Ricercatori campani, rinvio inizio anno accademico contro tagli

L’Università sta vivendo un momento di grave crisi causata dalle politiche del governo Berlusconi. I tagli finanziari hanno reso impossibile una riforma del sistema basata sulla qualità e il merito e hanno determinato una situazione al limite dell’emergenza. Come già accade da anni nella Scuola, l’Università non riesce più a garantire condizioni dignitose di studio e ricerca. I ricercatori universitari, professori di fatto ma non di diritto, hanno denunciato fin dall’inizio i rischi delle politiche del governo. La scelta di rendersi indisponibili agli incarichi didattici non obbligatori per legge ha evidenziato l’incapacità del sistema di garantire servizi minimi didattici e scientifici. Nelle università campane le lezioni inizieranno in aule superaffollate, anche con 300 studenti senza garanzia dei posti a sedere. Ciò non solo è inaccettabile, ma va contro la legge, che fissa in 150 il numero massimo di studenti per aula, pena la disattivazione dei corsi. Inoltre, i corsi non coperti dai ricercatori verranno affidati con contratti a personale precario sottopagato o a docenti ormai in pensione. Infine, molti corsi scoperti verranno spostati al secondo semestre, stravolgendo i piani di studio ed esponendo gli Atenei al rischio di ricorsi in caso di mancanza di docenti disposti a fare lezione. Questa grave situazione è comune alla maggioranza degli Atenei italiani. Coerentemente, alcuni rettori e presidi hanno già stabilito di rinviare l’inizio delle lezioni. In Campania, la Seconda Università di Napoli ha deliberato in tal senso e la possibilità di un rinvio dell’anno accademico è stata contemplata anche dalla Federico II. In questo scenario i ricercatori campani della rete29 Aprile (www.rete29aprile.it) Chiedono ai rettori di tutti gli Atenei campani di rinviare l’inizio dell’anno accademico 2010-2011 Invitano i rettori degli Atenei campani, finora dimostratisi solidali con la mobilitazione dei ricercatori, a partecipare alla II Assemblea Nazionale dei Ricercatori della Rete 29 aprile, che si terrà a Roma il 17 settembre 2010 (ore 10.30, aula La Ginestra della facoltà di Chimica nella città universitaria della Sapienza di Roma).

I ricercatori del coordinamento regionale Rete29Aprile

Università Federico II di Napoli

Seconda Università di Napoli

Univerità di Napoli Parthenope

Università di Napoli l’Orientale

Università di Salerno

Università del Sannio

2 pensieri su “Ricercatori campani, rinvio inizio anno accademico contro tagli

  1. Il nemico sta sempre altrove? Credo che i tagli alla ricerca non debbano essere fatti per vari e ben noti motivi, ma che però bisognerebbe anche avere il coraggio di un minimo di autocritica. Mi spiego. Da anni si accetta l’utilizzo dei ricercatori per la docenza, per motivi che a molti saranno noti, primi tra tutti la promessa di carriera. Nessuno dice qualcosa su questo? Perché?
    Si sa poi che, in genere, la maggior parte dei nostri giovani ricercatori è costretta, nonostante un nutrito elenco di pubblicazioni(o forse proprio a causa di ciò?), ad andare all’estero per poter portare avanti le loro ricerche, incrementando quella che va sotto il nome della “fuga dei cervelli”. Un arcinoto raccontino locale, allora, calato in questo contesto, assume una valenza non solo emblematica per i fenomeni relativi ai concorsi cosiddetti “pilotati”, ma potrebbe anche costituire un esempio di “nepotismo”, fenomeno non meno diffuso all’interno dei nostri atenei. Nessuno parla di questi fenomeni, che alimentano la fuga dei cervelli? Già, il nemico non sta mai accanto a noi. Eppure, forse proprio a causa di questi ricorrenti episodi Norman ha voluto dare la sveglia a questa Italia dei luoghi del sapere. Chi è Norman? No, non si parli di chi ha, da pochi giorni, compiuto un “gesto simbolico” che gli è costato la vita a soli 27 anni. Non si parli di un giovane dottorando della facoltà di Lettere di Palermo, che si è suicidato lanciandosi dal settimo piano. A quest’ultimo gesto disperato si contrappongono tante note e simpatiche storielline di nepotismo e malaffare, tutte ben raccontate nel saggio “Parentopoli” di Nino Luca, ed. Chiarelettere.
    Norman non c’è più, dopo una breve vita nel quartiere Brancaccio di Palermo, stroncata a 27 anni, forse a causa dell’impossibilità di fare breccia nel monolitico “mondo del sapere”. Il suo ricordo sia per tutti uno stimolo per continuare a contrapporsi all’ingiustizia delle cricche assurta a regola in questa Penisola e nelle sue Isole, e forse anche negli atenei dei privilegi, dove le pubblicazioni ed il sapere contano poco (o nulla, a detta di qualche luminare). Unica eccezione: la genetica.

  2. Mentre scrivevo il commento di sopra ignoravo quanto riportato dall’adunanza del CUN (Consiglio Universitario Nazionale) del 15 settembre u.s. Eh, già! Questi autorevoli pareri è meglio che vengano sottaciuti. Non si sa perché! A chi fa comodo continuare a trattare i ricercatori come “docenti per forza”? Ma vediamo cosa dice il documento prodotto; in esso si legge che il CUN

    Sottolinea

    che secondo la legislazione su indicata [elenco essenziale riportato nella parte iniziale del documento, n.d.r.] non è possibile costringere – esplicitamente o implicitamente
    – i ricercatori universitari a tempo indeterminato a compiti didattici che esulino da quelli definiti dalle norme come “integrativi dei corsi di insegnamento ufficiali”
    (art.32 DPR 382/80).

    Ribadisce con forza

    la necessità, per l’attribuzione di corsi e moduli didattici, della esplicita manifestazione in forma scritta del consenso del ricercatore, consenso che non può essere sostituito da forme di silenzio/assenso, peraltro non previste dalla legge;

    l’esigenza ineludibile della corretta individuazione dei compiti didattici aggiuntivi che debbono essere esclusivamente svolti in quelle attività che affiancano le lezioni, al di fuori del monte ore previsto per il corso ufficiale.

    IL SEGRETARIO IL PRESIDENTE

    Ci dispiace per il CUN; ci dispiace per l’Italia; ci dispiace per gli studenti (e per i ricercatori!). Dobbiamo dire infatti che, nonostante questi pareri vengano RIBADITI CON FORZA, esistono tanti che fanno orecchi da mercante. Con buona pace della legalità anche nelle sedi del sapere, a volte popolate da soggetti già poco avvezzi al rispetto delle regole. Naturalmente, nessuno muoverà un dito per tutelare i diritti di tutti (docenti e studenti). Così, le parole resteranno parole, i pareri, pareri; e con questo andazzo si continueranno a magnificare le lezioni di un qualsiasi paparazzo che si troverà a passare (non per caso!) per qualche ateneo italiano. E i ricercatori continueranno ad essere “docenti per forza”.

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