Perito tra arte e memoria

Maria Pina Cirillo 

 Nel Cuore del Cilento antico, in un angolo profumato di erica e corbezzolo, col campanile che svetta verso il cielo come a voler accarezzare la stella Riana, che brilla luminosa sulle case ed occhieggia tra i vicoli e le piazzette addormentate, incastonata tra il verde dei suoi oliveti,  Perito appare. Stesa sulle colline, come  una fanciulla che dorme in attesa di essere svegliata da un principe azzurro vagheggiato da secoli, sogna il suo riscatto ed aspetta nuova linfa che vada a ridare forza e vigore ad una storia di tante piccole, grandi cose che hanno fatto di questo paese un punto di riferimento importante nella storia del Cilento.  All’alba, quando il sole si affaccia all’orizzonte ed inonda le case ormai quasi vuote,  sotto un cielo  che ha visto i suoi uomini  battersi per la libertà, chi è rimasto a contendere all’oblio una terra tanto amata, cerca nuove strade per una lotta impari contro un abbandono che annulla tutto, anche la memoria. Sommersa da una globalizzazione che cancella ogni identità, presa da una crisi che man mano ne va distruggendo il tessuto sociale ed economico, impoverita da un’emigrazione che vede la maggior parte dei giovani abbandonare la piccola comunità, Perito non si arrende. Professionisti, artisti, artigiani e contadini armati della loro  scienza, della loro creatività e dell’amore per questo lembo di sud, cercano di mantenerne vivo il nome per le generazioni future, affinchè il sacrificio dei padri non vada perduto. Tanti sono gli uomini e le donne che meriterebbero di essere ricordati, ma mi piace partire da un autentico ABC dell’arte, tre cilentani che, ispirati dallo splendido  patrimonio umano e naturale, hanno scelto di affidare all’arte figurativa nelle sue varie manifestazioni, le speranze di riscatto e di rinascita di questa terra generosa. Ed è, infatti,da questo minuscolo municipium, da queste colline rivestite di mirti e lentischi, da cui lo sguardo spazia verso un mare cristallino, verso la torre di Velia che, come sentinella della storia ci ricorda le glorie passate di Elea, che Giuseppe Apolito, Roberto Baglivi e Andrea Celano sono partiti, ciascuno con le proprie peculiarità, per un’avventura che restituisse lustro al nome di Perito.Scegliendo l’arte come comune denominatore, attenti a cogliere il senso profondo di ciò che li circonda, i tre artisti, contrassegnati da scelte stilistiche, culturali ed umane diverse, hanno tracciato un percorso decisamente interessante che, pur attingendo alle principali avanguardie europee e generando esiti altamente artistici, non rinnegasse la terra di origine ma, anzi, la valorizzasse inserendo la cilentanità al centro di quel processo di attualizzazione ed internazionalizzazione di cui sono partecipi. Giuseppe Apolito, amico di Giorgio Morandi e di tanti che hanno fatto la storia dell’arte in Italia ed in Europa, ha scelto ormai da molti anni Roma come sua città di elezione, ma ciò non gli impedisce di ritornare ogni anno a Perito alla ricerca di un’ispirazione che trae vita e vigore dal contatto con un paesaggio intatto ma, soprattutto, con persone e personaggi del paese che lo ha visto nascere. Le sue splendide tele, che si possono ammirare in Musei, Enti pubblici ed in numerose case private, soprattutto in Europa ed in America, conservano le tracce delle sue radici cilentane che ne costituiscono l’anima nascosta. La tensione emotiva che sottende ogni sua creazione artistica e dà pregnanza ai suoi lavori, quel filo sospeso a metà tra realismo e sogno che trasforma le donne che popolano i suoi quadri in proiezioni oniriche di un immaginario collettivo, i colori che animano le sue tele, molto devono alle sue origini. Se interessanti sono i quadri di Giuseppe Apolito, non meno notevoli sono le sue ceramiche, forti come la terra che gli ha dato i natali, dolci/amare come i profumi che impregnano le sue brezze, impetuose come il carattere dei suoi figli .Quasi opposta è la scelta operata da Roberto Baglivi, anticonformista e visceralmente legato al suo paese, in cui tuttora vive e lavora senza che questo significhi subire una condizione di marginalità culturale. La decisione di  non abbandonare il mondo in cui si sente immerso, lo ha favorito nella ricerca di una propria identità e non gli ha impedito di partecipare al vasto movimento culturale che ha spazzato via quanto di  manieristico era legato soprattutto alla scultura, un’arte che si è attualizzata più lentamente della pittura e della ceramica e che soltanto negli ultimi anni ha ritrovato una sua nuova dimensione. Materia-principe delle sue creazioni, perché versatile e naturale, è il legno, che Roberto Baglivi scolpisce con grandissima maestria e creatività anche in pezzi di grandi dimensioni in cui  raggiunge una notevole forza espressiva, capace di  suscitare emozioni,  di suggerire pensieri, di spingere chi osserva l’opera  ad indagare all’interno del proprio sé. L’artista che non disdegna l’arte ceramica e pittorica, trasfonde in tutte le sue opere un pathos che è empatia con l’anima del mondo ma, anche, frutto di una vita vissuta a stretto contatto con una natura ancora semplice ed incontaminata, fuori dai circuiti ufficiali della cultura e del turismo. Non meno autentiche e degne di interesse, ispirate ad una terra profondamente  amata, sono le opere di Andrea Celano che, non di rado, si propongono come reali ricostruzioni della micro-storia di un mondo arcaico, ormai quasi completamente scomparso. Indiscusso maestro della ceramica, capace di animare la materia inerte e di infondere nella creta l’alito vivificatore della sua arte Andrea Celano, i cui  lavori sono ammirati ed apprezzati in molti paesi del mondo, sogna la creazione di una linea di ceramiche che possa dare senso e spessore ad un’idea di arte che, oltrepassando il puro momento creativo, sia in grado di porsi come elemento capace di fare cultura in senso lato. Dono di un’artista al suo paese natale, a cui continuamente ritorna, è l’idea lungamente accarezzata di creare una scuola, secondo l’antica tradizione italiana, in cui la bottega è la fucina in cui si plasmano opere d’arte. Gli oli, le chine, gli acquerelli, molti dei quali ripropongono case, strade, piazze, abitanti di Perito colti nella realtà dei piccoli gesti quotidiani, i lavori in bronzo, le sculture completano la produzione artistica del maestro e offrono una visione a tutto tondo del suo talento e della sua effervescente personalità. Alcuni dei suoi pezzi, così come quelli di Roberto Baglivi e di Giuseppe Apolito sono stati donati a Perito  e fanno bella mostra di sé nella piazza e nell’antica  chiesa dedicata a san Nicola. E’ un tributo d’amore dei suoi figli verso questo suggestivo lembo d’Italia, forse povero ma certamente capace di dare e suscitare affetto! In una realtà complessa e di difficile lettura come quella contemporanea, gli artisti che onorano Perito nel mondo non possono certo cambiare l’economia o la realtà sociale del paese ma, sicuramente, possono dare il loro contributo a che il suo nome non sia dimenticato ed indurre altri, più o meno giovani, ad aggiungere il loro apporto per fare sì che il nostro Cilento possa ritrovare l’orgoglio di una identità nuova, fatta di rispetto e ricordo del passato e di speranza per il futuro.