La Voce e la Vita della Chiesa: nascita della chiesa locale tra storia e leggenda

Diacono Francesco Giglio

La storia della nostra Chiesa locale poggia le sue fondamenta sui martiri Ante, Gaio, Fortunato, Felice e l’Apostolo ed evangelista Matteo. I quattro martiri sono stati uccisi ai tempi delle persecuzioni cristiane, operate dall’imperatore romano Diocleziano. I resti mortali dei primi tre sono conservati insieme a quelli di San Matteo nella cripta del duomo di Salerno. I Santi subirono le persecuzioni da parte degli Imperatori Massimiano e Diocleziano. Dopo aver vissuto per un periodo nascosti in preghiera, furono scoperti da un Proconsole e subito interrogati. La profonda fede cristiana fece loro disprezzare e rinnegare gli dei Pagani, nonostante le ripetute minacce di tortura. Dopo un primo episodio miracoloso manifestatosi sotto forma di esplosione di una grande luce all’interno delle carceri, che intimorì gli stessi carcerieri, il Proconsole ordinò di portarli in Sicilia per essere uccisi.  Nel corso del viaggio la nave incontrò una furiosa tempesta, che si placò grazie alle preghiere dei Martiri. Approdarono non più in Sicilia ma a Castelluccio in Lucania e insieme ad altri cristiani furono mandati al cospetto del Proconsole Leonzio, che uccise una parte del gruppo. Fortunato, Caio ed Ante furono portati il 28 Agosto a Salerno dove il Proconsole tentò ancora di convertirli al Paganesimo ma, di fronte al loro ennesimo categorico rifiuto, i tre martiri furono decapitati nei pressi di una chiesetta dedicata al “Dio Priapo”, in prossimità dell’attuale via Santi Martiri. I loro corpi, dopo essere stati protetti da tre aquile mandate da Dio, non furono più dispersi e dati alle belve ma seppelliti in prossimità del fiume “Lyrinus” (Irno). Fu eretta una chiesa a loro dedicata verso la metà del IX secolo d.C. rimasta attiva fino alla fine del XVI secolo. A causa delle continue scorribande dei saraceni, il Vescovo Bernardo, vissuto sotto il Principe longobardo Gisulfo I, portò le sante reliquie all’interno della città   nell’interno delle mura cittadine e precisamente nella chiesa di S. Giovanni Battista. Dopo la costruzione della Cattedrale di San Matteo nell’XI secolo, i corpi dei tre Santi furono trasferiti e custoditi nella Cripta nei pressi dell’altare dedicato al Santo Patrono. Accanto ai loro resti è possibile ammirare il ceppo marmoreo dove, secondo la leggenda, furono decapitati. Si dice che ponendo l’orecchio vicino al ceppo è possibile sentire scorrere il sangue dei tre Santi. La loro festa liturgica cade il 30 agosto. Felice invece fu ucciso in località Felline (Sala Abbagnano); i suoi resti mortali dal 1081, per volere dell’Arcivescovo Alfano I, sono conservati nella cripta del duomo di Salerno. La sua festa liturgica cade il 1° febbraio. Di Ante, Gaio e Fortunato la nostra cattedrale possiede tre bellissimi busti argentei (commissionati nel 1689 e visibili sull’altare appositamente costruito nel 1753).

Il 21 settembre, in occasione della festa di S. Matteo, vengono portati in processione. Un’ antica tradizione salernitana li definiva i fratelli e le sorelle di  S. Matteo. La venerazione dei Santi, caratteristica del culto di stampo cattolico, è uno dei fondamenti della cultura e del folclore di tutte le comunità sparse sul territorio italiano. La città di Salerno riserva una particolare devozione non solo per il suo Santo Patrono Matteo ma anche per Gaio, Ante, Fortunato e S. Gregorio VII. In particolare dei tre martiri salernitani si racconta una leggenda, che riguarda  un certo emiro Abd-Allah in procinto di devastare anche Salerno, dopo aver già distrutto gran parte del territorio campano. Una notte San Fortunato, comparso in sogno a un cacciatore, rivelò che i salernitani avrebbero dovuto controbattere l’offensiva dei saraceni e vincere la battaglia grazie all’aiuto di Dio. Abd-Allah morì sotto una trave cadutagli addosso poco prima di abusare di una giovane fanciulla salernitana all’interno di una chiesa. I salernitani, grazie ai  propri Santi protettori, hanno consolidato nei secoli la  fede, dando origine alla nascita della diocesi di Salerno. Le fonti storiche non danno una data precisa della sua nascita, anche se alcuni la datano nel IV secolo . Fonti più attendibili la citano esistente nei secoli V e VI nominando come primo vescovo S. Bonosio.  Fonti storiche ne confermano la presenza nel periodo longobardo e certificano la presenza, nel 640, del vescovo Gaudioso. Nel 983 la Chiesa di Salerno è sede Arcivescovile e Metropolitana, con Amato primo arcivescovo. La diocesi comincia ad avere la sua grande importanza. La gloria e la grandezza sia religiosa che civica è chiaramente espressa nella stupenda cattedrale. Nel 1058 è nominato Arcivescovo di Salerno Alfano I, l’ispiratore e la guida illuminata della costruzione della Cattedrale di Salerno, eretta da Roberto il Guiscardo e consacrata da San Gregorio VII all’inizio del 1085. Il 20 luglio 1098, Papa Urbano II concede all’arcivescovo Alfano II il titolo di Primate. Nel 1818 alla diocesi di Salerno viene annessa la diocesi di Acerno e nel 1986 la diocesi di Campagna. Oggi, sulla sede di S. Bonosio esercita il suo ministero episcopale Andrea Bellandi, 115° arcivescovo.