Caos Libia

Angelo Cennamo

La guerra che si sta combattendo in Libia rischia di stravolgere gli scenari internazionali e di aprire delle crepe molto serie nelle relazioni diplomatiche dei paesi occidentali che l’hanno assecondata. La risoluzione 1973, siglata dall’Onu con grave ritardo rispetto allo scoppio della rivolta in Cirenaica, impone sui cieli libici una no-fly zone allo scopo di proteggere gli insorti dagli attacchi aerei dei militari fedeli al rais. Ma al di là dell’interdizione dello spazio aereo, il provvedimento adottato dalla comunità internazionale appare poco chiaro in ordine ai contenuti e alle modalità della sua attuazione. Ne è venuta fuori un’operazione militare confusa e pasticciata all’interno della quale i paesi coinvolti litigano perfino sulla conduzione della missione. Il protagonismo accelerato di Sarkozy, inoltre, sta di fatto minando la credibilità umanitaria dell’intervento, facendolo apparire piuttosto come una forma di neocolonialismo mascherato. Dopo aver a lungo puntato i piedi, il presidente francese  ora sembrerebbe essersi convinto della necessità prospettata dal governo italiano di dover lasciare le redini dell’operazione alla Nato, anche per conferire pari dignità ( e pari bottino) a tutti i paesi intervenuti. Il rischio, infatti, che i francesi possano scalzare l’Italia dal mediterraneo, subentrando nel partenariato con la Libia è molto alto. A poco meno di 8 mesi dall’accordo siglato da Berlusconi e Gheddafi, con il quale il governo italiano era riuscito a garantirsi ingenti forniture di gas e di petrolio, oltre che l’impegno da parte dei libici ad ostacolare gli sbarchi dei clandestini a Lampedusa, la missione fintamente umanitaria annullerà, infatti, qualunque pattuizione di quel trattato lasciando campo libero ad un Sarkozy già lanciato nella campagna elettorale del 2012 che lo vede nei sondaggi dietro i socialisti e i nazionalisti di Le Pen. Cosa ci insegna questa guerra. Tre cose fondamentali. La prima : la “realpolitik”, che da noi le forze progressiste considerano eticamente riprovevole ed un’arma da brandire per alimentare l’antiberlusconismo, in tutti gli altri paesi è una regola da perseguire con ogni mezzo, anche a costo di logorare i rapporti con le altre nazioni. La seconda : Berlusconi aveva visto giusto quando nei primi giorni dell’insurrezione ( quasi completamente sedata da Gheddafi) rispondendo ai giornalisti che lo incalzavano sulla sua reticenza, disse : “Non voglio disturbare”. Se si fosse astenuto, come hanno fatto saggiamente la Germania e la Russia,  non rischieremmo di trovarci mezzo Maghreb in Sicilia. Terzo : la comunità europea è fallita, anzi non è mai esistita. E chi ha creduto nell’europeismo, sacrificando sull’altare di Bruxelles grosse fette di sovranità nazionale, ingrassando così la burocrazia dei tecnocrati della melanzana troppo lunga e delle quote latte, farebbe bene a ricredersi : di fronte al denaro e al petrolio, ognuno pensa per sè e Dio per tutti.    

 

2 pensieri su “Caos Libia

  1. realpolitik per realpolitik i fatti stanno in maniera diversa da come li hai sistemati. premetto che per quanto mi riguarda sono contro qualsiasi guerra, cioè pacifista e non violento sempre. la storia ha dimostrato in india e nelle ex repubbliche sovietiche che è possibile ottenere la libertà senza violenza, e tra bobbio e capitini scelgo capitini, ghandi e lanza del vasto.
    dicevo i fatti, eccoli: è confermato che quando è arrivato il nostro “petit homme” al vertice di parigi la germania, francia e gran bretagna avavano già deciso il da farsi, quindi considerazione zero. in quel momento il nostro ministro della guerra -pardon della difesa- ha iniziato a dire che anche noi si attaccava. e difronte a questa desolante situazione, mancata considerazione internazionale, si è sviluppata una dinamica interna al governo a dir poco ridicola, anche se ormai abitudinaria, cioè di almento tre posizioni diverse e contradditorie, all’estero non hanno potuto far altro di prenderne atto a chiederci di fare da scendiletto.
    per quanto riguarda la sinistra ormai, e mi dispiace, sono bobbiani e nell’ambito di una presa di posizione internazionale sono interventisti, lo hanno dimostrato in kossovo prima, ed oggi offrendo l’appoggio ad una sorta di documento comune, e questa maggioranza ha rifiutato questa possibilità di unità di intenti solamente perchè aveva necessità di trovare la quadra al proprio interno.
    i clandestini gheddaffi li fermava in modo atroce ed inumano, le denunce di amnesty international, sono documentate e ripetute e solo la mancanza di umanità, compassione e rispetto per la vita umana e dei diritti umani può ritenere quella prospettiva positiva.
    ma questa vicenda libica ci porta di fronte all’ennesimo fallimento della nostra politica internazionale, l’evidente mancanza di informazioni, tanto ci pensa lui con le telefonate personali a dettare la linea, ci hanno fatto trovare veramente impreparati e, contemporaneamente, a pagare le pagliacciate delle tende, amazzoni, cammelli e fantomaniche conversioni coraniche avvenute nella nostra capitale, con tanto di baciamano, qualche mese fa. quindi mi dispiace comunicarti che l’unione europea esiste è vegeta e noi non contiamo proprio niente anche nella misura delle melanzane perchè non abbiamo uno straccio di politica autonoma. siamo a rimorchio e con l’andata in pensione di bush c’è rimansto solo l’amico putin, quello del lettone.
    a mio parere in tutta questa faccenda, nordafricana, chi ci perde è il sud, che proprio in quelle terre potrebbe trovare affari, sviluppo, relazioni proficue. io quei profughi li accoglierei e sul campo umanitario riscatterei, anche da un punto di vista economico, la mia terra.
    saluti

  2. Il sud Itali ha bisogno di tutto tranne che di decine di migliaia di “profughi”, come li chiami tu. In Regioni come Campania, Calabria e Sicilia il tasso di disoccupazione è così alto che non ci è consentito offrire riparo ad altri poveracci ( come noi).

    La politica internazionale di questo governo è stata proficua. Il trattato con Gheddafi era molto vantaggioso, sotto tutti i punti di vista. Poi è scoppiato il Maghreb e la confusione ha coinvolto tutti, a cominciare da Obama. In Libia si combatte una guerra civile. Non saprei dirti quale tra le due fazioni sia quella dei “buoni” e quale quella dei “cattivi”. Nell’incertezza, il governo italiano ( primo partner commerciale della Libia) forse avrebbe potuto seguire una linea diversa. Ma i dubbi sono tanti.
    AC

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