La voce dell’Africa: Kufanya fare

Padre Oliviero Ferro*

E’ l’invito che davo a chi mi diceva che sapeva fare qualcosa. Essendo un tifoso di san Tommaso, volevo vedere con i miei occhi quello che uno sapeva fare. Insomma alle parole, fare seguire i fatti. Capitava che, se non si riusciva a fare, quel tale diceva “Padiri, nilidanganyika, padre, mi sono sbagliato”. Cose che capitano a tutti e per questo il fare faceva vedere in pratica quello che tu dicevi a parole. Poteva sembrare una mancanza di fiducia, ma non era così. Si dice che nel periodo dell’iniziazione, ai ragazzi viene chiesto di fare, di mettere in pratica i consigli che ricevono dagli iniziatori. E se non li fanno bene, rischiano delle punizioni, fino a quando non mettono in pratica quello che devono fare. Per loro è un momento di verifica importante, perché sanno che il ragazzo, finita l’iniziazione, dovrà prendere le sue responsabilità nella vita, formare una famiglia. Insomma essere colui che sostiene sulle sue spalle tante altre persone e che deve collaborare con la sua compagna, in modo che tutti possano vivere decentemente. Certo, non tutti riescono e poi si vedono i frutti. C’è chi sarà utile al villaggio, alla tribù e chi verrà messo in disparte, disprezzato come qualcuno di inutile. Non si può vivere sulle spalle degli altri. La forza del gruppo è data dal condividere insieme la forza di ciascuno. E allora “fanya,fai”. Datti da fare. Il tuo contributo è importante.

*missionario saveriano