Terzo millennio: i socialisti cancellati dalla storia del nostro Paese

 Giuseppe Lembo

Come omaggio ad una vecchia militanza, ricevo di tanto in tanto il periodico “Quarto Stato – giornale socialista”, edito dall’omonima associazione “Quarto Stato”. È bello pensare ad una stampa socialista ed a sogni socialisti, purtroppo tramontati anche in provincia di Salerno, in quanto, il cordone ombelicale, con le ideologie di riferimento, è stato traumaticamente reciso. È bello ricordarsi dell’immagine del “Quarto Stato” che ha dominato nel nostro Paese, soprattutto durante le grandi stagioni socialiste. Purtroppo il clima è cambiato e con il clima ed i sogni libertari del socialismo umanitario, sono cambiati anche gli uomini e con essi l’impegno di un’idea forte e di ideali convinti che hanno cementato per molti decenni, nel nostro Paese, l’unione del popolo socialista. Oggi non c’è più niente di tutto questo. Oggi quel popolo di fede socialista è politicamente scomparso; si è lasciato intruppare a destra, in Forza Italia ed a sinistra nel partito dei DS. Restano, del passato, solo macerie, speranze ed attese deluse e tanti sogni di cambiare la politica per cambiare l’Italia e forse anche il mondo, facendo appello ai sentimenti universali dell’umanità e della solidarietà. Di fronte agli scenari attuali, i padri del socialismo italiano arrossirebbero e certamente, con atto di sdegno, rifiuterebbero la pretesa identità socialista. Un’identità, da qualcuno ancora strillata, ma che di fatto non c’è più. Il Terzo Millennio, purtroppo, non nasce, nel nostro Paese, così come era nelle attese di tanti, come il millennio del socialismo italiano di vecchia tradizione, nello spirito del pensiero di Turati, di Giolitti, di Lombardi, di Nenni e di Pertini. Con i grandi appuntamenti della storia dei nostri giorni, fatalità vuole che, i socialisti italiani non ci sono. Non è certamente né Boselli o Nencini, né le poche frange sparse, come corpi senza vita, in diverse parti del Paese, a rappresentare il sogno socialista. I più hanno scelto strade diverse; pochi hanno conservato gelosamente la loro identità socialista, lontani dai fragori della politica di questi tempi che, purtroppo, è in evidente crisi, anche per effetto del grande ed incalcolabile vuoto socialista. Il partito socialista non c’è più né in Italia, né in Campania e/o a Salerno. Un partito leader della politica del nostro Paese e laboratorio politico in Campania ed a Salerno in particolare, purtroppo, è ormai scomparso. La sua è storia passata. Se ne stanno perdendo le tracce ovunque; è del tutto cancellato nelle coscienze giovanili sempre più estranee ai fatti della politica. La sua fine, non è solo il frutto di una presunta colpa della crisi politica dell’era craxsiana, alla cui corte, hanno attivamente operato anche gli “avanzi” del socialismo odierno; la sua fine è, soprattutto, il frutto dei tempi cambiati e di istanze della società civile, a cui non si è saputo minimamente rapportare un nuovo corso socialista. Il tutto, colpa degli uomini che hanno governato il partito soprattutto negli anni della grande crisi, iniziata tristemente a partire dagli anni novanta. Molti socialisti potenti hanno cercato di conservare e di difendere il potere personale, percorrendo altre strade. Quando, “re nudi” tutto è crollato addosso, allora è scattato il tentativo di salvataggio personale, buttando la propria ancora di salvezza, prima di tutto a sinistra, tra i comunisti. A gomitate, ciascuno ha cercato di crearsi nuovi spazi di potere, vivendo in modo ammucchiato, un’esperienza di governo, il frutto del bisogno di soddisfacimento frettoloso di un potere da tempo ricercato che, per atteggiamenti arroganti ed irriguardosi nei confronti del popolo della sinistra, sempre più abbandonato a se stesso e sempre meno legato alle proprie rappresentanze politiche, è finita miseramente. In Italia, purtroppo, non c’è più il Partito Socialista, tale da potersi richiamare alla nostra storia socialista ed alle radici di un’identità perduta che, ancora, rappresenta un “sogno proibito” per molti che, vivono all’ombra delle grandi sceneggiate e/o delle abbuffate di potere. I pochi “avanzi” del socialismo italiano sono del tutto simili alle forze politiche sia di governo che di opposizione. Fa male per un socialista dire queste cose ed analizzare in modo così impietoso la propria storia politica che nell’essere storia del popolo socialista è, di fatto, anche la propria storia personale, in quanto percorso di vita vissuta animata da una grande fede e da forti ideali. Riconsiderarla, non è un piangersi addosso, ma solo un’esperienza di attenta riflessione sugli scenari politici del nostro Paese. Data la diffusa mediocrità politica ciascuno è oggi costretto ad allearsi ed a ricercarsi la propria nicchia di schieramento per la sopravvivenza. È questo il miracolo della politica del nostro Paese? Io non ci sto e rifiuto ogni forma di allineamento. Da sognatore voglio essere libero di pensare socialista, senza subire il ricatto politico dello schieramento di comodo. Ma sono un socialista libero da vincoli e purtroppo orfano di un partito che non c’è per potermi rappresentare nelle libere scelte di umanità e solidarietà, valori portanti del socialismo universale di tutti i tempi. Fare la ruota di scorte del potere dominante non esprime la forza dell’identità di appartenenza, ma solo un modo di essere, per cercare di dire, sottovoce e senza pretese, ci sono anch’io.