Gli obiettivi dell’Europa Unita

 Giuseppe Lembo

Il primo obiettivo dichiarato dall’insieme dell’Europa Unita oggi estesa a ben 27 Paesi, con una popolazione di oltre 500 milioni di cittadini era ed è quello della coesione economica e sociale dell’unione. Un obiettivo realizzato o purtroppo ancora e sempre più negato? Considerato il corso delle cose, c’è da riconoscere che si tratta purtroppo di soli obiettivi mancati. Non abbiamo avuto come risultato sperato né la coesione economica, né tanto meno la coesione sociale. Purtroppo tra i 27 dell’Unione manca la solidarietà d’insieme; manca la cultura dell’unità, intesa come condizione diffusa di un concreto insieme umano e sociale. Perché è fallito il progetto europeo di coesione economica e sociale? Era assolutamente inevitabile che tanto accadesse.

L’Europa ha risposto solo all’obiettivo di un rabberciato insieme economico-finanziario che ha sempre più escluso quell’insieme umano e sociale di cui aveva bisogno per stare insieme; per crescere insieme e parlare al mondo con il linguaggio chiaro ed inconfondibile di una grande potenza, con al suo interno, un ricco patrimonio di diversità umane, di storia e di saperi che tanto hanno da insegnare all’universalità dell’essere oggi aggredito in tutte le parti del mondo da un apparire che sta sempre più compromettendo il futuro dell’uomo di questa nostra Terra, umanamente morente. Il progetto dell’Europa Unita è mancato, purtroppo, del suo primo ed insostituibile anello, rappresentato dall’unità umana delle sue diversità antropologiche.

Le strade dell’Unità non hanno portato al comune obiettivo di coesione umana e sociale, prima che economica, così malamente messa in piedi, tanto da tradursi in un vero e proprio danno per i più deboli, fortemente discriminati e sottomessi al volere dei più forti (Germania, Francia) che hanno pensato di essere i padri-padroni d’Europa e non una guida illuminata per il bene di tutti.

Nessuno si è preoccupato di adoperarsi per rafforzare il suo insieme umano; il suo insieme sociale; nessuno ha pensato di arricchirsi di umanità, attraverso l’altro, attraverso la cultura, i saperi, l’arte e le tante testimonianze di beni immateriali uniche al mondo, da cui poter recuperare lo spirito di un nuovo umanesimo europeo per cambiare e camminare insieme, pensando insieme agli altri popoli della Terra, ad un mondo nuovo, ad un’umanità nuova nei diritti fondamentali propri di ciascun essere umano che viene al mondo.

Purtroppo e con grave danno per tutti, l’Unione europea non ha raggiunto, come si sperava, la tanto attesa coesione economica e sociale e soprattutto, non ha raggiunto quell’anima di un unico popolo europeo, insieme in cammino, per costruire insieme, un mondo nuovo.

Quella tanto attesa coesione economica e sociale purtroppo è stato un obiettivo assolutamente mancato; non c’è stata e con questo protagonismo europeo carico di negatività umane non ci sarà mai.

E così quanto previsto dal Trattato di Maastricht del 1992, firmato dai capi di Stato e di governo di 12 paesi impegnati a costruire insieme l’Europa Unita, facendo delle diversità umane e delle loro altrettanto diverse culture un’importante risorsa di partenza per avviare un cammino di coesione, aiutando soprattutto i più deboli a svilupparsi, a crescere insieme agli altri come uomini e come cittadini europei attenti ai valori dell’uomo universalmente intesi, è rimasto un bel sogno europeo affidato al solo libro dei sogni d’Europa.

Un progetto ambizioso purtroppo a 25 anni di distanza, da considerare fallito, in quanto a solidarietà e cooperazione europea.

I popoli sono rimasti lontani e sempre più disuniti; il cittadino dei singoli stati non è diventato cittadino europeo, in quanto le divisioni e gli egoismi di partenza sono fortemente cresciuti tra i diversi Paesi, sempre più lontani, gli uni dagli altri.

L’Europa dell’euro non è certamente l’Europa dei popoli; o si riesce e presto a costruirla come unità delle tante diversità o il tempo ed in breve tempo, né cancellerà anche il progetto di partenza; tanto, per il fallimento dei suoi qualificanti obiettivi, quali quelli della coesione umana e sociale e del mancato aiuto ai più deboli, al fine di farli crescere, sviluppandone i processi di crescita in modo veloce e concretamente positivo.

