RdB Cub: smantellamento dell'università pubblica

 In questi giorni i media hanno dato grande enfasi ai risultati della valutazione degli atenei ai fini del finanziamento pubblico. Tra cori di approvazione e qualche mugugno dai rettorati delusi, si acuisce lo scontro dentro  la Conferenza dei Rettori (CRUI) che paga la sua condotta filo governativa aprendo nuovi spazi all’associazione AQUIS che reclama per i suoi aderenti (tutti atenei “virtuosi” !) gran parte del  finanziamento pubblico. Il fatto incredibile è che pochi hanno avuto l’onestà intellettuale di ricordare che la redistribuzione dei finanziamenti pubblici agli atenei comunque non porta una lira in più ai 700 milioni di euro tagliati dalla legge 133 per il 2010. Nessuno ha ridimensionato la portata del polverone mediatico visto che la ridistribuzione “selezionata”  riguarda un misero 7% di un sotto finanziamento cronico già selvaggiamente taglieggiato da Tremonti per i prossimi 3 anni. Ancora più incredibile è che nessuno, diciamo proprio nessuno, ha fatto notare che i comportamenti sanzionati con questa nuova modalità di distribuzione dei fondi aggraverà ancora di più la situazione degli atenei non virtuosi: studenti e personale si troveranno a pagare con aumenti di tasse o tagli ulteriori ai salari accessori, le responsabilità dei tagli  governativi ai fondi e della cattiva gestione dei bilanci ! I baroni e i dirigenti vengono assolti così da ogni responsabilità ! E’ ormai esperienza comune in tutti gli atenei che al taglio del salario accessorio (10% nel 2009) negli atenei non virtuosi (e anche in quelli  virtuosi) si accompagnano tutta una serie di tagli di posti di lavoro, di  processi di stabilizzazione, di salario diretto e indiretto per problemi di bilancio. Non possiamo escludere che nei prossimi anni ciò comporterà non solo un incremento della precarietà ma anche mobilità e licenziamenti del personale: per garantire bilanci virtuosi, è ovvio! O, addirittura, la svendita a banchieri, imprenditori e potentati locali delle Università Pubbliche trasformate in Fondazioni private.Giustificati dalla crisi, smantellato l’apparato  produttivo delle grandi fabbriche, gli avvoltoi volteggiano su ospedali, policlinici e università. Ognuno capisce da sè i rischi sociali di operazioni ideologiche come quella  di trattare gli atenei come aziende private e di operazioni politiche come quella di garantire alla casta baronale poteri e privilegi (nuova governance) in cambio del loro strutturato consenso allo smantellamento dell’Università Pubblica. L’attuale governo è determinato nel far cassa, a garantire mercati e profitti sicuri all’imprenditoria privata, posti di sottogoverno ai politicanti locali e a concretizzare ciò che i governi precedenti hanno da tempo programmato. Dunque possiamo dire con molta tranquillità l’esatto opposto di quello che  dicono governanti e giornalisti (per lo più sprovveduti ma non per questo meno schierati): con queste misure si sta dando l’avvio alla “soluzione finale” per l’Università pubblica garantendo agli studenti percorsi di studio sempre più dequalificanti, agli operatori universitari tecnici e amministrativi precarietà e licenziamenti, ai ricercatori nessuna possibilità di ricerca indipendente se non quella finanziata sotto condizione del profitto privato. La comunità accademica, oggi divisa dalle logiche di tutele della casta, affonderà nelle clientele, nepotismo, lottizzazioni, spreco di risorse, ecc… come è già successo a tante altre aziende pubbliche che sono state fagocitate dal tornado delle privatizzazioni. RdB CUB ha sempre sostenuto che se valutazione deve esserci deve servire ad applicare programmi di miglioramento della ricerca e della didattica, che gli  atenei devono cooperare e non competere tra di loro, che va dato impulso alle assunzioni e fondi per programmazione e qualificazione, perché in questo sta la possibilità dello sviluppo scientifico, civile, sociale ed anche economico del Paese. Per questo facciamo appello a tutte le componenti, lavoratori, studenti e cittadini, per spazzare via la cortina fumogena della propaganda governativa attraverso un confronto critico per costruire una vera opposizione alla liquidazione in atto dell’Università Pubblica.