Gli angeli pasquali del Cristo Risorto

don Marcello Stanzione

La resurrezione di Cristo non è semplicemente un ritorno alla vita come accadde a Lazzaro, ma è soprattutto il passaggio ad una vita nuova per la potenza dello Spirito Santo. Essa non è soltanto una azione divina come tante altre ma è l’avvenimento decisivo della storia della salvezza. II tempo pasquale, che si estende dal Triduo pasquale fino alla domenica di Pentecoste, si può definire come il “tempo di un giorno unico prolungato, cioè senza tramonto”. Ogni anno la Chiesa, dopo aver celebrato; nel Triduo pasquale, i tre aspetti della redenzione: Morte, Sepoltura e Resurrezione di Gesù Cristo, prolunga, in una festa ininterrotta di 50 giorni, anche i misteri complementari dell’Ascensione e della Pentecoste.  Con la Pasqua di Cristo si realizza il disegno di condurre tutti gli uomini alla salvezza e alla conoscenza della verità, che è anche liberazione e riconciliazione del genere umano con Dio. L’anti­ca omelia “sulla Santa Pasqua” dell’anonimo Quartidecimano, del II secolo, definisce la Pasqua come: “Festività comune di tutti gli esseri, invio nel mondo della volontà del Padre, aurora divina di Cristo sulla terra, solennità perenne degli Angeli e degli Arcangeli, vita immortale del mondo intero, nutrimen­to incorruttibile per gli uomini, anima celeste di tutte le cose, iniziazione sacra del cielo e della terra”.  Nella vita terrena di Gesù, gli Angeli appaiono solo in alcuni precisi momenti. All’inizio della sua missione pubblica, dopo aver presentato Gesù, che è stato tentato da Satana nel deserto ed averlo vinto, S. Matteo annota: “Allora il diavolo lo lasciò ed ecco Angeli gli sì accostarono e lo servivano” (Mt. 4,11). Il teologo Renzo Lovatori fa opportunamente notare che a Cristo, che ha dato prova di restare fedele al progetto messianico del Padre, gli Angeli mostrano la loro sudditanza. Essi si pongono al servizio dell’uomo, quando l’uomo è disponibile a servire Dio. Una volta, riguardo alla missione degli Spiriti celesti, Gesù ebbe a dire: “In verità in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” (Gv. 1,51). Questa frase del Signore si riferisce particolarmente al momento della esaltazione gloriosa che comprende la sua Passione, Morte, Resurre­zione e Ascensione. Nel Vangelo di Luca, un “Angelo del cielo” conforta Gesù nella sua angoscia morta­le, quando nel Getsemani Egli accetta di morire in croce, per redimere l’umanità del peccato. L’Angelo non lo libera dalla Passione né dalla dolorosa Agonia, ma non lo abbandona, anzi lo conforta, perché Egli trovi il coraggio per restare fedele al progetto di Dio. Così, come all’inizio, dopo le tentazioni, anche alla fine della sua resistenza, Gesù non trova vicino a sé gli apostoli o i discepoli, ma trova la presenza consolante degli Angeli che sono al suo fianco, per condurlo sino alla fine a compiere la sua missione di Messia sofferente. Nei racconti della Resurrezione vediamo una massiccia presenza di figure angeliche che rotolano via pietre dal sepolcro, vigilano sulla tomba vuota, tranquillizzano e preparano gli apostoli ed i discepoli alla fortissima emozione di vederlo di nuovo vivo. Nel Vangelo di Marco, l’Angelo della Resurrezione viene descritto come “un giovane seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca” egli si trova all’interno del Sepolcro e alle donne che erano venute per ungere il corpo di Gesù dà un messaggio sconvolgente: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete, come vi ha detto” (Mc. 16,6-7). Nel Vangelo di San Matteo, l’apparizione dell’Angelo della Resurrezione è così riportata: “Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un Angelo del Signore, sceso dal cielo, sì accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: ‘Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi disce­poli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea, là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto. Abbandonate in fretta il Sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli” (Mt. 28,2-8). Nel Vangelo di San Luca, le pie Donne giungono presso il Sepolcro di mattino, assai presto. Esse trovano una Tomba aperta: non c’è nessuno e vedono due Spiriti celesti in vesti luminose. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, gli Angeli dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e resuscitasse il terzo giorno “. Ed esse sì ricordarono delle sue parole”. (Lc. 24, 5-8). La teologa americana Megan Mckenna rileva che, nei racconti evangelici della Resurrezione, tutti quelli che vedono gli Angeli, sono fortemente colpiti dall’esperienza, strappati dalle loro emozioni e relazioni personali, per approdare a una realtà che appartiene all’intera comunità. Essi sono mandati agli altri, così come vengono mandati gli Angeli, per interpellare, per annunciare, per dichiarare un nuovo ordine esistenziale, per espandere i con ~~i della fede, della speranza e dell’amore. Questi spiriti celesti spingono ad una totale conversione, cioè rendono più agevole il passaggio tra una forma di vita e un’altra, messa in moto dalla Resurrezione. Questi Angeli della Resurrezione sono intermediari e trascinano una comunità, in via di dispersione, in un nuovo luogo in cui Gesù possa apparire loro per mandarli nel mondo così come Egli era stato mandato nel mondo dal Padre. San Giovanni Paolo II il primo aprile del 1991 dichiarò: “ E’ oggi la seconda giornata dell’Ottava di Pasqua. Ieri, era la solennità di Pasqua, oggi è il lunedì di Pasqua. In Italia, esiste una bella tradizione che vuole che questa giornata sia chiamata di “Pasquetta”, ma io non voglio parlare di “Pasquetta”.

