Oltre Gomorra

Angelo Cennamo

In questi giorni è cominciata su Sky  la seconda serie di “Gomorra”, la fiction ispirata all’omonimo bestseller di Roberto Saviano e alla sua fortunata trasposizione cinematografica diretta da Matteo Garrone. Girata con un realismo così  esasperato da rasentare il reportage giornalistico, la fiction, che racconta le vicende di una famiglia di camorristi che operano tra il napoletano e il casertano, è stata venduta in ben 130 Paesi del mondo e sta riscuotendo un enorme successo d pubblico.  Ma se il linguaggio forte, colorito dei protagonisti, unitamente alla cruenza delle immagini, offre ai telespettatori uno spaccato verace e senza filtri  del mondo della criminalità organizzata – certamente interessante, spettacolare sotto il profilo dell’intrattenimento –  si teme che quella stessa autenticità possa tuttavia influenzare negativamente i giovani, spingendoli all’emulazione. Non è un caso che i ragazzi delle paranze, i giovani boss, usino il linguaggio di Gomorra e si atteggino alla Genny Savastano, finendo per imitare la loro stessa rappresentazione. Secondo alcuni psicologi, il problema non riguarderebbe tanto i giovani deviati, ma gli altri. Ovvero i ragazzi della borghesia che, per imitare certi personaggi, non solo si vestono come loro ma adottano addirittura gli stessi stili di comportamento, trasformandosi in bulli arroganti e prepotenti.  Che dire poi dell’immagine della città di Napoli, già oltraggiata e deturpata dalle vicende della criminalità, quella vera, di Scampia e delle altre periferie? Come si vede, le polemiche non mancano. Anzi, abbondano. Gomorra va allora cancellata dai palinsesti? Non scherziamo. Non confondiamo la fiction, l’arte, l’intrattenimento con la verità, rischieremmo di guardare il dito anziché la luna. E’ forse colpa delle fiction se l’80% dei giovani napoletani non legge neppure un libro all’anno? E’ forse colpa di Saviano se le scuole della Campania, in molti casi, siano ridotti a dei postifici dove si discute solo di bustepaga, immissioni in ruolo e di ponti pasquali? E’ forse colpa del cast di Gomorra se l’Istituto degli Studi Filosofici di Napoli, eccellenza mondiale, deve traslocare con i suoi 3000 preziosi volumi in uno scantinato perché il suo coraggioso e stremato direttore – Avv. Gerardo Marotta – dopo aver ceduto tutti i beni di famiglia, non sa più a quale santo votarsi per pagare il fitto dei locali di Palazzo Serra di Cassano? E’ colpa di Gomorra se centinaia di milioni di fondi destinati dall’Unesco e dall’Unione europea per riqualificare il centro storico e i monumenti di Napoli vengono perduti perché nessuno si preoccupa di depositare in tempo utile i progetti da finanziare? Vogliamo accusare Genny Savastano dello scempio perpetrato in quella landa deserta e abbandonata chiamata Bagnoli? Vogliamo processare i criminali delle fiction per il saccheggio avvenuto alla biblioteca dei Girolamini, luogo del tutto sconosciuto prima della ribalta mediatica legata al furto dei libri? Napoli ha ben altro che Gomorra, ma i napoletani devono imparare a conoscerla e a riconoscerla.