Papa Francesco a Lesbo: “Amoris letitia” amore verso tutti!

di Rita Occidente Lupo

Il viaggio del Papa a Lesbo, in nome dell’accoglienza e della giustizia sociale, soprattutto verso i più sfortunati. Una Chiesa che sa porgere l’orecchio alle suppliche altrui, come offrire il braccio, a chi corre in cerca di salvezza terrena, dal proprio Paese in guerra. In una terra, novella Lampedusa, bombardata da profughi in cerca di sopravvivenza, il Papa della Misericordia ha inteso lanciare un appello ai Paesi, affinchè non venga reiterato un genocidio. Una tappa storica di confronto, in un ecumenismo che ha sposato, nella consapevolezza di dover dialogare con tutti i fratelli. In tale ottica il suo Pontificato che, fin dai primi battenti, ad alcuni rigoristi cattolici, apparso eccessivamente progressista. Non facile, dopo le misteriose dimissioni di Papa Ratzinger, echeggianti orme medievali, gestire un mosaico religioso,. Di qui la paura che il nuovo, sarebbe stato messo da parte, rispetto ad una tradizione etica, fondata sui Vangeli. Invece Bergoglio ha dimostrato di rigar dritto, nel portare avanti un nuovo concetto di Chiesa, accettando le sfide del tempo. Stretto alla croce gesuita, un’affabile semplicità nella comunicazione fino ai confini della terra. In quella confusione, anche nella Chiesa, che rischia di far passare per nuove verità del Magistero, quanto invece solo segnali dei tempi, aperti più che mai nell’anno giubilare, alla riscoperta della misericordia divina. Così, nell’esortazione apostolica post sinodale sulla famiglia “Amoris Laetitia”, il Papa risponde ad una richiesta da tempo a cuore a quanti hanno infranto il vincolo nuziale. Quella dei divorziati risposati, tenuti a latere di una vita sacramentale, già messa a tappeto col Sinodo. Ora, con un ennesimo atto di grazia, un documento che scende più dettagliatamente nelle singole realtà, aprendo l’accesso sacramentale ai divorziati risposati, che “devono essere più integrati nelle comunità cristiane” e per i quali si deve valutare quali “forme di esclusione possono essere superate”. Bergoglio affida al discernimento dei singoli presbiteri la cura del gregge ferito o in difficoltà, affinchè siano essi arbitri di perdono, vagliando i singoli casi. Nella convinzione che a nessuno rinserrate le porte della salvezza! Nello stesso tempo, tenendo a mente che la famiglia naturale, non equiparabile alle unioni di fatto o tra persone omo, giacchè nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita assicura il futuro della società. La persona omosessuale “da rispettare nella sua dignità e accogliere con rispetto, scongiurando discriminazione ed aggressione o violenza” non da assimilare però ad un’unione diversa da quella voluta dal Creatore sulla famiglia naturale. A proposito della donna, così recentemente violentata e ferita, anche mortificata nella sua dignità materna, mercificato il suo corpo e fittato il suo utero, l’invito al rispetto nella parità dei sessi, eliminando diseguaglianze ingiustificate, anche occupazionali. Nell’ottica della sessualità, completamento della cifra affettiva, l’invito all’educazione sessuale, intesa come all’amore per le nuove generazioni, intente troppo sesso a rimedi protettivi, per scongiurare gravidanze indesiderate, con un sesso sicuro. Non in tale ottica la bellezza dell’amore, commenta deciso Bergoglio, giacchè la stessa vita nascente, non un pericolo da esorcizzare, ma dono appagante, da accogliere!