Salerno: al Duomo, intronizzata reliquia San Giovanni Paolo II

Rita Occidente Lupo

Un momento commovente, nel ricordo di Papa Karol Wojtyla, che da grande comunicatore, fece breccia nei cuori già dal suo primo affacciarsi al Palazzo Vaticano, dopo la fumata bianca, con quel Suo accento polacco, la Sua semplicità:  “Se sbaglierò mi corriggerete!”.

Ieri sera è stata intronizzata, presso l’altare dove sepolto Papa Gregorio VII, una reliquia di San Giovanni Paolo II, che resterà in Cattedrale per permettere a tanti di poter riflettere ed affidarsi all’intercessione di un Papa che è stato tanto amato nel nostro tempo.

“Un Pontefice entusiasta della vita- ha commentato don Michele Pecoraro, parroco della Cattedrale, che da mesi ha preparato tale momento di fede- da lasciare gioiosi i giovani, a frotte alle Giornate Mondiali della Gioventù e sotto la Sua finestra commossi, fino agli ultimi Suoi palpiti di vita. ”

“Un Papa che amò andare alla gente, visitando centinaia di Parrocchie- ha ricordato l’Aricevescovo Mons. Luigi Moretti- che personalmente mi diede la notizia del decesso di mia madre. E mi volle porporato! Ben due visite nella nostra città, una delle quali per l’intitolazione del Seminario metropolitano a Lui dedicato.”

“Un Papa che, al di là dei numerosi attributi, per le svariate doti umane e spirituali che Lo contraddistinsero, tenne sempre alto il profilo sacerdotale.Mons. Slawomir Oder, postulatore del processo di beatificazione, ha rivelato la sua profonda commozione nel dover gestire un ruolo delicatissimo, su un Uomo che nella Sua vita, dalle prime luci mattutine, che Lo vedevano in preghiera ed adorazione eucaristica, fino allo spegnersi del giorno, non si tirava indietro dal seminare amore misericordioso verso tutti. “Profondamente legato al culto mariano, nutrì anche spiccata devozione per lo Spirito Santo, trasmessogli dal padre. Potremmo definirLo il Pontefice della Speranza, perchè anche in occasione dei suoi compleanni, agli auguri rispondeva che anche se incanutiva di anno in anno, ringiovaniva per il Paradiso. Dopo l’attentato di Alì Agca scrisse una missiva, restata inedita,  sul valore del Perdono, senza il quale non si può vivere la speranza. Fino alla fine, tra tante sofferenze, tenne alto tale vessillo.”

“E proprio-Angelo Scelzo, già vice direttore della Sala Stampa Vaticana-questa spinse i Suoi passi anche nel Comune di Balvano, sfigurato dal sisma dell’80. Amando profondamente il Sud Italia, appresa la sciagura volle recarsi proprio in tale luogo di lutto, per portare la concreta parola di Speranza ai terremotati. I quali non l’acclamarono all’arrivo, presi dall’accaduto e sgomenti dalle vittime per il crollo della chiesa. Papa Wojtyla si costruì una pedana, salendo su un banco in formica verde ed iniziando a parlare alla popolazione, che  L’interpellò sull’assenza della preghiera. Il Papa rassicurò dicendo che quanto stavano vivendo, preghiera! Tanti aneddoti nei miei lunghi anni in Vaticano, dai quali emerge il Suo profondo senso del tempo, avendo vissuto svolte epocali notevoli. A proposito della caduta del Muro di Berlino, a quanti Gli attribuivano tale merito, rispondeva che il Muro abbattuto finalmente, in quanto errore della storia. Da grande comunicatore, allo stremo dei Suoi giorni, il silenzio nell’ultimo  abbraccio alla folla per l’Angelus, senza poter più parlare, ma con grande gestualità esaustivo. Un grande Papa Santo!”

Che riuscì a conquistare i cuori anche dei più freddi, interloquendo con estrema disinvoltura con tutti. “Col Presidente Pertini- ha concluso Arturo Mari fotografo, per circa mezzo secolo dei Pontefici ed anche di Papa Karol- scattò amicizia e diversi incontri. La Sua grande Umiltà lo rendeva alla portata anche di chi non aveva familiarità col sacro. Ma Pertini, quando Gli telefonava, chiedeva non del Papa, ma del suo amico!”