Io Ricordo! 10 Febbraio. L’Italia commemora a metà

Francesca Carrano

Aveva scelto le Fosse Ardeatine il Presidente Mattarella  per la  sua prima uscita  ufficiale. Un segno di grande senso civico per i più, rispetto della storia e  dei drammi del Paese, volontà di pacificazione  per gli altri. Eppure, una nota ufficiale del Quirinale annuncia che Mattarella si limiterà a presenziare alla cerimonia commemorativa,  che si terrà nella Sala della Regina di Montecitorio,  il  10 febbraio, in occasione del  Giorno  del Ricordo della tragedia delle  Foibe e dell’Esodo dei giuliano-dalmata. Nessun intervento. Non  quest’anno almeno. Eppure i  suoi  predecessori da lui tanto stimati, Ciampi e Napolitano, avevano sempre pronunciato parole d’alto profilo sull’argomento. E’ l’11 marzo 2004  quando, a larghissima maggioranza, il Parlamento Italiano approva la proposta di legge dell’On. Menia che istituisce il Giorno del Ricordo. Si sceglie questa   data perché è il 10 febbraio  del 1947 che, col trattato di Parigi, si assegnano l’Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia. La Camera dei Deputati approva con 502 voti  favorevoli, 15 contrari e 4 astenuti su 521 presenti. A votare no i parlamentari comunisti che seguono: Armando Cossutta, Maura Cossutta, Titti De Simone, Elettra Deiana, Oliviero Diliberto, Alfonso Gianni, Francesco Giordano, Ramon Mantovani, Graziella Mascia, Giuliano Pisapia, Marco Rizzo, Giuseppe Cosimo Sgobio, Giovanni Russo Spena, Tiziana Valpiana, Nichi Vendola. Questo il testo della legge n. 92 del 30 marzo 2004: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del Ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata […] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero”.Quella del  10  febbraio è una solennità  civile e vi è l’obbligo  per gli edifici pubblici di esibire il Tricolore. Ma  perché dobbiamo ricordare? E cosa? Le foibe sono cavità carsiche, voragini, che si trovano nei territori dell’Istria e dove, fra il 1943 e il 1947, sono stati gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani. Dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi, comunisti guidati da Tito, torturano, massacrano e gettano nelle foibe gli italiani che vi risiedevano. E’ una vera  e propria  pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione per  gli istriani e i dalmata-giuliani prosegue fino alla primavera del 1947  quando viene fissato il confine fra Italia e Jugoslavia. Il dramma degli istriani e dei dalmati però non finisce, inizia invece l’esodo per  oltre 35 mila esuli. Non accettati in Italia, relegati in campi profughi, per  anni costretti  al silenzio e  a subire le tesi negazioniste in quella stessa Italia  che si richiama alle radici cristiane, all’accoglienza per gli ultimi,  che si indigna per  campi nomadi e si prodiga per i profughi. Quell’Italia che commemorala Shoah il 27 gennaio,  giustamente, ma che storce il naso il  10 febbraio.  Che non ricorda o non vuole ricordare, che non condanna gli  atti vandalici contro i  monumenti alle vittime delle Foibe, che nega una verità che non può più essere taciuta. Ancora  un 10 febbraio di polemiche, di formalità che sanno di contentino ad un evento minore.  Un’Italia che non  sa fare i conti con se stessa,  con ciò che è successo ai confini orientali. Quando si avrà una memoria condivisa?. La verità  non può essere infoibata.