Chi “sposare”? Signora Sapienza o madame stoltezza?

Chi “sposare”?  Signora Sapienza o madame stoltezza?

Padre Ernesto Della Corte*

Nella Bibbia nel Libro dei Proverbi, al termine della lunga introduzione di ben nove capitoli, troviamo un testo stuzzicante e utile per descrivere la situazione che stiamo vivendo non da mesi, ma da anni, vista l’irresponsabilità degli uomini del pianeta. Con molta tristezza osservo una pandemia dell’idiozia, perché invece di ascoltarci a vicenda e dialogare sulle realtà su cui operare, previa riflessione profonda, si tamburella con le parole, le polemiche e gli scontri a tutti i livelli. Vedere poi un Parlamento, trasformato in una classe di “mocciosi” che si divertono solo a contrastarsi, porta moti di stizza in chi, in questo momento, non solo non ha ancora ricevuto gli euro promessi, ma vede lo spettro della fame per la propria famiglia. È un fiore all’occhiello di questa Italia, invece, tanto volontariato, le Caritas, gli operatori di ogni credo e cultura che come possono intervengono, condividono, spronano a risolvere insieme una povertà che avanza come e più del virus.

Fosse solo questo! … ci ritroviamo anche con la pandemia della corruzione, virus mai debellato, contro il quale non basta un prodigioso vaccino, ma che può essere contrastato solo da una legalità che sia nel DNA di ogni persona e da un “NOI” che a qualsiasi livello non entra purtroppo nelle cellule maligne dell’io, sempre più egoista e autoreferenziale.

Come riconoscere la differenza tra un ragionamento corretto e uno errato? Ci viene in aiuto il testo di Proverbi 9, in cui leggiamo che madame stoltezza sembra parli come la Sapienza, usa le stesse parole, si presenta e agisce con un manifesto meccanismo di seduzione, come certe pubblicità stuzzicanti, e invita a sedersi alla sua tavola: è, però, solo seduzione, propaganda e nasconde l’ambizione di voler dominare le persone. Si presenta con un codice morale molto forte, assume le apparenze di una fede ostentata, promette di difendere tutti da tutto e, soprattutto, sparla continuatamente della Sapienza, ma in fondo non opera nulla. È completamente passiva.

La Sapienza, invece, agisce con sette azioni, cifra delle azioni compiute: manda a chiamare e ricerca le persone, si mette in movimento e si reca dove le donne e gli uomini vivono, entra in contatto e relazione con loro, il banchetto a cui invita è pubblico e non è riservato agli “eletti” né fatto di notte, come agiscono le seduttrici. La Signora Sapienza offre cibo vero: pane e vino, che noi cristiani ben conosciamo, perché sono la cifra della Vita, quella che ogni giorno ci è donata. «Abbandonate l’ingenuità e vivrete – afferma Sapienza – andate dritti per la via dell’intelligenza» (Proverbi 9,6).

Vi chiederete come mai offro questa chiave di lettura sulla crisi della pandemia che stiamo vivendo? Se ci guardiamo intorno c’è troppo un discutere, parole gettate gli uni contro gli altri, ma non si coglie il sistema di riferimento intorno al quale fondare una programmazione di ogni nostra realtà. Cosa ci ha rivelato questa crisi mondiale? Quali nervi scoperti ha mostrato così chiaramente? Stiamo riflettendo? Il virus non conosce barriere, confini di stati, oceani e cieli sono attraversati in pochissimo tempo, perché il Covid-19, è il suo nome, cammina con le nostre gambe, tocca con le nostre mani, respira con i nostri polmoni, che poi fa collassare e cementare, ahimè portando a morte dolorosa, atroce e solitaria: che denuncia delle nostre auree “case di riposo”, si è rivelato disumano ed eterno.

Davanti a questo scenario siamo tutti invitati a usare intelligenza, saggezza e discernimento, perché la nostra umanità non vada a degradarsi e annullarsi. Il virus ci ha mostrato che da decenni e decenni stiamo depredando la nostra Terra, la Casa di tutti; il pianeta è soffocato, schiacciato e spremuto, come fosse un bene da consumare ognuno per sé e i propri interessi.

Cosa porta a questo modo di pensare e di agire così maldestro, direi quasi omicida? È ciò che regna in molti cuori e in molte menti: si ragiona per arricchire se stessi, per il potere e il dominio dell’uomo sull’uomo. Pensate a quanti schiavi ci sono ancora oggi: bambini sfruttati nel lavoro e nella schiavitù sessuale, uomini e donne costrette ai lavori forzati; le nazioni del mondo spendono oltre 2000 miliardi di dollari per armarsi e potersi distruggere migliaia di volte! È un controsenso mostruoso, come se potessimo morire più volte: ecco dove porta madame stoltezza e scriviamola con la minuscola, sempre, perché non ha dignità, non è umana, è diabolica, nel senso etimologico, cioè porta a divisione e dove c’è divisione regna l’egoismo e la tirannia.

Ogni persona sfruttata perde la propria dignità, ma anche chi li sfrutta la perde, abbassando e mortificando inevitabilmente tutta l’Umanità. La terra non è un possesso da sfruttare, ma un luogo di relazione, dove il lavoro è opera creativa: il Signore al settimo giorno cessò il suo lavoro per donare alle donne e agli uomini la sua opera, affinché la potessero continuare e portare a compimento. È questa la dignità del lavoro, che invece spesso è solo sopravvivenza, è lavoro forzato e nemmeno retribuito con giustizia.

