Personaggi africani: pescatore

Personaggi africani: pescatore

Padre Oliviero Ferro

Avendo vissuto per almeno 5 anni sulle rive del lago Tanganika, a Baraka (Congo RDC), ho potuto vedere ed apprezzare il lavoro dei pescatori. Quante volte li ho incontrati nei viaggi sul lago. La nostra parrocchia era per metà, al di là della penisola dell’Ubwari e bisognava andare con un battellino per fare 130 km. di lago. Li vedevo sulle piroghe con il bilanciere, intenti a gettare le reti verso sera, in attesa che i pesci decidessero di entrare. Ne avevano bisogno, perché quella era la fonte del loro sostentamento. Dovevano pensare alla famiglia. Ma spesso c’erano degli inconvenienti che rendeva pericoloso il loro lavoro. C’era sempre qualche ippopotamo dispettoso che andava sotto la piroga e cercava di farli rovesciare. Forse lo faceva per gioco oppure non gradiva la presenza di coloro che gli portavano via il cibo quotidiano. I coccodrilli invece si riposavano sulla sabbia a prendere il sole, pronti, se qualcuno finiva in acqua, ad andare ad accoglierlo e a depositarlo in fondo al lago per poi cibarsene con comodo. Quando al mattino, tornavano verso la spiaggia per scaricare il pesce, erano accerchiati dalle sanguisughe umane: impiegati del comune (per far pagare la tassa), militari e altri sfaccendati. Insomma era una lotta continua. Per fortuna, arrivavano le mogli e altri amici per salvare almeno una parte del pescato. Poi, dopo averlo venduto, quello che rimaneva (soprattutto i pesci piccoli, gli ndagala, e altri medi, mikeke) veniva messo a seccare sulla spiaggia: poi veniva insaccato in grandi sacchi di iuta per essere portato nei mercati dell’interno. Quelli più grossi (i capitaines), cercavano di venderli nel villaggio. Diverse volte sono venuti alla missione. Era lunghi un metro e mezzo e vi assicuro che erano buonissimi. Il pomeriggio lo trascorrevano un po’ in famiglia e un po’ a riparare le reti e le barche. E quando tramontava il sole e la luna faceva la sua apparizione, di nuovo a pescare e così ogni giorno. Si facevano coraggio cantando. Quelle volte che li si incrociava sul lago, era naturale salutarli e augurare loro un buon lavoro. Eravamo diventati amici. C’era chi pescava pesci e chi pescava uomini per il regno di Dio. Ognuno aveva le sue reti e le sue barche. Ma colui che insegnava le tecniche era uno solo e tanti anni fa qualcuno le aveva imparate e aveva fatto delle pesche miracolose…