L’angolo della lettura: Zuckerman Scatenato – Philip Roth

Angelo Cennamo  

Nei suoi libri, Philip Roth si diverte spesso a simulare e dissimulare le storie che racconta, ad invertire i ruoli dei protagonisti, a mascherare la verità e nel contempo presentare come reali fatti che non sono mai accaduti. Lo fa per parlare di se stesso sotto mentite spoglie, per filtrare o schermire la propria biografia, evitando così di darla in pasto al pubblico nella sua nuda realtà. L’invenzione di Nathan Zuckerman, il suo alter ego, è l’espediente letterario attraverso il quale Roth conduce questo gioco abile, sottile, beffardo, con i lettori, alimentando percorsi e intrecci narrativi sempre originali, virtuosi e sorprendenti. Zuckerman è Roth, ma fate attenzione: non sempre Roth è Zuckerman. E quando sembra che lo sia, non è detto che lo sia per davvero. Un oscuro gioco di specchi che ritroviamo anche in altri romanzi: La Controvita, I Fatti La mia vita di uomo. Zuckerman scatenato è un libro freudiano nel quale ci sembra di scorgere, da una diversa angolazione, il Philip Roth de Il Lamento di Portnoy, il primo grande successo dell’autore di Newark, il romanzo che lo ha reso famoso in America e nel mondo‎, uscito negli stessi anni in cui è ambientata la storia di Nathan Zuckerman. Nella finzione del racconto – e non solo di questo racconto – il romanzo è intitolato Carnovsky, ed è un libro che dissacra e rinnega la tradizione ebraica, al punto da provocare la morte del padre di Nathan e da attirare sul giovane autore molte antipatie oltre che una grande popolarità e altissimi guadagni. Zuckerman è assediato, tormentato dai fan che gli chiedono pareri, suggerimenti; ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, ma il successo che lo ha inaspettatamente travolto finirà prima o poi per isolarlo dagli affetti più cari e trasformarlo, proprio per i contenuti eretici del libro, in un possibile bersaglio.   Zuckerman scatenato non è tra i capolavori di Philip Roth, ma è un romanzo divertente, graffiante, che appartiene al cosiddetto periodo del “figlio”, ovvero a quel primo gruppo di romanzi nei quali Roth si ribella alla famiglia, ai valori puritani della borghesia americana, e si scontra con la tradizione ebraica. ‎Patrimonio, uscito qualche anno dopo, ‎segnerà l’inizio di una nuova stagione creativa, sicuramente la più feconda della sua vasta produzione letteraria. Sono questi gli anni in cui Roth indosserà, almeno nella letteratura, i panni del padre, per scrivere i suoi romanzi migliori: Il Teatro di SabbathLa Macchia Umana e Pastorale Americana.