Il virus ci sta educando in una certa maniera a rispettare aria, acqua, terra e fuoco, sì anche il fuoco perché i vulcani sono i grandi giganti che riequilibrano la Terra e dobbiamo imparare a tenere le distanze da loro: serve sempre una giusta relazione con ogni creatura.

Noi non sappiamo abitare, spesso non siamo in grado di fare casa, perché la casa non è una location, come si usa nel linguaggio parlato (ma che brutta parola!), ma è un progetto di vita e un modo corretto di stare e abitare nel mondo. Credevamo di stare al sicuro a motivo delle distanze, tanto il virus è in Cina e mica arriverà dall’altra parte del mondo. Come le acque inquinate in Giappone per l’esplosione nucleare pensavamo non arrivassero mai nei nostri mari o come la plastica che è giunta persino nelle nostre cellule, sigh!

E cosa facciamo noi tutti? Continuiamo a ragionare come madame stoltezza, perché pensa ognuno di aver costruito la propria fortezza e poi ci accorgiamo che il pericolo non viene da fuori, ma da dentro: è in noi e nella logica perversa del pensare solo a sé, pensando di fare per tre, come dice l’errato proverbio creato dalla imbecillità. Abbiamo costruito le nostre case pensando al fortino che ci difende e scopriamo, purtroppo, di aver costruito le nostre tombe.

Abita davvero chi costruisce ed è casa propria negli altri: è la relazione il luogo più sicuro, perché se all’altro tu fai ciò che vuoi per te, allora – dice Gesù – tu costruisci anche per te. E se doni, ricevi, e più dividi più raccogli: è la matematica della solidarietà, nemmeno difficile da capire e nemmeno da praticare: provare per credere.

Dovremmo forse come San Francesco d’Assisi mettere mano anche alla grammatica, eliminando quei possessivi terribili, che una volta erano usati per la pubblicità: solo mio, solo tuo…invece di dire NOSTRO. A volte capita pure che un credente usi il “mio” pure con Dio: che iattura, pure Lui imprigionato nei possessivi. Gesù, invece, ci ha insegnato a dire Padre nostro.

Alziamo il volto, oggi che possiamo vederci solo con le mascherine, impariamo a valutare la relazione, a guardarci negli occhi, a pensare con il “noi”, perché la stessa Fede è un noi che ci invita a essere comunità. È fede quando mi lascio incontrare dal Signore e lo faccio abitare nella mia vita. È coerenza politica, economica, civile, quando permetto all’altro di abitare in me, perché lo straniero non è mai fuori di noi, ma è in noi e l’altro, quando lo incontri, te lo rivela.

Papa Francesco in questi giorni ci ha offerto azioni simboliche e molte riflessioni per aiutarci a riprendere quella che lui chiama “ecologia integrale”, che vuol dire pensare e agire connessi gli uni agli altri, a mettere in luce i rapporti e ad abitare il mondo riscoprendo che siamo davvero tutti uguali e che per quanto siano diversi i nostri colori della pelle o le nostre culture, siamo proprio uguali e abbiamo bisogno delle medesime realtà.

Non credete al progresso puramente economico o a uno sviluppo tecnologico per pensare di risolvere ogni problema. No! Ogni persona deve impegnarsi a lasciare questo mondo migliore di come lo ha ricevuto, come nelle culture che a noi sembrano arretrate e ormai passate. Non c’è davvero progresso senza rispetto delle persone e dell’ambiente e il grido della Terra, dei giovanissimi come Greta Thunberg e quello dei nostri giovani sia un urlo che ci faccia risvegliare da questo stato di dormiveglia e di torpore che è peggiore della morte. Papa Francesco afferma nella Laudato si’ al n. 230:

Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato è al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma.

Per vincere il virus dobbiamo togliere da sotto i suoi piedi (che sono i nostri) tutto ciò che lo ha favorito: sfruttamento della terra, cementificazione, inquinamento, depauperamento delle riserve della terra, distruzione di foreste, boschi, mari, laghi, fiumi. Per ottenere questa vittoria dobbiamo vincere due seduzioni della stoltezza: pensare che le cose possano cambiare solo dall’alto e credere che il lavoro sia una forma di guadagno e non di con-creazione per imparare ad abitare, a fare casa con gli altri. Diceva un grande studioso della Bibbia e un poeta eccellente, P. Davide Maria Turoldo:

Progresso non è/quando scienza accresce/la tua dipendenza dalle cose:/
progresso è solo/quando spezzi/la tua schiavitù (D.M. TUROLDO, Il grande male,
Mondadori, Milano 1992, p. 100).

La morte di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo ci ha rivelato che dobbiamo temere maggiormente la morte a cui ci porta il matrimonio con madame stoltezza. Amiamo, invece, la Signora Sapienza, riflettiamo e ponderiamo le nostre scelte, impariamo a costruire insieme e a saper gestire il bene comune. Abbattiamo la corruzione e il turpe possesso e impariamo ad abitare insieme. Basta soldi per le armi, ricerchiamo insieme per sconfiggere i mali, la fame, le malattie, le ingiustizie e le tirannie e forse scopriremo che donare e fare felice l’altro/a è più che ricevere. Sta a ognuno di noi scegliere chi “sposare”: assumo la logica di madame stoltezza e quindi penso solo a me e al mio guadagno oppure scelgo la logica della Signora Saggezza, che mi porta a decidere cosa è bene non solo per me ma anche per gli altri?

Dimenticavo…sento che qualcuno/a già obietta che questo è solo un sogno…ma chi non sogna più è solo un cadavere che cammina e prima o poi emanerà solo puzza di carogna, noi però non dobbiamo sopravvivere, ma VIVERE!

*biblista