Salerno: ricordo del sindacalista Renato Campopiano

Arnaldo Amabile

Il giorno di Natale si è spento Renato Campopiano, storico docente dell’Istituto di Chimica “Amedeo Avogadro” e combattivo sindacalista. La sua storia è tutto un continuum di battaglie, di lotte e disinteressato aiuto per chi subiva soprusi e ingiustizie. Dopo l’inevitabile  scissione dal grande sindacato della scuola, nella nuova Federazione Lavoratori Scuola  passarono l’insigne professore e scrittore Morretta, l’avvocato D’Arco, tanti altri docenti e amministrativi di scuola media e superiore e fu eletto segretario il giovane entusiasta professor Renato, perennemente a prestare consulenza agl’iscritti e a fare la spola con il Provveditorato, con un quadernone carico di appunti e pratiche da seguire. Dell’amico e collega Campopiano desidero aggiungere qualcosa di personale. Una sera alle 22, finite le consulenze,  viene  a casa Renato  per parlarmi dell’idea di un  notiziario da inviare ai soci  e mi chiede per cortesia di firmarlo. Con dispiacere  declino l’invito visto che lavorando a Positano, tra viaggio e servizio sono impegnato dalle  6,30 alle 15,30 e subito dopo, come cronista sportivo,  devo seguire, senza rischiare di “bucare “ qualche notizia, una squadra di calcio di serie B per il quotidiano sportivo torinese.  Dopo qualche giorno si ripresenta sconsolato Renato e mi dice che una giornalista-pubblicista  gli ha chiesto (era il 1981)  500.000 lire al mese solo per firmare la pubblicazione. Capisco l’antifona e gli rispondo: ti firmo gratis il periodico ma a condizione che,  da direttore editoriale, ti atterrai alle mie indicazioni, cioè farai molta attenzione acchè negli articoli non ci siano estremi di querela, perché non solo l’articolista ma anche il direttore responsabile può essere denunciato per  diffamazione aggravata a mezzo stampa. Non mi crederete, ma un numero del quindicinale, forse perché Renato non lesse tutto per la stanchezza, uscì con un  articolo, di un professore napoletano, molto critico nei confronti del segretario  nazionale di un certo sindacato, dal titolo  “Rafaniello asino nazionale” e nell’articolo si leggeva tra l’altro “Rafanie’  fatt’accatta’ da chi nun te sape”. Furibondo corsi da Renato appena ricevuta la convocazione del giudice del tribunale di Roma (il giornale era  stato stampato nella Capitale). Renato, molto dispiaciuto, cercò di tranquillizzarmi e mi fece assistere da uno dei migliori penalisti della città (lo stesso che ora segue le cause del sindaco e del precedente arcivescovo), con il quale, con il rapido delle 6,30, sarei andato tre volte a Piazzale Clodio. Nonostante vari autorevoli interventi  in merito, il presidente nazionale  non volle ritirare la querela anche se disse: “M’hanno ditto che ‘o direttore è nu’ buon’ guaglione, ma chi ha scritto l’articolo add’a pagà”. Per fortuna non ci fu nessuna conseguenza negativa. Con l’esonero sindacale Campopiano continuò vieppiù ad essere un sicuro e competente  punto di riferimento nel decifrare ordinanze e circolari ministeriali, nella compilazione dei modelli di incarichi e supplenze, nella predisposizione degli eventuali ricorsi e anche nell’organizzare forti azioni di protesta. Nei pomeriggi dei giorni dispari la sede di via Scillato, sempre più gettonata e pur corroborata dall’abilità del professor Attianese, era affollatissima. E a nessuno veniva negata l’assistenza, anche a tarda ora. Addio Renato.