Paolo De Bernardis “Solo un miliardo di anni? Viaggio al termine dell’universo”

Giuseppe Lembo

L’autore di “Solo un miliardo di anni? Viaggio al termine dell’universo” è Paolo De Bernardis, professore di Astrofisica e Cosmologia osservata, all’Università La Sapienza di Roma. Accademico dei Lincei, nel 2006 ha vinto il premio Balzan insieme al collega Andrew Lauge. Nel 2010, sempre con il Mulino ha pubblicato il saggio “Osservare l’universo”. Nel libro di De Bernardis, “Solo un miliardo di anni? Viaggio al termine dell’universo”, viene evidenziato il ruolo pensante dell’uomo nell’universo. Quello della natura umana che non può influire per modificare l’universo, è un limite assolutamente invalicabile. Un limite che, senza inopportuni rifiuti, l’uomo deve intelligentemente accettare, in quanto “così è” e non ci sono le condizioni per cambiarne il corso; l’uomo resta comunque una presenza umana importante, anche se trattasi di un puntino sperduto che ha però la capacità di pensare. Il libro di Paolo De Bernardis, un libro di scienza applicata, ci mette a conoscenza che due sono i destini dell’universo: -1- un cosmo ciclico senza inizio né fine -2- una espansione senza fine, fino alla morte termica. “Solo un miliardo di anni? Viaggio al termine dell’universo”, è un intelligente, nonché utile libro italiano. Paolo De Bernardis che ne è l’autore, ha fatto veramente bene a regalarlo agli italiani, in questa vigilia di Natale. Una grande utile strenna del pensiero scientifico italiano per ridare un po’ di ossigeno culturale e del pensiero ai tanti cervelli italiani che ne soffrono e gravemente la mancanza, perdendo sempre più colpi, tanto da ritrovarli, come cervelli vuoti, in tutte altre faccende affaccendati. Il libro di De Bernardis, presentato tra l’altro dal supplemento del Corriere della Sera, “La lettura”, di domenica 11 dicembre, che vi invito a leggere, con un attivo confronto con i filosofi Mauro Bonazzi e Vittorio Possenti, con le sue ricche pagine letterarie e scientifiche allo stesso tempo, ci mette a conoscenza di quella che è la dimensione umana dell’universo. L’uomo, ci informa De Bernardis, ha un impatto quasi nullo sull’universo. Può, continua ad informarci De Bernardis, influire sulla Terra e forse (ma è molto improbabile) sul Sole; sul cosmo intero sicuramente no. Quello che, inequivocabilmente distingue l’uomo, è il pensiero. Nessuna intelligenza artificiale, presente e forse anche futura, può e potrà mai arrivare e competere e tanto meno a superare il pensiero umano, la prima, grande ricchezza dell’uomo della Terra, una ricchezza geniale, unica; una ricchezza geniale, esclusiva dell’uomo della Terra. Oggi è l’uomo e solo l’uomo, in grado di spiegare come funziona l’universo. Siamo per questa inconfutabile verità, di fronte ad una certezza dalle larghe condivisioni; tanto, anche se non è da escludere che su di un pianeta lontano qualcun altro ci sia riuscito. Se così fosse, non ci sono assolutamente prove provate. Non ci sono assolutamente prove documentate. De Bernardis, da uomo di scienza, a giusta ragione, nella sua veste narrante di scrittore, assume il ruolo di letterato; ci offre, in tale intelligente ruolo, la lettura piacevole di un libro di scienza; di un libro di verità scientifiche accessibile a tutti; tanto accessibile da diventare godibile come fonte di saggia umana conoscenza scientifica. Dice De Bernardis che l’uomo è prigioniero di un problema antropico. Potrebbero, ci informa saggiamente, esistere infiniti altri universi paralleli. L’uomo è unico nell’universo? Non si può rispondere con un si a questo grande quesito, su cui in tanti si sono interrogati, soprattutto scientificamente, senza averne risposte assolutamente certe. Tanto, soprattutto, perché l’universo nella sua immensità, non è stato esplorato a fondo per poter dire in modo certo che non esistono nella nostra galassia altre forme di vita intelligenti. Quello che la scienza comincia a farci sapere con prove provate e certe, è che esistono pianeti adatti ad ospitare la vita. Le pagine di De Bernardis sono piacevolmente belle da leggere; tante sono le informazioni scientifiche di cui mette a conoscenza il lettore italiano, purtroppo dal fare umano sempre più indifferente al sapere ed al sapere scientifico in particolare, privandosi, così facendo, del veramente bello della vita che, per essere veramente bella, è prima di tutto, vita del sapere; vita della conoscenza; vita dell’ESSERE IN QUANTO è. La scienza ancora non è riuscita a trovare le risposte giuste a tanti interrogativi, interrogativi che invece possono essere affrontati e trovare le risposte nel