Forse i piromani del Levante ligure l’hanno capita

 Salvatore Ganci

Persino “Il Corriere della Sera” diede rilievo nell’agosto del 1998 ai vasti incendi dolosi appiccati strategicamente in più punti delle colline attorno a Sestri Levante, tanto da titolare “Una regia di piromani dietro gli incendi a Sestri”. Il fuoco arrivò a minacciare alcune case oltre a provocare una moria di 60 mila animali in un allevamento dell’immediato entroterra. 2000 ettari di territorio in 4 giorni. Se non ricordo male due autori di questo scempio vennero presi, ma si sa come vanno le cose in Italia … Poi, oltre la stampa locale, è ancora “Il Corriere della Sera” (tanto per dare un’idea delle dimensioni del problema) nell’ottobre del 2003, a riferire di incendi di chiara matrice dolosa e davvero estesi: il fuoco, favorito dal Maestrale, arriva a minacciare molto seriamente case sulla fascia collinare prospiciente il mare di Sestri Levante, oltre a distruggere gli uliveti del primo entroterra. Secondo le stime del cronista, in Liguria le fiamme hanno distrutto 4.558 ettari di vegetazione: il 60,2 per cento della superficie colpita, pari a 2.744 ettari, era costituita da boschi. In media, ogni incendio ha distrutto 6,9 ettari di verde. Quale lo scopo? Probabilmente lo scopo è comune a tutti i fenomeni di incendio doloso. C’è una regia che vuole creare  una situazione di fatto, per cui “meglio un po’ di “pietra a vista” (un po’ di speculazione edilizia) che le erbacce” (frase testuale di un “addetto ai lavori”). E le “erbacce” o meglio un sottobosco incolto e gli uliveti abbandonati purtroppo ci sono. C’è il background giusto: in un’epoca di traboccante terziario e di attività legate al turismo,  chi ha interessa tenere puliti boschi e uliveti? E se una ordinanza comunale obbligasse i proprietari a tenere rigorosamente pulito il sottobosco? (pena multe salate). Con tutte le ordinanze bislacche di città dove non puoi neppure mangiare un panino in una panchina, non mi sembra che simile ordinanza sia  meno  bislacca. Oppure: perché il Comune non trova incentivi per cui si dà in comodato o in affitto l’uliveto che al proprietario non interessa?  Penso che tanti pensionati, oltre che costituire un ottimo deterrente per i piromani, gradirebbero ricavare quei 20 litri d’olio buono che compenserebbero la cura del terreno e la cura e la potatura degli alberi.Ora, se la  memoria non mi inganna, è qualche anno che non ci sono incendi estesi: l’ultimo incendio nel 2005 sopra Riva Trigoso. L’olivo ha lasciato il posto alla macchia mediterranea che ha nascosto il nero lasciato dagli incendi,  mutando le caratteristiche del territorio. Chissà se la “regia” che vorrebbe “un po’ di pietra a vista” in luogo delle erbacce non l’abbia capita? (almeno qui?).