La Voce e la Vita della Chiesa: dal laicato al Diaconato

Diacono Francesco Giglio

Uno dei tanti meriti del Concilio Vaticano II è stato senza dubbio la riscoperta del ruolo dei  “laici” nell’ambito della Chiesa. Quando si parla di ” Laici “ si intendono tutti i fedeli (eccetto i consacrati e coloro che hanno ricevuto l’Ordine Sacro ) che dopo essere stati incorporati a Cristo nel Battesimo e costituiti “Popolo di Dio” , compiono nella Chiesa e nel mondo la loro specifica missione. Questa riscoperta è anche la risposta a quanti, animati da buona volontà, ricercano il loro posto nella comunità ecclesiale.

Il Concilio, riafferma la peculiarità del laico che si concretizza nella testimonianza di una vita cristiana fondata sul Vangelo. Questi deve tradurre il suo impegno nel mantenere vivi i valori fondamentali quali la vita, l’uomo, la morale, la famiglia, la religione, ecc… in questa società che distribuisce a piene mani al posto della gioia di vivere e la pace, la nausea, il pessimismo, la stanchezza, la depressione e la violenza. Il santo Papa Paolo VI affermava che il laico, con la sua presenza nel temporale, è il segno di una qualificata testimonianza della Chiesa nel mondo contemporaneo poiché, “l’uomo dei nostri giorni, ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri , è perché questi sono prima testimoni e poi maestri”.  Per avere però la forza del testimone la Chiesa raccomanda di alimentarsi senza sosta alle sorgenti della Fede e della Grazia mediante l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, i Sacramenti, ed una costante revisione di vita.

Il laico è esortato a rendere questa testimonianza in comunione con la Chiesa, nel dialogo sincero, nell’adesione fiduciosa, nella vera collaborazione con i Vescovi ed i Presbiteri, riscoprendo la diversità di ministeri, ma nella unità della missione. Nella Chiesa vi è diversità di doni e di necessità, di metodi e di settori da evangelizzare. Ma è lo Spirito che agisce in tutti, per la gloria di Dio e la santificazione degli uomini. L’appello più evidente e sicuro è che Cristo chiama ogni uomo alla cooperazione ed alla edificazione del Suo Regno. Di conseguenza dovrebbe nascere nei laici la volontà di scoprire il loro giusto posto nella Chiesa e di vivere questa scoperta nella pienezza della Fede, e nella convinzione che più si è penetrati di spirito evangelico più si potrà contribuire all’opera iniziata da Cristo.

Oggi, un numero, sempre più grande di battezzati sta prendendo coscienza di questa responsabilità totale e continua e della propria capacità di servire nella Chiesa e di inserirsi, come segno d’amore e come fermento evangelico, nel mondo. La creatività della Chiesa primitiva, fedele a Cristo nelle comunità vive, è davvero in sintonia con le esigenze dei nostri tempi, infatti è un segno positivo il sorgere di nuovi ministeri. Poiché la parola spesso non è chiara nel suo significato autentico, è il caso di precisare che ogni ministero è servizio; ma che ogni servizio ecclesiale non è ministero.Il servizio intende le varie opere o iniziative di singoli o di gruppi prestate in particolari e momentanee situazioni; mentre il ministero è un fatto duraturo e riconosciuto dal Vescovo. Questi ministeri istituiti, rispondendo alle necessità della Chiesa, vengono conferiti dal Vescovo mediante nomina e spesso con un particolare rito liturgico.

