Capaccio: lettera aperta a Marino

Aurelio Di Matteo

Egregi ex Sindaci di Capaccio, con il Nuovo Anno, che per Capaccio sarà caratterizzato dalle elezioni per il rinnovo del consesso comunale, mi sento in dovere, con vicinanza psicologica e civica, di esprimervi i miei auguri per una soluzione amministrativa che possa innanzitutto superare quegli ostacoli che per entrambi sono stati i motivi della fine anticipata della consiliatura. È notorio che dell’uno, Pasquale Marino, negli anni in cui fioriva il garofano del PSI, condividevo l’appartenenza politica; dell’altro, Enzo Sica, conosciuto negli anni della sua breve esperienza sindacale, ho condiviso la mia nuova collocazione dopo la fine del PSI, ma sempre all’insegna dell’autonomia riformista del nuovo Garofano. Dell’uno ho valutato criticamente le scelte (o l’assenza di scelte!) amministrative; dell’altro ho espresso il consenso per la disponibilità a cercare le soluzioni condivise e produttive per la comunità capaccese, soprattutto per quelle che riguardavano la scuola e la formazione professionale, che erano il mio settore lavorativo. Oggi uno stesso problema e una medesima conclusione vi accomunano. Da fieri e leali avversari di un tempo, in questo momento vi vedo accomunati da un identico evento politico e da un convergente obiettivo di soluzione. Entrambi pugnalati per il PUC, entrambi convinti che senza il PUC Capaccio non abbia futuro. Analoghe motivazioni sono alla base della decisione di staccare la spina alle due consiliature: un PUC finalizzato a dare un contesto normativo “favorevole” ad alcuni settori, sia individuali sia societari. E potrebbe essere proprio il PUC a far riprendere “quella telefonata” per ripristinare un clima nuovo, senza rancori e senza preclusioni. Il desiderio di rivincita è di certo molto forte in entrambi, ma sarebbe cattivo consigliere soprattutto in relazione ai vostri continui dichiarati propositi di agire in vista del bene della collettività. Il vostro ruolo potrebbe essere per l’appunto questo: fare in modo che l’acredine, le cattiverie e i colpi proibiti che si sono acuiti con le ripicche siano messi da parte e si crei un dialogo costruttivo per una discontinuità che la faccia finita con la ricerca di una normativa urbanistica settoriale, dimensionata su misura per qualcuno o per qualcosa. La vostra esperienza e la vostra conoscenza di fatti e desideri può essere di aiuto nella ricerca di un gruppo di amministratori e di un “coordinatore” che siano sordi a richiami interessati e parziali. Voi, egregi ex Sindaci, potreste essere i padri nobili esterni garanti di un nuovo corso, che finalmente possa definire quella tanto attesa e necessaria pianificazione territoriale. E sia ben chiara una cosa. Fin quando il Consiglio comunale sarà espresso da componenti portatori di desideri e prospettive parziali, fino a quando sarà lasciata la stesura del PUC al prof. Forte, dignitoso geometra e niente più, ottimo “interprete” di aspirazioni settoriali e per niente autonomo pianificatore di sviluppo, non si avrà mai un’Amministrazione capace di disegnare e deliberare una pianificazione che tenga conto degli interessi generali, dello sviluppo economico complessivo, che escluda la cementificazione rivolta al residenziale, che punti a una normativa centrata su turismo, agricoltura, commercio, cultura, sostenibilità, ambiente e accoglienza.  Una cosa è fuor di dubbio. L’approvazione del Piano Urbanistico Comunale deve essere il primo obiettivo della nuova amministrazione. La città di Capaccio è da molti anni che soffre di questa condizione di stallo e i cittadini, di tutte le categorie, sono di conseguenza esposti ai vincoli e ai divieti dell’esistente regolamentazione. L’imprenditore alberghiero, agricolo o commerciale non riesce a rendere adeguate alle richieste del nuovo mercato le proprie strutture produttive con negative conseguenze sui ritorni economici degli investimenti. In tale situazione lo sviluppo del territorio risente inevitabilmente della mancata adozione del fondamentale strumento di promozione e ripresa della complessiva macchina economica. E un’altra cosa è altrettanto fuori di dubbio. Il PUC così com’è stato definito e illustrato non serve alla comunità di Capaccio: non a mettere in moto l’economia, non a sanare gli abusi di necessità consolidati nel tempo né a creare sviluppo, non al potenziamento dell’imprenditoria agricola né al turismo, del tutto disatteso nelle sue nuove linee di tendenza, non a cerare posti di lavoro nei settori che saranno al centro del futuro sviluppo economico, non a disegnare un’idea identitaria di città, non a vincere la dispersione degli insediamenti abitativi attuali, non a indirizzare l’uso del suolo verso finalità economiche e sociali anziché soltanto all’edificabilità di case e di frammentaria cementificazione, non a tutelare, promuovere, valorizzare, mettere a sistema e convertire in produttività la potenziale rete ecologica. E si potrebbe continuare, perché il PUC proposto appare pur sempre ispirato alla logica dei vecchi Piani Regolatori. Egregi ex Sindaci, ecco qui il vostro compito con il Nuovo Anno. Mettetevi a uno stesso tavolo, a quello intorno al quale un nuovo e trasversale gruppo si è già seduto, individuate nuovi protagonisti nel segno della discontinuità, senza preclusioni ideologiche e liberi da condizionamenti, buttate a mare questo PUC e proponetene uno che abbia come finalità non le abitazioni, delle quali Capaccio non ha bisogno, ma il turismo, la valorizzazione ambientale, la flessibilità normativa, il rinnovamento delle strutture comunali e il recupero dell’identità storica e culturale della Città dei Venti Borghi. Non sarà compito facile, ma se lo volete ci riuscirete. La comunità di Capaccio ve ne sarà grata. Io ve lo auguro di tutto cuore. Che per Capaccio l’Anno Nuovo lo sia per davvero.