Santa Margherita Maria Alacoque e i sette arcangeli

 don Marcello Stanzione

 Santa Margherita Maria Alacoque nasce in Borgogna a Leuthecourt.nel 1571. All’età di soli quattro anni sentì il desiderio di donarsi a Dio; il 25 maggio 1571, mentre era in visita al monastero di Paray – le – Monial, sentì una voce che le diceva: “E’ qui, che ti voglio” e subito entrò fra le Visitandine. Il 27 dicembre del 1673, mentre si trovava nella cappella del convento, le apparve Gesù e la invitò a poggiare il capo sul suo petto come aveva fatto il discepolo che lui amava, nell’Ultima Cena. Le rivelò la sua passione d’amore per gli uomini, le mostrò il Suo cuore chiedendole di aiutarlo a spandere le fiamme della sua ardente carità. Nel 1674 il Signore le chiese di riparare ricevendo la Comunione ogni volta che poteva, particolarmente il primo venerdì di ogni mese, e trattenendosi in adorazione, dalle 23 alle 24, la notte precedente il primo venerdì. In un’altra apparizione Gesù, dopo averle confidato il suo dolore per le offese delle persone a lui consacrate, chiese a Margherita di adoperarsi affinché il venerdì dopo il Corpus Domini fosse dedicato al suo Cuore, facendosi aiutare da padre de La Colombière, gesuita confessore delle monache. Questi cercò in ogni modo di stabilire la devozione al Sacro Cuore, anche la superiora aiutò Margherita in questa missione, così negli ultimi anni della sua vita poté vedere realizzato il desiderio del Signore: nel Monastero si poteva celebrare la Festa del Sacro Cuore. Il 17 ottobre 1690 muore all’età di appena 43 anni.  Nella autobiografia della santa monaca visitandina leggiamo come il Signore le inviò uno dei sette arcangeli per meglio farle realizzare la missione a cui l’aveva destinata: “ Dopo qualche tempo passato in mezzo a tante sofferenze, Nostro Signore venne a consolarmi, dicendomi: “Mia cara figlia, non affliggerti; ti darò un fedele custode che ti accompagnerà dappertutto e ti assisterà nelle tue necessità spirituali. Egli impedirà al tuo nemico di prevalere su di te, usando delle colpe, alle quali vorrà spingerti; ma alla fine riceverà soltanto vergogna”. Questa grazia mi infonde tanta forza, che mi sembra di non aver più nulla da temere, dal moneto che questo fedele custode mi assiste con immenso amore e mi libera da tutte le pene. Devo dire che lo vedevo soltanto nel tempo, nel quale il Signore mi privava della sua presenza sensibile per immergermi negli intensi dolori della sua Santità di Giustizia. Era allora che il mio custode mi consolava con i suoi familiari colloqui. Una volta mi disse: “Voglio dirti chi sono, cara sorella, affinché tu sappia quanto Amore ha per il suo Sposo. Sono uno dei sette Spiriti più vicini al trono di Dio e fra quelli, che partecipano maggiormente all’ardore del Sacro Cuore di Gesù Cristo, ardore, che nei disegni di Dio, ti sarà comunicato nella misura, in cui sarai capace di riceverlo”. Un’altra volta, mi disse che nulla, quanto le visioni, andava più soggetto a illusioni e inganni; proprio attraverso esse il demonio aveva sedotto molti, camuffandosi da angelo di luce, per procurare loro mille false dolcezze. E aggiunse che egli avrebbe cercato di prendere spesso il suo posto per ingannarmi. Potevo però cacciarlo pronunciando queste parole: “Per signum Crucis…” continuando poi a recitare il resto del versetto per non essere ingannata. In altra circostanza mi disse ancora: “Fa attenzione: nessuna grazia o carezza ricevute da Dio, ti facciano dimenticare chi è Lui e chi sei tu, altrimenti, sarò io stesso ad annientarti”. Una volta che mi volevano coinvolgere nell’intrigo di un matrimonio, mi apparve prostrato con la faccia a terra e non fui più capace di rispondere a ciò che in quel momento mi stavano chiedendo. Avendogli poi chiesto il motivo, mi rispose che una cosa simile, per il cuore di una Sposa di Gesù Cristo, era tanto detestabile, che gli faceva orrore; si era prostrato davanti a Gesù, proprio per chiedergli perdono.  Ogni volta che il Signore mi onorava della sua presenza divina, non avvertivo più quella del mio santo angelo custode. Quando  gliene chiesi la ragione , mi spiegò che, in quel periodo,era prostrato, in un profondo rispetto, per render omaggio a quella infinita grandezza, che si degnava di abbassarsi verso la mia piccolezza. in effetti, lo vedevo in quella posizione proprio quando ricevevo le amorose carezza del mio celeste Sposo. Il mio custode è sempre stato disposto ad aiutarmi e non mi ha mai rifiutato nulla di ciò che gli ho domandato. Una volta che il mio Angelo si era momentaneamente allontanato da me, commisi una colpa di fragilità. Sentii allora dentro di me la voce dell’eterno Padre che mi diceva: “Sono stato Io a voler così, affinché tu, facendone penitenza, mi possa rappresentare Colui dal quale mi giunge ogni piacere; Colui che è immerso nel mortale dolore della sua agonia nel giardino degli ulivi e affinché tu, unendoti a Lui, me l’offra continuamente per soddisfare il mio giusto desiderio”.