         Esiste un altro nome per designare questa giornata : il giorno della festa “dell’Angelo”. Questa tradizione, molto bella, corrisponde profondamente alle fonti bibliche sulla Resurrezione. Ricordiamoci il racconto dei Vangeli sinottici, quando le donne vanno al sepolcro e lo trovano aperto. Esse temevano di non potere entrarvi perché la tomba era chiusa da una grossa pietra. Ma la trovano aperta e, dall’interno, sentono queste parole : “Gesù, il Nazareno, non è qui”.

Per la prima volta sono pronunciate queste parole : “Egli è risuscitato”. Gli evangelisti ci dicono che queste parole sono state pronunciate dagli Angeli. Esiste un profondo significato in questa presenza angelica ed in questa proclamazione angelica : come non poteva che essere un Angelo, Gabriele, nell’annunciare l’Incarnazione del Verbo, Figlio di Dio, così per esprimere per la prima volta le parole “egli è risorto”, la Resurrezione, un soggetto umano non era sufficiente, una parola umana non poteva bastare. Occorreva un essere superiore, perché per l’essere umano, questa verità e le parole che comunicano questa verità, “è risuscitato”, questa verità stessa è talmente sconvolgente, talmente incredibile, che forse nessun uomo avrebbe osato pronunciarla.

Dopo questo primo annuncio, si comincia a ripetere : “Il Signore è risuscitato e si è rivelato a Pietro, a Simone”, ma il primo annuncio richiedeva una intelligenza superiore all’intelligenza umana. Così questa festa dell’Angelo, almeno io la intendo così, viene a completare l’Ottava pasquale. Nelle letture bibliche, nei passi dei Vangeli, è sempre questione di questi Angeli ; ora la festa italiana sottolinea non solamente il momento di questa presenza angelica, ma spiega anche il perché di questo momento della Resurrezione. In più la constatazione umana del sepolcro vuoto, occorreva un’altra constatazione sovrumana : “egli è risuscitato”.

Nella sana sensibilità devozionale cattolica ogni giorno della settimana è dedicata a qualche pia pratica religiosa, ad esempio il venerdì è dedicato alla memoria della morte di Cristo e si pratica la Via Crucis, il mercoledì è consacrato a San Giuseppe ed il sabato alla Madonna. Già dal XV secolo, il giorno della settimana, consacrato agli Angeli, è il lunedì. La Praticanon sembra, comunque, ancora universalizzata : così Jean Gerson (1363-1429) raccomanda di consacrare, agli Angeli, qualsiasi giorno della settimana (“ … Statuesque in vico uno beatos Angelos, in alio prophetas … “). Gli autori spirituali, che abbiamo citato, contribuirono grandemente a far guardare, da tutti i Cattolici, il lunedi, come il giorno consacrato agli Angeli.

