza collettiva del mondo. che più che andar dietro alle tiritere Maya, guarda lo spettacolo indecente d’una politica corrotta, d’un Paese allo sbando, d’un popolo che crocifigge risparmi inflazionati, immolati all’Imu strozzacollo! “Dio è morto”: nei suicidi che rincarano, nelle violenze contro i minori tra pareti scolastiche, nei parenticidi efferati dallo squilibrio mentale, nella crisi economica depressiva. Oggi, l’uomo, lamenta riferimenti ottimistici. Tra governanti che continuano a spiegar vele per le prossime urne col porcellum! La vecchia stagione, già soddisfatta, lusinga le penne di contributi pensionistici, maturati tra gli scanni: con o senza luci rosse. L’ex onorevole Cicciolina, in pole position per i suoi 60 anni ben portati, a rivendicar circa 3000€ per l’attività parlamentare svolta. Il Paese degli scandali, non più dei balocchi, di Pinocchi senza rimpianti, guarda imperterrito non solo all’avanzata grillina, sotto stelle fortuite, ma a nuovi rimpasti, dai quali trarre sempre profit. “Dio è morto”: nella liberalizzazione dei diritti civili omosessuali, cavalcanti unioni nuziali, con tanto di fiori d’arancio ed organo ecclesiale! Tra le vetrine saldanti anzi tempore, merce troppo cara, per le essiccate tasche italiane. Sotto carovane umane, per  Luci artistiche, tra mille scatti ai piedi dell’albero salernitano. Infiocchettato di rosso, souvenir europeo, a dirla col sindaco Vincenzo De Luca, quasi sedata la corsa ai presepi. il simbolo del Natale, affogato dalle luci, scorrazzanti già dal mese di novembre, per salutare gli scarni acquisti di fine stagione, a chiusura di gennaio! Eppure Dio torna a nascere: il Suo vagito, tra zampogne novenarie, chiama a raccolta anche senza stelle comete! Il Suo Avvento, nomenclatura di passi, verso la Luce! Coperta da migliaia di led,  accecanti la città: tra file interminabili di pedoni, disciplinate a sensi alterni, per potersi infilare nel cuore storico della città arechiana, Cristo richiama all’inversione di marcia esistenziale. Invitando alla pace, nella buona volontà di costruirla in terra. Tra gli uomini, impazziti dalla furia fagocitante d’avere, tutt’altro che d’essere: di apparire, anzicchè dare. Tra un marcante disagio di raccapezzarsi in un momento storico che non soddisfa più di tanto, che annienta quel bagaglio valoriale, che un tempo preludeva al Natale, la voglia di correre ai ripari: di ricoverarsi in altri lidi, dove il polso della spiritualità regge ancora. Dove il cielo sembra ancora congiungersi alla terra. Babbo Natale, nonno dei piccoli, la favola del Natale: Dio-Bambino, Padre di tutti, nella nudità totale. Questa, la vera realtà del Natale!