Brics, dal FMI alla Nuova Banca per lo Sviluppo?

 Francesca Carrano

Una finanza parallela e nuovi protagonisti dell’economia stanno sfidando le istituzioni economico/finanziarie occidentali. Tramonto del potere atlantico o solo prove generali di un nuovo corso dei tempi? Un breve cenno storico per capire cosa  sta accadendo. Dopo la crisi finanziaria del 1929, la grande depressione, molti Stati scelsero il protezionismo nel tentativo di difendere le proprie economie in difficoltà. Ciò comportò la svalutazione delle monete nazionali e un declino del commercio internazionale. Dopo la seconda guerra mondiale, quegli stessi Stati erano coinvolti nella ricostruzione dell’ Europa e dell’ economia internazionale. Per ridare slancio alla cooperazione monetaria internazionale, nel 1944 con la conferenza di Bretton Woods, si istituì il Fondo Monetario Internazionale che fu  impostato, dal delegato americano H. D. White, come una banca, facendo in modo che gli Stati che venivano finanziati dovessero restituire il loro debito nel tempo. E così sono state gestite le crisi economiche internazionali dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Del FMI fanno parte 188 Stati. Nei  giorni scorsi, a Fortaleza in Brasile, durante il 6° summit dei Brics, è  nata la New Development  Bank. All’evento  hanno preso  parte,  oltre alla Rousseff padrona di casa, i presidenti di Russia, Vladimir Putin; Cina, Xi Jinping; Sud Africa, Jacob Zuma, e il primo ministro indiano, Narendra Modi. Il progetto della Banca per lo Sviluppo è nato due anni fa al summit tenutosi a Durban, in Sudafrica, in cui i presidenti dei Paesi membri dei BRICS si trovarono d’accordo sulla necessità di istituire un organo alternativo al FMI e alla Banca Mondiale. I BRICS si sono costituiti nel 2009 nel pieno della crisi economica mondiale. I Brics, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, le cinque economie emergenti del mondo, dopo due anni di trattative hanno istituito il New Development Bank. Questo istituto, antagonista del  FMI avrà  sede a Shanghai, il primo presidente sarà indiano, il direttore generale sarà brasiliano e il governatore sarà russo. Il  NDB è  una chiara sfida alle istituzioni monetarie create con gli accordi di Bretton Woods. Il nuovo organismo avrà un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari poi ampliato fino ai 100 miliardi e ogni Stato membro contribuirà con un quinto del capitale. Il NDB prevede la creazione di un fondo di riserve, organismo che avrà un ruolo simile a quello esercitato finora dal Fondo Monetario Internazionale. Il  suo capitale iniziale sarà di 100 miliardi di dollari, di cui 41 miliardi depositati dalla Cina, 18 miliardi da Brasile, Russia e India, mentre il Sudafrica contribuirà con 5 miliardi. I BRICS si candidano ad essere la potenza del nuovo millennio. L’economia dei cinque Stati membri costituisce il 21% del PIL globale e, insieme,  i Brics rappresentano il 42% della popolazione mondiale. Per la presidentessa brasiliana Dilma Rousseff  “la banca e il fondo di riserve sono dei passi importanti per la ristrutturazione dello schema finanziario globale”. La moneta utilizzata, per il momento, sarà il dollaro. L’intenzione dei BRICS è che la Banca sia aperta ad altri Stati quali il Messico, la Turchia e la Nigeria. Il progetto della New Development Bank è  ambizioso, ma non mancano i punti deboli. Non  c’è coordinamento tra gli Stati membri, sono forti le differenze economiche interne a ciascun Paese, le discrepanze in merito alle quote di partecipazione, e, infine, non è da sottovalutare che Pechino, seconda economia del mondo, punterà a imporre la propria moneta per le future transazioni. Intanto, è di oggi  la notizia che a Washington, il Fondo Monetario Internazionale ha dato il benestare per un prelievo forzoso dai conti correnti dei cittadini dei Paesi dell’area euro in difficoltà, Italia in testa: 10% sui conti  con giacenza  superiore a 100 mila euro. Riusciranno i Brics nel loro intento di far tramontare i “mostri” di Bretton Woods?