Martino, un vescovo instancabile

 

 don Marcello Stanzione

 Solamente in Francia a san Martino sono intitolate oltre 4000 chiese ed in tutti i luoghi in cui è venerato viene raffigurato mentre dona il suo mantello al mendicante infreddolito. Ancora oggi quando si parla dell’estate di san Martino, viene sempre in mente l’immagine del soldato Martino  che dall’alto del suo cavallo si chinò caritatevolmente su un mendicante svestito e con un colpo di spada divise il suo mantello militare e ne diede metà al povero. Il giovane Martino, allora soldato, di fronte all’indigenza del suo prossimo, si commosse e con il suo gesto spontaneo gli diede la possibilità di ripararsi dal freddo. Per premio della sua buona azione, il tempo, alquanto rigido, divenne più mite e almeno per tre giorni la temperatura aumentò, permettendo al mendicante e al generoso cavaliere cristiano di non soffrire troppo per il freddo. Per questo il famoso proverbio popolare ricorda che l’estate di san Martino dura tre giorni e un pochino. Martino figlio di un ufficiale Romano era nato nel 316 in Pannonia, oggi Ungheria, a dieci anni era fuggito da casa per opporsi al volere del padre che voleva indirizzarlo alla carriera militare. Nel Corso della sua fuga,aveva incontrato una famiglia di cristiani che, dopo averlo rifocillato, lo convinsero a ritornare a casa. Martino dopo quell’incontro decise di abbracciare la fede cristiana. A quindici anni venne chiamato alle armi  e di nuovo tentò la fuga, ma inutilmente. Divenuto legionario nella cavalleria imperiale, partì per le Gallie e mentre si trovava ad Amiens s’imbattè nel povero infreddolito. Si racconta che in quella stessa notte Gesù gli apparve rivestito del mantello donato e così Martino comprese che quel povero era Cristo. A 22 anni Martino, pur rimanendo ancora nell’esercito, ricevette il battesimo. Poi si trasferì a Poitiers, dove sotto la guida del vescovo sant’Ilario completò la sua formazione In seguito Martino si fece prima eremita nell’isola di Gallinara ed in seguito fondò una comunità a Ligugè ed è per questo che egli è considerato il padre del monachesimo e l’apostolo delle Gallie. Fu eletto vescovo di Tours a furor di popolo e si adoperò per la promozione delle arti e della cultura e per aiutare in tutti i modi i poveri. E’ considerato modello esemplare per  tutti i vescovi  La scena accade in un villaggio della diocesi di Tours di cui Martino è  vescovo ma specialmente  apostolo ardente, stimato per la sua santità ed il suo zelo. La sua reputazione s’estende su tutto il popolo delle Gallie. Egli ha 81 anni e, colpito improvvisamente da una febbre violenta, sente prossima la morte. Prega Dio di liberarlo dalla prigione carnale del corpo che lo trattiene ancora, affinchè la sua anima possa raggiungere il suo Signore e Maestro.I suoi discepoli si rattristano davanti ad una simile preghiera, al pensiero della separazione e si rivolgono a lui, con affetto tutto filiale : “Perché, padre, abbandonarci ? Perché vuoi lasciarci nella miseria in cui siamo ?”. Queste parole commuovono il santo vegliardo ed egli fa sentire a Dio questo nuovo appello :“Signore, se io sono ancora necessario al tuo popolo, non rifiuto di continuare il mio compito”.Necessario al popolo ! San Martino conosceva troppo il Vangelo, per aver la minima illusione a questo riguardo. Dio non ha bisogno di nessuno ed il miglior servo rimane sempre un servo inutile perché sempre rimpiazzabile. La verità cristiana è sorgente d’umiltà soprannaturale : Cristo può fare a meno senza detrimento, nel momento in cui vuole, dal più grande e più santo degli apostoli che lavorano per l’avvento del regno di Dio. Ogni uomo ha il suo destino ed il suo compito tracciato. Nessun servo di Cristo può pretendere, in modo assoluto, all’indispensabile necessità del suo lavoro. Tuttavia, fin quando l’ora di Dio non è suonata, fin quando la vocazione d’un apostolo non è colma fin in fondo, egli è, in questo caso, necessario, perché scelto dal Signore, per compiere la missione che gli è affidata nel  campo del Padre . L’offerta del santo apostolo dei Galli, Martino di Tours, spezzato dai duri lavori d’un apostolato incessante, appariva sotto questa luce, tutta irradiata di carità paterna per i suoi cristiani e tutta generosa al servizio del Signore, nell’abbandono ai suoi disegni. La preghiera è condizionale : “Se sono ancora necessario al popolo del Signore”. La sua volontà è integra e senza condizione alcuna. “Io non rifiuto il lavoro apostolico”, malgrado gli anni, la fatica, la malattia. Proprio mentre si recava in visita pastorale a Candes  che Martino morì mentre svolgeva il suo ministero episcopale. Il vero e totale apostolo non può essere che un santo. San Martino è il primo non martire ad essere elevato agli onori degli altari, è invocato per risolvere i problemi di alcolismo e per guarire malattie come il morbillo, il vaiolo e la varicella. E’ particolare protettore dei sarti, dei mendicanti e dei sinistrati ed è patrono dei cavalieri, dei combattenti e dei militari.

 

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