La Voce e la Vita della Chiesa: “Ritrovare la speranza come i discepoli di Emmaus”

La Voce e la Vita della Chiesa: “Ritrovare la speranza come i discepoli di Emmaus”

Diac. Francesco Giglio

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane (Luca 24,13-35).

Il brano evangelico dei discepoli di Emmaus è, senza dubbio quello più straordinario. Lo stato d’animo dei due discepoli riflette la situazione, nella quale possiamo trovarci anche noi oggi. Pur conoscendo gli scritti dell’Antico Testamento, il messaggio di Gesù, il suo operato e la sua morte in croce, ed avendo ascoltato il messaggio della risurrezione, essi continuano il loro cammino immersi nella tristezza e nello scoraggiamento. In loro sono svanite, con il fallimento della resurrezione, tutte le speranze riposte in Gesù. Luca con il suo Vangelo ci esorta a ritrovare la fede nel Risorto, attraverso l’ascolto della sua Parola e la forza dell’Eucarestia. Gesù cammina sempre accanto a noi. Se lo accettiamo come amico e riposiamo con Lui lungo il cammino della nostra vita, “si aprono i nostri occhi” e scopriamo che, Egli ci nutre e ci sostiene nel nostro pellegrinaggio terreno. Poiché noi non abbiamo sperimentato, come i primi discepoli l’incontro con Gesù vivo, siamo come i due di Emmaus tristi e scoraggiati. Solo conversando, ricordando le sue parole e le sue opere, il nostro cuore comincia ad ardere  facendosi capire che la nostra fede si sta incrementando. Viviamo anche noi l’esperienza della “cena eucaristica” ricordando, che Gesù entrò nella taverna, per “rimanere con loro che gli avevano detto: resta con noi”. Fu proprio durante la cena e nello spezzare il pane, che i loro occhi si aprirono e riconobbero in quel viandante il loro Maestro risorto. La fede nel Risorto cresce e si rafforza, nella Chiesa e in noi, solo quando ricordiamo il suo messaggio, il suo operato, le azioni compiute e l’assidua partecipazione alla celebrazione eucaristica. Per far ardere il nostro cuore, è necessario il contatto personale con Cristo vivo. Se Gesù scompare dal nostro cuore, tutta la nostra fede e il nostro operare è inutile. Luca con il suo scritto ci dice che Gesù, si rende presente ai suoi discepoli, quando parlano di lui e quando si approfondisce il suo Vangelo. In questo nostro tempo Gesù ci sembra lontano da noi, perché forse parliamo poco di Lui e con Lui. Come Dio Padre fu accanto al popolo ebreo durante l’Esodo dall’Egitto alla terra Promessa, così Gesù accompagnò i due discepoli da Gerusalemme ad Emmaus. Nel primo caso Dio Padre manifestò la sua presenza e assistenza amorosa, mentre nel secondo affermò che Egli è il Dio della vita che vince anche la morte. Con la morte di Gesù i suoi discepoli vedono svanire tutte le speranze, che Egli aveva fatto nascere nel loro cuore. La sua morte rende vana e inutile il loro stare insieme, e quindi, la comunità si scioglie e la comunione termina. Non facciamoci prendere dallo sconforto, e non lasciamo morire in noi la fede in Gesù.  Sull’esempio dei due discepoli, continuiamo a parlare di lui. Prospettiamogli le nostre ansie, delusioni ed aspettative e scopriremo che Egli, è sempre accanto a noi e cammina con noi. Facciamo tesoro della «lezione di Emmaus», e non allontaniamoci dalla Chiesa. Ritorniamo a frequentare le nostre parrocchie. Facciamo rinascere e rinvigorire le nostre comunità nella comunione e nella fraternità. Impegniamoci far comprendere al mondo intero che, malgrado tutto è in questa Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che possiamo incontrare il Risorto.  Papa Francesco nell’udienza generale del 24 maggio 2017, così chiude la sua riflessione sul Vangelo di Luca: “ È un incontro rapido, quello di Gesù con i due discepoli di Emmaus. Però in esso c’è tutto il destino della Chiesa. Ci racconta che la comunità cristiana non sta rinchiusa in una cittadella fortificata, ma cammina nel suo ambiente più vitale, vale a dire la strada. E lì incontra le persone, con le loro speranze e le loro delusioni, a volte pesanti. La Chiesa ascolta le storie di tutti, come emergono dallo scrigno della coscienza personale; per poi offrire la Parola di vita, la testimonianza dell’amore, amore fedele fino alla fine. E allora il cuore delle persone torna ad ardere di speranza. Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo avuto momenti difficili, bui; momenti nei quali camminavamo tristi, pensierosi, senza orizzonti, soltanto un muro davanti. E Gesù sempre è accanto a noi per darci la speranza, per riscaldarci il cuore e dire: “Vai avanti, io sono con te. Vai avanti”. Il segreto della strada che conduce a Emmaus è tutto qui: anche attraverso le apparenze contrarie, noi continuiamo ad essere amati, e Dio non smetterà mai di volerci bene. Dio camminerà con noi sempre, sempre, anche nei momenti più dolorosi, anche nei momenti più brutti, anche nei momenti della sconfitta: lì c’è il Signore. E questa è la nostra speranza. Andiamo avanti con questa speranza! Perché Lui è accanto a noi e cammina con noi, sempre!”.