mondo del pensiero filosofico, già all’attenzione di Aristotile, all’inizio della Metafisica. Bene ha fatto “La lettura” a promuovere, come confronto di idee, il pensiero della Scienza, così come rappresentato da Paolo De Bernardis e dai due filosofi Mauro Bonazzi e Vittorio Possenti che vi invito a leggere alle pagine 2 e 3 di “La lettura” di domenica 11 dicembre 2016. Dalla loro conversazione ne stralcio solo qualche attenta riflessione filosofica. Dice il filosofo Vittorio Possenti parlando dell’uomo “Anche se è un puntino sperduto nell’universo, ha tuttavia importanza dal suo punta di vista soggettivo”. Dice il filosofo Mauro Bonazzi “De Bernardis fornisce cifre impressionanti sull’universalità dell’universo, ma per concepire questa enorme grandezza ci vuole la scienza umana, che non si può misurare. E allora l’uomo quanto più si scopre piccolo rispetto al cosmo, tanto più diventa grande per la sua ambizione di capirlo”. Le due importanti voci del pensiero filosofico ci fanno ben capire quanto importante sia il pensiero umano. Quanto sia importante anche per le certezze della Scienza, il confronto con il pensiero filosofico che, dando il giusto senso all’uomo, riesce a trovare le giuste ragioni umane anche per l’universo, dai misteri ancora profondi e senza una certezza certa da parte del piccolo, grande Uomo che, senza sosta, si affanna, per scoprire i suoi tanti misteri sconosciuti, che sembrano di avere in sé del proibito anche per l’intelligenza umana bene unico del piccolo grande uomo. Paolo De Bernardis nato a Firenze nel 1959, autore di varie pubblicazioni scientifiche, nel 2010 ha scritto tra l’altro il saggio “Osservare l’universo”, edito dal Mulino. In questo suo nuovo libro, da saggio uomo di Scienza, ha centralmente basato il suo discorso di scienziato narrante, sull’universo e sugli eventi-miracoli che lo fanno funzionare, regalandoci le tante meraviglie cangianti, da cui spesso e sempre più, non riusciamo a darcene una ragione. Per le tante meraviglie che ti prendono di sé, l’uomo, pur non dandosene una ragione, manifesta il suo godimento dell’anima; un godimento per il quale basta quel che si vede, indipendentemente da quello che la Scienza può dare in conoscenza e saperi che vanno concretamente ben oltre il godimento dell’anima. È assolutamente bello che dell’universo tanto resta ancora sconosciuto e misterioso, circondando di sé anche la nostra esistenza. I fenomeni con la loro carica di casualità, non facilmente perscrutabili e tanto meno definibili, circondano di grande mistero quel mondo fantastico che è l’universo, nel quale c’è tutto di Noi di Noi essere uomini, un patrimonio sperduto nell’universo. Un mondo di causalità, basato su fenomeni microscopici, di cui la Scienza non riesce a prevederne in assoluto lo svolgersi. A questo mondo misterioso e senza risposte corre in aiuto, come convintamente afferma l’autore De Bernardis, il pensiero umano dal profilo filosofico di cui già parlava Aristotile ed Epicuro che considerava l’universo come esistente da sempre e come sempre governato da processi casuali, non mai accertati dalle tante lungamente ricercate certezze scientifiche. L’universo è stato ed è in sé indeterminazione con alla base due teorie diverse. Un universo ciclico con fasi di espansione, che non ha inizio né fine. L’altra teoria, ci dice De Bernardis, è quella di una espansione ininterrotta, con alla base quell’energia oscura di cui si sa veramente poco e che, attraverso una sua del tutto eventuale transizione, potrebbe cambiare la proprietà dell’universo, provocandone magari il collasso. Tutto, come ci racconta il libro di De Bernardis, è basato su ipotesi dedotte da varie teorie. Un’ipotesi che fa assolutamente testo è quella della relatività di Einstein secondo cui in un dato intervallo di tempo la distanza fra due punti qualsiasi dell’universo varia proporzionalmente alla distanza da noi. L’espansione dell’universo nonostante le verità scientifiche di De Bernardis in “Solo un miliardo di anni? Viaggio al termine dell’universo” e le verità del pensiero filosofico, è bello lasciarla così com’è al libero pensiero e soprattutto affidata ai sentimenti di ciascuno di Noi, da sempre ed oggi come non mai prima, attenti a sognare di entrare a far parte del fantastico universo, magari annullandoci nel suo infinito e così scomparendo nelle sue meravigliose dimensioni senza confini e senza le tanto ricercate certezze del pensiero dell’ESSERE, con percorsi in itinere, tra la genialità della Scienza ed il pensiero puro della Filosofia, mai giunti a verità assolute e quindi, come l’universo indefinito, mai definiti.