Avventure missionarie: ponti e strade lungo lago Tanganika

Avventure missionarie: ponti e strade lungo lago Tanganika

Padre Oliviero Ferro

Se uno parte dal centro della Diocesi, da Uvira (RDC) per andare alla missione di Baraka (80 km di strada e oltre 55 ponti), costeggia il lago Tanganika. Qualcuno potrebbe dire: 8° km li possiamo fare in un’ora o poco più. E’ quel “poco più” che può diventare molto elastico (diciamo sulle 7-8 ore). Perché? Prima di tutto la strada non è asfaltata; quando piove, è scivolosa o si rischia di restare impantanati. Spesso ci sono le rocce che affiorano dal lago. Poi bisogna attraversare un fiume che scende dalla montagna e entra nel lgo. Ora, hanno fatto un ponte (costruito dagli italiani. Veri specialisti di queste costruzioni). E poi, ci sono i ponti: almeno 55. E’ tutta un’avventura. Quando si arriva a un ponte, è meglio fermarsi prima per verificare, se si può e come passare. Alla base del medesimo ci sono due rotaie in ferro che sostengono delle travi in legno (planches, madriers), ma spesso sono consumate, marce, a causa delle piogge e non sempre vengono sostituite in tempo. Quindi, se mancano e si deve passare dall’altra parte, ci sono due soluzioni: se non è piovuto, si scende nel guado e si risale dall’altra parte. Oppure, si manda qualcuno dall’altra parte del ponte che guidi l’autista a passare con le ruote sulle due rotaie, con molta calma e sangue freddo.

Un’esperienza fatta diverse volte. E così via, fino al prossimo. Può anche succedere che il ponte sembra a posto e si pass, sicuri di arrivare dall’altra parte, mah…una volta, in un ponte doppio, facciamo la solita manovra di attraversamento e quando si sta per arrivare, si sente un crack forte, si dà un’accelerata e si vola…si era rotta la trave che stava alla fine del ponte. Sicuramente, come dico io, un angelo in libera uscita ci aveva sostenuto. La cosa più avventurosa è stata l’attraversamento del fiume Sandja. La prima volta con l’autista africano, la seconda da solo. Per fortuna la land rover era alimentata a gasolio e non a benzina. Entrando, piano piano l’acqua sale fino al finestrino e la corrente tende a portarti verso il lago. Cerco di guardare avanti e prego tutti i santi e e le sante. Arrivo vicino all’altra sponda. Accelero e riesco a salire. Per fortuna il motore non si è fermato. Ma quanta paura (da tenere presente che per ritornare a casa, bisogna rifare la medesima strada…). A  volta si rischia che i freni si rompono e rischi di finire a mollo nel lago. Insomma, un buon banco di prova per autisti alle prime armi; così pure il fare l’inversione di marcia in uno spazio ristretto. Si vede che qualcuno protegge i missionari.

Deve esserci un gruppetto di angeli, addetto a questo compito. Un’ultima annotazione. Spesso si incontrano camion che portano merci e persone. Il carico arriva fino alle sponde del medesimo e la gente sopra. Viaggio pericoloso, forse sì; ma la gente lo fa, perché non ci sono altre possibilità e sperano di non rimanere impantanati, nella stagione delle piogge. Allora diventa complicato fare uscire il camion dalle buche…Ma come si dice in Congo “pole pole, ndiyo mwendo” (piano piano, si arriverà….)