L’imbecillità? E’ trasversale

Giovanna Rezzoagli

Tanti confini trasparenti, eppure concreti come una lastra di cristallo, tagliano di netto in due parti il nostro Paese. Il Nord ed il Sud sono ancora oggi profondamente segnati da diseguaglianze in più settori cardine della società, quali l’economia, la sanità, il degrado ambientale. Siamo comunque tutti cittadini di uno Stato che ritrova l’unità e la coesione sociale di fronte a gravissime tragedie come il terremoto che ha colpito l’Abruzzo, siamo un insieme di persone generose anche nel manifestare concretamente solidarietà ad altre popolazioni nei momenti di crisi. Italiani brava gente, si dice. Esistono tuttavia elementi privi di qualsivoglia onorabilità umana che annullano le distanze tra Valle D’Aosta e Puglia, tra Friuli Venezia Giulia e Calabria. Tra Sicilia e Trentino Alto Adige. In tanti, tantissimi ci siamo indignati quando venne diffusa la notizia che sul noto social network Facebook  era stato creato un gruppo virtuale denominato: “giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down”, ora oscurato. La polizia postale ha recentemente individuato in un giovane residente vicino Roma l’autore della vergognosa iniziativa, cui avevano aderito, è doveroso ricordarlo, moltissime persone da ogni parte d’Italia. Sono invece ancora attivi i numerosi gruppi che sono nati in risposta al gruppo anti-down, il sito de “La Repubblica” pubblica un articolo in cui denuncia tuttavia il rischio che tali gruppi “in difesa” siano nati con la finalità di creare  una finta provocazione con lo scopo di sminuire il valore di una comunità virtuale. Questo fenomeno prende il nome tecnico di “troll”, e corrisponde all’azione di uno o più utenti della Rete che “interagiscono con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati”. Solo due giorni fa l’agenzia ANSA riportava la seguente notizia: “(ANSA) – BOLZANO, 9 MAR – Ha 1.750 fan un gruppo xenofobo altoatesino su Facebook: vi si parla di fucilazioni con “il conto delle pallottole da dare all’Albania”. Difficile da individuare e da capire perché scritto in dialetto tedesco con espressioni idiomatiche particolari, il gruppo e’ curiosamente classificato tra quelli sull’arredamento della casa. Si tratta dell’ennesima manifestazione di xenofobia in Alto Adige, con il mondo politico seriamente allarmato e con un “tavolo” per affrontare il tema.” Certe notizie si commentano da sole. L’imbecillità fu magistralmente descritta e trattata dal Professor Bruno De Finetti nel suo “Manifesto contro il culto dell’imbecillità”, pubblicato nel lontano 1965 nel numero 160 della rivista “Homo faber”. Nel “Manifesto” di De Finetti si parla di imbecillite, che ai nostri giorni potremmo ridefinire come la patologia endemica, o meglio pandemica, che affligge la nostra società. Un virus altamente contagioso che utilizza Internet come vettore di trasmissione. E’ tuttavia fonte di amarezza il dover constatare che l’imbecillità, o meglio l’imbecillite,  è il fil rouge che lega tanti soggetti non solo in Italia, ma nel mondo intero.

4 pensieri su “L’imbecillità? E’ trasversale

  1. Certo, gentile amica dottoressa Giovanna Rezzoagli. oggi non fa paura la classe degli uomini di mezza età e degli anziani.fanno paura alcune categorie di giovani che, con la loro poco esperienza, si fanno trascinare facilmente dai facinorosi sparsi un po’ dovunque, sia nella frequentazione fisica che quella virtuale, ( vedi face book ed altre forme di mezzi di comunicativi che offrono il computer ed altre forme mediatiche. C’è d’aver paura perchè l’istruzione scolastica di oggi non sembra troppo adeguata per la formazione intellettuale e filosofica dei ragazzi alla mercè del progresso che avanza come onda straripande verso il nuovo dentro il quale i giovani si vedono smarriti e indecisi se prendere o lasciare le nuove forme di vita che li sprona ad essere partecipi di tali repentini cambiamenti.Bisogna dire anche le le scuole italiane, in certi sensi sono rimaste un pochino sbandate , senza neppure trovare lo scioglimento del “bandolo della matassa” molti insegnanti che non riescono più a trovarne il filo per capire il fenomeno che travolge i giovani meno forti per affrontare tali disguidi psicologici che li attanaglia .
    Il mondo, purtroppo , è rapida evoluzione e guai a chi non riesce ad agganciarsi con la dovuta intelligenza e con la massima ponderatezza.Ma per questo ci vorrebbe una classe di insegnamento con una preparazione molto più approfondita che riguarda l’evoluzione della società. Cordialità

  2. Gentilissimo Signor Alfredo, nella mia pur non troppo lunga vita ho vissuto tante situazioni, che hanno lasciato il segno. Ho imparato a temere il futuro, a non dare nulla per scontato, a cercare di essere contenta per le fortune che ho giorno per giorno. Non ho mai avuto paura delle persone, neppure quando lavoravo da sola di notte in una clinica con un enorme parco attorno ed uno psicolabile telefonava nel cuore della notte per minacciare. Confesso però di temere, e tanto, i gruppi che si creano in rete, perchè anche se di gruppo virtuale sempre di gruppo si parla. Gli uomini in gruppo agiscono come un’entità singola, dividono le responsabilità individuali, in parole povere sono pericolosi. I gruppi sono organizzati, hanno fini e scopi definiti, agiscono in modo coerente, la rete è terra di nessuno e quindi il luogo ideale per far nascere grossi guai. Sono i giovani i più esposti, certo, ma non solo. Concordo con Lei quando afferma che la scuola non è preparata ad approcciare i giovani. Io non conosco nessun docente che abbia nozioni adeguate su ciò che è la dinamica di gruppo: sarò io che conosco pochi docenti, forse. Grazie per il commento, graditissimo, buona notte.
    Giovanna Rezzoagli

  3. Gli imbecilli credono di avere quello che non hanno, di essere quello che non sono, di sapere quello che non sanno e che gli altri non se ne accorgano. “La virtù è simile a una città collocata sopra una montagna, non puà rimanere nascosta. Noi possiamo celare per un po’ di tempo i nostri vizi, ma la virtù si manifesta sempre” (Oscar Wilde. Speriamo, cara collega.

    Il tuo collega Fulvio che sa di non sapere.

  4. al mio carissimo collega che sa molte più cose di quelle che crede, dico grazie, grazie Fulvio, perchè sei e sai essere un amico vero e sincero. La tua collega, per una volta senza parole, giovanna

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