Gli Stati membri non sono riusciti pienamente a coinvolgere a livello locale, regionale e nazionale i cittadini sui programmi europei fortemente scollegati e senza alcuna finalità d’insieme europeo.

Conseguentemente a tutto ciò, è cresciuto nel tempo il convincimento di un’Europa lontana, astratta, per niente tangibile ed assolutamente priva di concretezza come nelle aspettative di partenza.

Sono mancati i programmi di sviluppo; è mancata una programmazione capace di avvicinare le diverse realtà europee; è mancata la capacità di instaurare un dialogo costruttivo.

Sono rimaste in piedi, accentuandone le caratteristiche, tutte le divisioni di partenza.

L’umano ed il sociale sono per tanti versi scomparsi dall’Agenda dell’UE che ha concentrato sempre più i suoi sforzi sulla sola direzione di un’economia forte, facendo crescere le distanze tra le aree ricche e quelle povere, tra i paesi sviluppati e quelli meno sviluppati, o del tutto sottosviluppati.

Anche le politiche a favore dei giovani, soprattutto negli ultimi tempi, hanno registrato una scarsa coesione, con un impatto fortemente negativo sulla coesione sociale d’insieme nei singoli stati.

In Italia, soprattutto nei lunghi mesi dei compiti a casa, voluti dalla Germania, le condizioni si sono aggravate e non poco; tanto, per effetto di condizioni recessive diffuse dal Nord al Sud, dove è oggi difficile non solo vivere, ma anche semplicemente sopravvivere.

Con grande maestria di rigore per i conti pubblici, il Paese è oggi in una situazione di crescente impoverimento sia individuale che familiare; le fabbriche chiudono e cresce la disoccupazione sia tra i lavoratori che perdono il lavoro, sia tra quei tre milioni di giovani che un lavoro non l’hanno mai avuto.

Sul fronte dell’occupazione nel nostro Paese, ma non solo, le condizioni sono veramente drammatiche; cresce il tasso di disoccupazione, colpendo prima di tutto le donne, i giovani e la manodopera poco qualificata. Ma neanche il mondo delle professioni e delle menti pensanti eccellenti gode di buona salute.

L’economia europea non riesce a generare posti di lavoro.

Siamo, per tutto questo, ad un aumento della povertà in tutti gli Stati membri.

Per l’Italia, in conseguenza di politiche sbagliate, di gravi ritardi nei processi di sviluppo e di forme diffuse di parassitismi e di sprechi, la situazione è veramente grave; è da inevitabile default, con la buona pace dell’Europa Unita che se ne sta alla finestra a guardare, impegnata com’è a sorvegliare i bilanci contabili sempre più ostinatamente gravati da tasse, mentre si sta verificando il declino delle attività industriali, la crescita della disoccupazione superiore alla media europea ed il tramonto dei previsti obiettivi di sviluppo con la cancellazione di quel promesso ambiente socio-economico, propizio alla creazione di ricchezza, all’occupazione ed al più generale sviluppo del Paese.

La coesione socio-economica italiana, nella più generale prospettiva di coesione socio-economica europea, appartiene ormai e sempre più, al libro dei sogni nel cassetto; non c’è stata; non c’è e purtroppo, non ci sarà mai.

Questo perché non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai un progetto politico di vera governance europea basata sul dialogo e sul confronto e soprattutto perché non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai, un progetto d’insieme europeo, opportunamente basato sulla cultura, i saperi ed i valori identitari che, nel mutamento naturale di uomini e vicende, hanno conservato interamente le loro caratteristiche di un DNA capace di affrontare anche le sfide complesse, sempre che si sappia e si voglia pensare ad un solido e duraturo processo di sviluppo fondato sull’intelligente utilizzo delle attività produttive e di tutte le risorse umane abbondantemente presenti sui territori così come per l’attuale paradigma tecnico-scientifico che può produrre sviluppo sostenibile per tutti, se si evitano il più possibile, le diverse forme di colonizzazione eterodiretta.

Purtroppo, c’è da dire che, per alcuni Paesi degli Stati Uniti d’Europa (Grecia, Spagna, Portogallo e per molti versi anche l’Italia) non ha assolutamente prodotto l’atteso insieme solidale; alla base, è mancata la coesione dell’Unità, perché in effetti ad unire è stato il solo progetto affaristico della finanza e dei banchieri.

