Mercato San Severino: Spiano “Fistone” tra fede e gastronomia (Addolorata e polpette di baccalà)

Anna Maria Noia

 Un retaggio culturale che dura imperterrito fino ai nostri giorni: è un classico delle celebrazioni pasquali. E’ il “Fistone”, alias “grande festa”! Si tratta di un culto ancestrale presente ancora nella frazione Spiano, tra i più simpatici e caratteristici scorci della cittadina nonché “oasi linguistica” del dialetto sanseverinese. L’evento concerne il culto, mai sopito, della Madonna Addolorata – con dei festeggiamenti che si concentrano soprattutto il venerdì precedente la domenica delle Palme, ossia ad una settimana dal venerdì santo. Nella frazione l’Addolorata è molto venerata, la sua immagine protegge il borgo dagli spiriti immondi. Il simulacro è anche al centro di una vecchia leggenda, che lo vede letteralmente “conteso” tra la gente di Spiano e gli abitanti dell’altro casale Lombardi – dove si festeggia sempre l’Addolorata ma a settembre (mediante il rito delle Fontanelle) piuttosto che prima di Pasqua. Si narra che la Madonna fosse stata “imprestata” dai residenti di Lombardi ma che poi non fu mai restituita ai legittimi “proprietari” in quanto sembrava che la statua divenisse sempre più pesante muovendosi verso Lombardi mentre si alleggeriva rimanendo tra i fedeli di Spiano. Piccole ritualità metropolitane. Al di là di questo curioso e peculiare, particolare “fatto” popolare, occorre dire che la Madonna è commemorata tra ideali di fede ma anche in maniera… “gastronomica”. Sì, perché ad oggetto principale sulle tavole degli Spianesi doc – in gran parte artigiani del legno, come gli scalari che costruivano le scale e gli “sportellari” che realizzavano invece le ceste – durante il “Fistone” si assaggiano le caratteristiche polpette di baccalà. Cosa c’entra il pesce in un borgo montano? C’entra eccome, in quanto gli abitanti avevano già nei tempi remoti molti punti di contatto con i pescatori della costiera amalfitana, da cui acquistavano cibo. Anche alcuni cognomi della realtà spianese derivano dall’entroterra della costiera: infatti, accanto ai “classici” cognomi quale Vassallo e Iannone, la frazione registra Acconcia – dall’amalfitano Acconciagioco, presumibilmente colui che indiceva a S. Severino il mercato, a mo’ di maestro di bando o di banno. Ricordiamo che nella cittadina, precisamente nella frazione Mercato, esistevano sia il mercato che la fiera – quest’ultima più occasionale. Infatti l’antica Rota dei Romani, così chiamata per il pagamento della tassa di pedaggio (il “rotaticum”), diventa Mercato S. Severino appunto in virtù dei traffici commerciali che hanno sempre caratterizzato il centro irnino – da alcuni indicato come “capofila”. Venerdì si terrà la solenne processione – supportata da persone che subiscono tutto il fascino della tradizione – a partire dalle 17.30. Nel corso della processione si intoneranno, a contrappunto, antiche nenie e arcane melodie con voci maschili e femminili. Subito dopo la ritualità, immortalata da luminarie e da altre iniziative collaterali – tra cui appunto la preparazione delle polpette con pecorino, aglio, baccalà in poltiglie, prezzemolo, sale e pepe – verrà officiata la S. Messa. Altre celebrazioni eucaristiche saranno “spalmate” lungo tutto l’arco della giornata, dalle 6 alle 10 – una ogni ora.

Infine, non mancherà un ghiotto seppur contenuto programma “civile”, che prevede il concerto bandistico di fiati “Città di Mercato S. Severino”, “corroborato” dall’esibizione della corale polifonica “Angelicus” – diretta dal maestro Aniello Napoli. Al centro di tali rappresentazioni, la chiesa di S. Croce. Probabilmente la sua denominazione deriva dalla presenza di una sorta di cimitero nella zona. Le polpette sono a base di ricette tramandate di madre in figlia, molto apprezzate dai residenti quanto dai visitatori. L’entusiasmo e l’affetto degli abitanti della frazione verso queste tradizioni etnografiche sono sempre stati “prodigati” e suffragati anche dai vari parroci e sacerdoti che si sono alternati tra la comunità dei fedeli. Tra questi, non ultimo, don Gerardo Lepre, che è subentrato e successo a don Francesco Sessa.