Verbi Swahili: Kuamkia (salutare)

Verbi Swahili: Kuamkia (salutare)

Padre Oliviero Ferro

Quando incontri qualcuno, la prima volta, in africa (Congo), scatta il saluto. Ci si ferma, ci si guarda in faccia e poi “jambo” (ciao, buon giorno) a cui si aggiunge “habari gani?” (quali notizie, come stai?) e da lì, se non si ha molta fretta, comincia un piccolo dialogo. Magari ci si siede all’ombra di un mango. Dimenticavo: ci si dà la mano, non come da noi, ma con le due mani, guardandosi in faccia e magari con un sorriso. Ci si presenta :”Uko nani? (Chi sei.) Unatoka wapi? (Da dove vieni?) Unaenda wapi? (Dove vai?)”. Se poi sei straniero, magari bianco (mzungu), ti chiedono come mai sei venuto in Africa, Tu gli rispondi che non sei un commerciante (che cerca i legni pregiati, o un imprenditore di strade o un commerciante), ma sei un “padiri” “(padre missionario) e che lavori nella parrocchia (in questo caso) di Baraka (era il luogo dove nell’800 venivano radunati gli schiavi per essere portati in Arabia da Tippo Tip, un grande mercante di schiavi (Baraka vuol dire benedizione).

Poi aggiungi che durante la rivoluzione mulelista nel 1964 sono stati uccisi due missionari. Allora comincerà a dirti che conosceva quella storia e che era rimasto ammirato dal loro coraggio di restare, nonostante fosse loro consigliato di andarsene. Si vedeva che volevano bene alla popolazione. Allora io mi faccio coraggio e gli chiedo se vuole venirci a trovare alla missione, quando ha un momento libero. Mi risponde “Mungu akipenda, tutaonana (se Dio vuole, ci vedremo)”. Ci si saluta e ci si augura un “safari njema, uwasalimie watu wa jamaa lako (buon viaggio, saluta quelli della tua famiglia)”. E ognuno continua per la sua strada. Quando invece, si va a visitare qualcuno nella propria casa, la prima cosa da fare è di bussare e dire”Hodi”(permesso)”. Dall’interno ti rispondono “Nani? (chi è). E tu rispondi chi sei .

Allora arriva il “karibu” (entra, benvenuto)” e quando sei riuscito a vedere chi ti ha dato il via libera per entrare nella sua casa, ti dirà “starehe” (metti comodo)”. Qualcuno ti darà una sedia o uno sgabello. Ti porteranno qualcosa da bere e da mangiare (delle arachidi). E si comincia a “kuzungumuza” (a parlare, chiacchierare)”. Prima di andartene, dirai il motivo della visita. Il/la proprietaria della casa ti dirà “aksanti kwa ujio wako (grazie per la tua venuta)”. E risponderai “aksanti kwa mapokeo(grazie per l’accoglienza)”. Saluti e dai il tuo “kwa heri(arrivederci)”. E così ogni volta te ne torni a casa con qualcosa in più: hai condiviso e hai ricevuto molto: tutto semplicemente.