Ma quale Europa Unita sarà mai possibile, se si sta a guardare o peggio ancora, si specula maledettamente sulle difficoltà dei più deboli, ridotti al fallimento e con un ruolo del tutto marginale da disperati senza futuro?

Tanto, soprattutto per l’Italia che, oltre al suo passato ed al suo patrimonio di cultura e di saperi, ha saputo anche dare l’esempio virtuoso del “miracolo italiano”; purtroppo, non ha assolutamente beneficiato di quell’integrazione solidale che meritava.

Tutto questo, perdurando i disagi e le difficoltà per effetto di squilibri crescenti tra le diverse realtà italiane sia umane che territoriali, ha creato forti dubbi in tanti euroscettici sull’Europa come possibile fattore di crescita, di sviluppo sostenibile e di cambiamenti per un mondo nuovo.

Mancando la necessaria solidarietà, prima di tutto umana e poi economica, tra le diverse parti dell’Unione non c’è proprio da sperare nello sviluppo possibile per tutti; si continuerà quindi ad avere una situazione differenziata, fortemente squilibrata con i forti, sempre più forti, da una parte ed i deboli, sempre più deboli dall’altra.

Una frattura per niente virtuosa che non giova al progetto di unità degli Stati Uniti d’Europa, essendo tra loro poco solidali e con una moneta unica fine a se stessa e sempre meno utile all’integrazione umana, culturale e politica oltre che economica.

Costruire insieme l’Europa, significa ridurre al suo interno, il ruolo della Francia e soprattutto della Germania che pensano ad un’egemonia padronale fortemente pericolosa e negativa per l’insieme europeo, uniformemente bisognoso di sviluppo economico, di lavoro, di salute, di sicurezza e di tutto quanto previsto e sottoscritto nel Trattato di Maastricht.

Gli Stati Uniti d’Europa devono costruire il protagonismo e la coscienza dell’appartenenza in tutte le sue diversità umane; nessuno degli europei deve sentirsi abbandonato a se stesso.

Purtroppo nella realtà non è proprio così, per cui ed inevitabilmente, scatta la sempre più diffusa zona d’ombra dell’euroscetticismo legato soprattutto alle sempre più scarse opportunità di lavoro in tutte le parti dell’Unione ed alla diffusa crescita delle aree umane della povertà e degli emarginati sociali, soprattutto nel mondo dei giovani europei, sempre più privi di coesione sociale e di concrete politiche di un effettivo coinvolgimento umano in tutta l’area UE.

È un sogno-necessità costruire insieme l’Europa in senso di unità dei suoi popoli.

Se non si saprà fare questo, allora ci troveremo ad un futuro negativamente segnato, con un modello comunitario poco virtuoso e per niente utile alla generosa gente europea.

Il tempo che è davanti a noi è un tempo prezioso per riconsiderare il destino dell’Europa Unita con un ruolo attivo e partecipe dei cittadini, tale da acquisire una responsabile consapevolezza delle scelte comuni, fatte unicamente e nella sola direzione del bene dei 500 milioni di europei che vogliono stare insieme come popoli, anima di una grande Europa e non come vittime sacrificali di banchieri senza scrupoli che pensano ad un sistema finanziario di soli privilegiati, impoverendo per il proprio cieco egoismo, i tanti che già sono poveri e non riescono assolutamente a vivere con la propria famiglia, una vita umanamente dignitosa, secondo i principi della carta dei diritti umani e sicuramente anche secondo i trattati europei che si ispirano al futuro dei popoli, ma che, per propri fini egoistici, flagellano in Europa e nel mondo, l’uomo del nostro tempo, privandolo di tutto; tanto, al fine di far prosperare un’economia con protagonisti i forti e con sempre più numerose vittime da sacrificare, un insieme umano fatto di tante persone che non hanno niente e che devono imparare a vivere ai margini della società mondiale senza chiedere assolutamente NIENTE, perché così egoisticamente hanno deciso gli affamatori del mondo, sempre più assetati di ricchezza da concentrare nelle loro avide ed insaziabili mani, pur sapendo che sono mani grondanti di sangue dell’umanità tradita, sempre più disperatamente sola con se stessa.