Personaggi africani: lavoratori del comune

Personaggi africani: lavoratori del comune

Padre Oliviero Ferro

Ogni comune che si rispetti ha i suoi lavoratori per risolvere i problemi della collettività. Quando vai in un ufficio pubblico per denunciare qualcosa, per chiedere delle spiegazioni, ti conviene armarti di molta pazienza e non guardare l’orologio. C’è sempre una cosa che mi ha fatto meraviglia ed è questa. Ci sono sempre degli avvisi che dicono: l’ufficio sarà aperto “a partir de”, cioè si è sicuri che a cominciare da quell’ora, forse, verrà qualcuno. Se protesti, ti rispondono, ma c’è scritto “a partir de” (cioè dalle 8 in avanti sarà aperto), ma non c’è scritto alle ore 8. Quindi pazienza. Quando finalmente arriva qualcuno, allora sei felice (almeno lo speri). Entra, con calma apre la porta, poi fa le sue cose…Forse verso le 9 comincerà a ricevere il pubblico. Bisognerebbe fare la fila, ma c’è sempre qualcuno che si dice amico, parente o conoscente dell’impiegato , che viene fatto passare tra i primi. Quando finalmente è arrivato il tuo turno (nel frattempo l’impiegato si era preso una pausa), vieni salutato e ascoltato. Tu spieghi il problema, porti dei documenti e alla fine chiedi quando sarà risolto il problema. Momenti di pausa, di riflessione, poi la fatidica risposta “non si preoccupi, le faremo sapere”. Se poi tu vuoi insistere e chiedere di parlare con il capo, l’impiegato ti guarda male, ma va a chiamarlo. Ritorna, dicendoti che è molto occupato e la prega di aspettare. Aspettiamo. Finalmente arriva, dicendo di fare in fretta perché ha un impegno urgente e si fa rispiegare tutto, dando la medesima risposta dell’impiegato. Passano i giorni, passano le ore…si ritorna al medesimo ufficio. Le solite domande con una risposta in più “Ci scusi, eravamo troppo occupati. Sono arrivati dei capi dalla capitale e abbiamo dovuto dirottare gli operai per preparare la loro accoglienza. Ma non si preoccupi, interverremo appena possibile”. E così si torna a casa. Eravamo all’ufficio delle acque. Insomma dovevano venire a riparare il collegamento tra la casa e il pozzetto dell’acqua. Li vediamo arrivare. Mi avvicino e chiedo se hanno trovato il tubo. Mi guardano preoccupati “No” mi dicono: Chiedo se hanno una piantina dove sono descritti i collegamenti. Mi guardano ancora…poi si rimettono a scavare. E finalmente trovano la valvola arrugginita. Per fortuna ne avevano portato una per rimpiazzarla e così la situazione si risolve, ma quanto tempo. Invece per la luce non è del tutto colpa loro. Spesso di notte ci sono dei ladri che tagliano una parte del cavo e così si rimane senza luce. Si va all’Enel locale per chiedere di ripristinare la linea. Risposta: “Tocca a voi. Noi non possiamo farci niente”. Ma la bolletta nel frattempo abbiamo continuato a pagarla. Questi ladri agivano su commissione. Nei cavi c’era il rame, che veniva portato al porto di Douala (Camerun) e poi messo nei container e spedito in Cina. E’ pure capitato che hanno rubato il disgiuntore della corrente. Sono andato in un negozio della città e l’ho trovato ben in mostra nelle vetrina. Ho fatto finta di niente l’ho comperato. Per terminare, nella città di Bafoussam, c’era la raccolta dei rifiuti con i camion, come ci sono da noi. Lavoravano anche di domenica. Poi andavano a scaricare in periferia, vicino a dei villaggi, uno dei quali faceva parte della nostra parrocchia di Nefa (periferia di Bafoussam, sempre in Camerun). Abbiamo cercato di dire di scegliere un luogo non abitato. Niente da fare. Il capo ha deciso e così si fa. Se la gente poi starà male, non è il suo problema.