Morire d’ indifferenza sul pianerottolo di casa

Giovanna Rezzoagli

L’indifferenza uccide. Letteralmente. E’ accaduto a Sanremo, dove un uomo è caduto dalle scale ed è rimasto inerte sul pianerottolo, senza che i suoi vicini si dessero premura di soccorrerlo. Si sono giustificati dicendo che credevano fosse ubriaco. Solo un condomino di origini cingalesi si era rivolto alla centrale operativa del 118 per fare una segnalazione, ma pare che a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana non sia riuscito a spiegarsi in modo compiuto. Quell’uomo aveva un nome ed un cognome, Bruno Fazzini, una vita diventata difficile perché aveva da poco perso il lavoro. Come tante persone aveva forse tentato di scappare dal dolore. Al “SECOLOXIX” di oggi domenica 10 maggio il suo migliore amico dichiara: “E’ possibile che Bruno avesse trovato nel bicchiere un modo per sfogare la sua amarezza, per sentirsi meno triste. Vogliamo fargliene una colpa?”. Bruno è rimasto circa dodici ore su quel pianerottolo, prima che la sorella lo soccorresse, dodici ore che, forse hanno fatto la differenza tra la vita e la morte. Come in tante altre storie simili a questa, inquieta il pensiero dell’indifferenza di chi, per non avere problemi, ha preferito guardare da un’altra parte. Come se fosse inevitabile che prima o poi a “certe” persone capiti di fare una brutta fine. La Bibbia dice: “Beato l’uomo che non conosce la propria sorte”. Il punto è proprio questo, non conoscere la propria sorte, ma nel contempo essere talmente chiusi nelle proprie paure da credere  che “certe” cose succedano solamente agli altri. Già, gli altri, diversi, vicini ma spesso lontanissimi, troppe volte indifferenti. Esiste una forma patologica che rende incapaci di esprimere le proprie emozioni e di riconoscere quelle altrui, questo deficit prende il nome di “alessitimia”. E’ una patologia assai rara. Ma la cronaca riporta casi frequenti di quella che si può definire “alessitimia sociale”. Il 3 marzo scorso un uomo è stato trovato morto all’interno della sua auto, succede di frequente. Meno frequente è che il morto in questione vi si trovasse da sei mesi: la famiglia dell’uomo aveva denunciato la sua scomparsa il 15 settembre scorso. L’auto era parcheggiata nelle vicinanze di un ospedale. Anche la solitudine uccide, tante persone vengono trovate morte anche dopo anni all’interno delle proprie case. Ma l’indifferenza tocca corde molto diverse, ci fa sentire soli anche nei luoghi più affollati. Potrebbe succedere a chiunque di noi, basta poco. Un attimo di disorientamento, un malessere improvviso e tutti che ti guardano strano, ti senti solo, spaventosamente solo. Nel giorno in cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato che la sua idea di società non comprende la multi etnicità mi sembra significativo rimarcare che nel caso dell’uomo morto a Sanremo proprio un cittadino straniero è stato l’unico a  non girare la testa. Questa osservazione non vuole avere alcun significato politico, ma solo valenza sociologica. Perché noi italiani con due o tre telefonini in tasca stiamo perdendo la capacità di parlare e di comunicare tra di noi. Non tutti certo, ma tanti, si. In altre culture, meno tecnologicizzate, il contatto umano ancora ha valore. Il silenzio e l’indifferenza, come affermava Enzo Biagi, fanno più vittime di mille bombe.