Sassano: la mozzarella è blu?

Aldo Bianchini

Venerdi 23 luglio scorso nell’edizione delle 13.00 del TG/5, nel contesto di un servizio dedicato alla famigerata”mozzarella blu”, è stato citato soltanto Sassano come il paese in cui si era verificato un caso di mozzarella colorata. Per dovere di cronaca devo correggere tale affermazione e notiziare in peggio: non solo a Sassano ma anche a Sala Consilina e a Montesano sulla Marcellana si sono verificati casi simili a quelli del nord-est del nostro Paese. I tre paesi citati, Sassano – Sala Consilina e Montesano/M., si trovano tutti nel Vallo di Diano che, in fatto di latticini, produce il 45% del “fior di latte” provinciale pari al 20% di quello dell’intera produzione campana. Una risorsa economico-finanziaria che sta, credo, al primo posto territoriale nella filiera allevamento-imprenditoria-occupazione. Quello dell’indotto derivato dalle attività lattiero-casearie è un altro elemento da non sottovalutare in quanto intorno al latte lavorano diverse centinaia di piccole imprese che occupano varie centinaia di dipendenti. Il fenomeno dell’allevamento delle mucche, della produzione del latte e dei suoi derivati, insomma, nel Vallo di Diano crea occupazione e ricchezza. Un fatto come quello della mozzarella blu potrebbe sospendere o addirittura fermare il fenomeno descritto con grave ripercussione per l’occupazione, per i trasportatori e per gli stessi allevatori. Se si blocca la grande ruota del latte l’intero Vallo di Diano subirebbe ripercussioni indescrivibili. E cosa fanno le Amministrazioni locali per prevenire i guasti derivabili dagli abusi che, comunque, qualche imprenditore lattiero-caseario commette? Nulla, perfettamente nulla. Faccio il caso del paese che tra quelli citati conosco meglio per varie ragioni: Sassano. Devo premettere che tante responsabilità non possono ricadere sugli amministratori locali, ma una responsabilità come questa certamente si, in quanto riguarda il settore delicatissimo dell’occupazione e dell’allevamento, prima ancora che della lavorazione e della commercializzazione. Da  decenni l’amministrazione comunale è assolutamente inerte, per non dire ”connivente”;  per decenni gli amministratori locali hanno fatto finta di non vedere e di non sapere, avevano invece il dovere sacrosanto d monitorare la situazione con accertamenti rapidi e mirati per poter riferire alle competenti autorità, anche giudiziarie, del territorio. Non è stato mai fatto, almeno così risulta. Eppure tutta la popolazione conosce nomi, fatti e circostanze di cosa è avvenuto nell’ambito del territorio comunale. Tutti sanno chi e perché ha inquinato per anni anche i fiumi con scarichi di materie velenose, e continua a farlo impunemente. Non spetta certamente alla popolazione denunciare o riferire, il Comune ha tutti gli strumenti necessari alla bisogna e qualora non li avesse deve immediatamente approntarli. Dovrà essere questo uno dei principali compiti della nuova amministrazione retta dal sindaco Tommaso Pellegrino che in materie ambientali non è certamente uno sprovveduto. Del resto la maggior parte dell’economia sassanese si regge sulle oltre cinquanta medie e piccole imprese che danno lavoro a circa un  migliaio di persone. Non bisognerà guardare in  faccia a nessuno e denunciare sistematicamente tutte le violazioni commesse da poche e ben individuate imprese del settore. Anche per mettere in grado il TG/5 di citare Sassano come un caso modello da prendere ad esempio. Nell’attesa va segnalato come dato preoccupante che la vendita dei prodotti lattiero-caseari, soprattutto per quanto attiene la mozzarella, nel Vallo di Diano è calata vistosamente.

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