Salerno: la facoltà di Medicina oltraggiata dalla malapolitica

Maddalena Robustelli  

C’è voluta una sentenza del Tar Salerno per dirimere il 18 ottobre scorso la controversia tra il direttore dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, E. Lenzi, e l’Università di Salerno, statuendo l’interesse degli studenti della facoltà di medicina a seguire le lezioni con immediatezza e contenuto “assolutamente prevalente”. Tutto è iniziato non tanto il passato 15 ottobre, allorchè gli studenti hanno occupato simbolicamente l’ospedale per protestare contro la disposizione che gli vietava l’accesso alle aule  presenti all’interno del plesso sanitario, bensì nel momento in cui è nato lo scontro tra il rettore dell’Università, R. Pasquino, e la classe politica che aveva prescelto la suddetta manager. La fretta di pervenire a tale nomina non ha fatto il conto con il cammino che stava progressivamente portando l’azienda ospedaliera salernitana a divenire anche universitaria. Un iter difficile e tortuoso, che prevede un protocollo d’intesa tra Regione ed Università di Salerno da far pervenire a Roma per il conseguente avallo dei Ministeri della Salute, Bilancio ed Università. Nelle more di una firma che ha stentato a venire, la dott. Lenzi ha negato il passato 15 ottobre  l’accesso degli studenti alle aule destinate alla didattica per mancanza di accordo sul rinnovo contrattuale dei docenti universitari di medicina, rinnovo che, in attesa della ratifica da parte del ministero, doveva essere firmato dalla manager per disposizione del sub commissario regionale alla sanità. Dalla interruzione delle lezioni è, consequenzialmente, scaturita una lunga serie di dichiarazioni e prese di distanza da parte di vari rappresentanti politici, di qualsiasi schieramento dalla destra a Rifondazione Comunista, tutte accomunate dalla riprovazione per un atto così provocatorio e lesivo del diritto allo studio degli studenti universitari.  Già nel marzo scorso, però, si erano iniziate ad intravedere i primi segnali dello scontro istituzionale odierno, allorquando il rettore Pasquino aveva ribadito “se il Presidente Caldoro si interesserà al problema della facoltà di medicina a Salerno va bene, ma se lo delegherà ad altri di che cosa stiamo parlando?”. Erano intervenute finanche interrogazioni parlamentari sulla vicenda ad opera dell’on. Iannuzzi (Pd), con le quali si invitava “il Ministero della Salute a superare i rilievi critici dovuti anche all’atteggiamento sbagliato e burocratico della Regione” per consentire “la costituzione dell’azienda universitaria promuovendo l’adozione del decreto interministeriale necessario”. Di contro il sen. Paravia (Pdl) nella fase odierna della querelle ha criticato “le azioni politiche di Pasquino, che non agevolano la soluzione della questione per la quale è fuori discussione l’impegno serio e, soprattutto, silenzioso del Presidente Caldoro”. Nel mezzo della contesa tra Regione, Azienda Ospedaliera ed Università di Salerno il consigliere regionale Cobellis (Udc), pochi giorni fa, ha sottolineato che “lo scontro istituzionale come prassi politico-amministrativa è il vero problema di questa terre”. Il conflitto si è ancor di più inasprito per l’improvvisa protesta di 200 studenti, indirizzata alla manager Lenzi rea, a loro dire, di aver previsto uno schema di convenzione solo per la didattica ex cathedra, in base al quale nelle aule presenti all’interno del plesso ospedaliero si può insegnare solo la teoria e non la pratica medica o chirurgica. Di qui il passo successivo, per cui i professori se ne sono ritornati all’università e gli studenti hanno occupato l’ospedale, è stato alquanto breve. Il battage mediatico è allora iniziato, i servizi televisive e giornalistici si sono succeduti copiosi in questi giorni, inducendo il competente assessore regionale, G. Trombetti, ad auspicare “un chiarimento ad horas tra Regione ed Azienda ospedaliera”. Nel botta e risposta tra le istituzioni, che non riuscivano a trovare il bandolo della matassa, è allora intervenuto il Tar Salerno che, lo scorso 18 ottobre, ha disposto con sentenza la riapertura delle aule e la ripresa dell’attività didattica.Tutto è finito? Chissà, di certo dopo la pronuncia dei giudici amministrativi il direttore generale dell’ospedale si è detta disponibile “ad eliminare l’atto aggiuntivo al protocollo che doveva ancor essere firmato tra Regione ed Università di Salerno, apparso in questi giorni fortemente ostativo perché definito di blindatura del suo incarico (Dentrosalerno). Come pure Pasquino ha assicurato che non ci saranno problemi per l’incarico manageriale della Lenzi, preoccupata che con la trasformazione dell’azienda ospedaliera in universitaria il rettore potesse imporre i suoi veti. Pare, allora, che tutto nasca dalla fretta di nominare prima del tempo il direttore generale dell’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, prima, cioè, che, intervenuta l’intesa tra la Regione e l’Università di Salerno, il rettore potesse porre un veto sul nome prescelto. Si sa, la fretta fa nascere ciechi i figli della gatta ed allora appare che la chiave di lettura della vicenda sempre più sia da ricercare nell’ennesimo caso di malapolitica, che, come la gatta frettolosa, ha fatto calare il buio più cupo sulla facoltà di medicina di Salerno, facendole rischiare la sopravvivenza dopo una dura battaglia decennale per farla decollare e proprio dopo che pochi mesi fa sono stati festeggiati i primi medici ivi laureatisi. Buio rischiarato, però, sia dal coraggio degli studenti che, gridando ad alta voce le loro prerogative, hanno rotto il muro dell’ipocrisia fin allora eretto da chi aveva l’obbligo di spianare la strada al loro diritto allo studio sia dalla luce diffusa della magistratura che, con il suo ennesimo intervento, ha decretato la netta sconfitta della classe politica al governo delle istituzioni coinvolte nella vicenda.

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