Il primo ministero, oggi importante nella Chiesa, è quello del “catechista” quale punto di partenza per la costituzione di una Chiesa tutta ministeriale e non di servizio. Spetta al catechista approfondire la propria Fede per poi esserne annunciatore con la parola e la vita. E’ grande la responsabilità di questi laici, uomini e donne, che si assumono l’impegno di iniziare i fanciulli all’incontro con il Cristo, il Vangelo e la Chiesa. Intorno a loro dovrebbe essere polarizzata l’attenzione di tutta la comunità, affinché con la preghiera ed il sostegno morale, i catechisti abbiano sempre la volontà e la capacità di crescere ed educare gli altri alla Fede della Chiesa . Nel 1971,  nel III Sinodo dei Vescovi, si ribadiva la necessità della rinascita dei ministeri laicali e con il motu proprio “Ministeria quaedam” di S.Paolo VI (del 15/08/1972) venivano istituiti due ministeri: il Lettorato e l’Accolitato.

Nel 1973 furono infine istituiti i “Ministri straordinari dell’Eucarestia” (oggi: Ministri Straordinari della Comunione), per la sola distribuzione   della Santa Comunione, a cui possono accedere uomini e donne. Nasceva così il senso della “ministerialità” laica che partendo dalla figura   del catechista si avviava ad essere un vero e proprio “ministero ordinato” nella figura del “Diacono“. Per raggiungere il Diaconato quindi è necessario intraprendere un cammino di formazione che ha come finalità quella di acquisire una sufficiente preparazione spirituale, dottrinale e pastorale. Come l’annuncio della Fede che dal Vescovo passa al Presbitero e da questi al Catechista, così la proclamazione della Parola di Dio, ma non il Vangelo, nell’assemblea liturgica spetta al Lettore nella sua qualità di “ministro istituito“. Questo ministero segna il gesto concreto di quanti vogliono impegnarsi, oltre che nelle celebrazioni liturgiche, nella organizzazione evangelizzatrice e catechistica.

Dopo il Lettorato, si accede al ministero dell’Accolitato. E’ compito dell’Accolito curare il servizio dell’altare, aiutare il Diacono ed il Sacerdote nelle azioni liturgiche, animando la comunità e curandone la formazione liturgica e biblica. Tutto il suo ministero, però, deve essere circondato da un’ardente pietà eucaristica ed un sincero amore per il Corpo di Cristo, il popolo di Dio, i deboli ed i malati. Si concretizza così la figura del “Diacono“, il quale risulta essere il laico convinto che partendo dalla scelta del suo posto nella Chiesa, ha scoperto attraverso il passaggio da Catechista ad Accolito, il senso del ministero ordinato.  Il ministero del Diacono, è il primo gradino dell’Ordine Sacro, che dopo   aver svolto un ruolo importantissimo nella Chiesa primitiva, oggi ritorna,   più che mai attuale come “ministero permanente” dopo il Concilio Vaticano  II.

Al Diacono il Vescovo impone le mani “non per il sacerdozio, ma per il ministero. In virtù dell’ordinazione, spetta al Diacono: amministrare il Battesimo, conservare e distribuire l’Eucarestia, assistere e benedire il matrimonio, portare il Viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura, istruire ed esortare il popolo di Dio, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere il rito funebre e della sepoltura. Con questi ministeri, si è riallacciata la catena del popolo di Dio che vede tutti, Papa, Vescovi, Presbiteri, Diaconi, Religiosi, Religiose e laici uniti nel comune sforzo di edificare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Tuttavia bisogna stare attenti a non creare confusioni di ruoli, di carismi e di ministeri. Tutto nella Chiesa deve essere ordinato per l’annunzio del Regno e per la salvezza dell’uomo.

Il vertice di tutto resta il “Sacerdozio” ed i laici anche usando di tutti i ministeri ordinati, istituiti e non, debbono sempre alimentare nel popolo di Dio l’esigenza e la necessità di far nascere vocazioni sacerdotali, altrimenti il Corpo di Cristo rischia di rimanere incompleto. Poiché tutti partecipiamo, in forza del Battesimo, al Sacerdozio di Cristo, che nella sua Chiesa si espleta attraverso ruoli e compiti ben precisi spetta a noi suoi membri: credere in ciò che proclamiamo, insegnare ciò che crediamo, vivere ciò che  insegniamo.