Se si scorrono i Sacramentari dei secoli anteriori, si constata che la Messa votiva degli Angeli (“Missa ad suffragia Angelorum ; Missa pro suffragia Angelorum”) si leggeva quasi tutti i giorni della settimana.

Il Lunedì, come nel Sacramentario di un’abbazia di Liegi, adattata all’uso da San Bertino (XI sec.), (Parigi, Bibl. Naz. : “Missa ad suffragia Angelorum”). Già al tempo di Alcuino, il Messale di Tours aveva una Messa “ad suffragia angelica postulanda”, probabilmente per il lunedi ; Alcuino stesso trasmise questa Messa e questo costume ai monaci di Saint-Vast d’Arras (ca. 796-804)  ed ai monaci di Fulda (Citare anche, per Tours, un Messale del XV sec. (fine).

Il Martedì, come denota Sacramentario di Figeac, in uso a Moissac (XI sec.), o Messale di Winchester (inizio XII sec.).

Il Mercoledì, (Sacramentario di San Massimino di Trèves (X sec., 2^ metà).

Il Giovedì (Sacramentario di un’abbazia bretone (inizio XI sec.).

Infine, il Venerdì (Sacramentario di Cambrai (IX sec.).

Ma, a ben guardare da vicino, in questa grande diversità vi è, in realtà, una grande uniformità. Si può dire che, già dal IX secolo, si riservava, agli Angeli, un giorno che succedeva a quello che era consacrato alla Santissima Trinità. In effetti, quando la Messavotiva degli Angeli si celebra il lunedì, la domenica è consacrata alla Santissima Trinità ; se la si dice il martedì, il lunedì è consacrato al Verbo (alla Saggezza) “ad petendam sapientiam” (Messale di Bayeux, XII sec., 1^ metà). Quando il ricordo degli Angeli è riportato al mercoledì, la domenica è consacrata alla Santissima Trinità, il lunedì al Verbo (de Sapientia), ed il martedì allo Spirito Santo (de Spiritus Sancti dono postulando), come nel Sacramentario di Reichnau (XI sec., inizio). Il giovedì è, a sua volta, riservato agli Angeli, quando s’intercala una Messa che si rapporta a Dio od alla Santissima Trinità (es. Messale di Colonia, 1133) : fer. II : De Spiritus Sancto ; fer. III : De Sapientia ; fer. IV : De Caritate. Non abbiamo incontrato che un solo Sacramentario, in cui gli Angeli sono menzionati il venerdì, ma associati ai Santi (Sacrament. di Cambrai, 2^ metà IX sec.). A poco a poco, la sola domenica fu consacrata alla Santissima Trinità : da allora, il lunedì fu riservato agli Angeli. Questa pratica, l’abbiamo visto, si volgarizzò all’inizio del XV secolo. Forse gli scritti di Jean de Vos hanno contribuito a stabilizzare questa pratica tra i religiosi. I Padri della Compagnia di Gesù la fecero accettare da quasi tutto il popolo cristiano. Anche se ancora oggi diversi cattolici devoti agli angeli preferiscono il martedì come giorno settimanale da dedicare agli angeli anche perché essi affermano che il vecchio messale di san Pio V indicava in quel giorno il ricordo degli spiriti celesti ed anche il Fondatore dell’Opus Dei San Escrivà preferiva tale giorno, forse è meglio il lunedì sia per motivi ecumenici in quanto i cristiani ortodossi nel loro ciclo settimanale di devozioni hanno messo gli angeli in questo giorno subito dopo la domenica, sia anche perché il giorno dopola Pasqua di Resurrezione è il Lunedì dell’Angelo in cui si ricorda il ruolo degli angeli nell’annuncio della resurrezione alle pie donne che erano accorse al sepolcro per piangere il loro maestro.