Sanremo e le dimensioni della realtà

 Uno degli episodi passati, quasi, inosservati a Sanremo è stato quello della distribuzione degli occhiali per vedere Avatar in formato tridimensionale. La Tv ed il grande schermo che cercano di uscire dalle loro due dimensioni, di espandersi fino alla nostra realtà tridimensionale. Analogamente noi (di questa realtà) cerchiamo di immaginare la quarta dimensione. Molto si è fantasticato su di essa, si dice che sia la dimensione tempo qualcuno invece dubita. Negli anni 60 uno studente dell’ITIS Salernitano pensò di applicare, semplicemente, il teorema di Pitagora ad un “cubo” a quattro dimensioni ottenendo che la misura della diagonale è esattamente equivalente al doppio del lato dello stesso. Il procedimento è elementare, lo si potrebbe estendere anche ad altre dimensioni. Solo che l’antica, riconosciuta da tutti noi valida, teoria della relatività, l’affidamento alla luce come riferimento naturale e non al pensiero come fonte di conoscenza aprioristica, lo studio della matematica multidimensionale, fanno ritenere ciò una banale esercitazione, ma… la curiosità dell’uomo non ha confini. L’uomo medio non ha ancora, non dico assimilato, ma neanche appena percepito la nozione di quarta dimensione, che alcuni scienziati studiosi di fisica delle particelle, con l’ausilio dell’alta matematica e di una buona dose di fantasia, proposero, circa un quarto di secolo fa, la teoria delle supercorde con le ben arrotolate dimensioni in più. Questa teoria, sostenuta comunque da personalità prestigiose, ha grande valenza speculativa ed eleganza matematica, un poco di meno come fisica galileana (non è stata ancora riscontrata traccia di alcuna particella supersimmetrica). Ma tant’è, date le altissime energie in gioco, esse sarebbero presenti solo in una fase di Big Bang e simili. Non siamo in grado di contestare questo vero atto di fede; ci piacciono poi queste teorie innovative e, diciamolo pure, coraggiose. Ci auguriamo solo di non ricevere, guardando verso un punto all’infinito, un piccolo granello, ben più vicino, proprio in un occhio.

Giulio Caso