Un programma dell’estate per chi non è andato in vacanza

Giovanna Bergamasco

Nell’’ultimo mese di quest’estate, piena di notizie infuocate che provenivano dall’Egitto e di dolorose immagini di extracomunitari i cui corpi senza vita galleggiavano nei giorni scorsi lungo alcuni lidi del sud della penisola, così come di terremoti che all’improvviso hanno minacciato nuovamente la nostra Italia, è accaduto che una brezza nuova sia giunta a portare una piacevole frescura nei pomeriggi senza tempo di chi è rimasto a casa: mi riferisco a Barbara Capponi, la giornalista che presenta assieme a Marco Liorni “Estate in diretta” e che è  stata un’interessante rivelazione per l’esperienza professionale che offre con l’esposizione approfondita degli avvenimenti presentati senza incertezze e sbavature. Oltre a ciò, mostra di sapersi muovere con naturalezza e garbo ed inoltre è spoglia di taluni atteggiamenti ammiccanti e talvolta inopportuni verso gli ospiti in studio o il co-conduttore di turno, cui ci hanno abituati alcune bellone che in questi ultimi anni si sono improvvisate esperte dell’informazione. Senza nulla togliere alle intrattenitrici tv che negli anni precedenti hanno saputo guadagnarsi una  buona fetta di pubblico, a mio parere è però la Capponi (che non si presenta come  una conduttrice d’assalto e neppure si serve della propria immagine per assicurarsi l’Auditel e lo Share) a conquistare realmente i telespettatori perché è priva di ostentazione ma ricca di un’indiscussa classe che traspare dalle movenze eleganti così come dal volto aristocratico e dall’espressione intensa. Si vorrebbe perciò sperare che nel futuro vi siano personaggi di ugual spessore della Capponi per il piacere di seguire con interesse programmi sull’informazione, l’economia e l’attualità. Quest’ultima assai spesso tragicamente amara e perciò poco adatta a pseudo giornaliste/intrattenitrici quando riesumano, di volta in volta, le maledette disgrazie degli ultimi tempi rimaste tuttora insolute. A ben guardare, è come se fossimo diventati degli inebetiti spettatori di uno scenario teatrale che ci confonde e ci lascia interdetti perché se, una volta, c’era il teatro delle “maschere fisse” che non dava spazio a sorprese; successivamente con Pirandello, e il suo “Uno, nessuno, centomila”, ci siamo trovati di fronte alle infinite sfaccettature dell’animo umano. Cosa questa di cui non possiamo che essere grati al grande drammaturgo ma che ha finito altresì con il renderci spesso confusi giacché noi stessi, talvolta, facciamo fatica a capire chi siamo veramente e,  alla stessa maniera, chi sia in grado di rappresentarci effettivamente nel variegato mondo che ci circonda. Questo fatto rischia di farci sprofondare sempre più nello sconcerto: uno sconcerto colmo di inquietudine per il disorientamento che ci accompagna in ogni aspetto del nostro vissuto, compreso quello dell’attuale scenario politico che talvolta sembrerebbe espresso da alcuni personaggi poco credibili. Pertanto, in considerazione di quanto sia difficile tirare avanti per una strada che appare sempre più precaria, forse sarebbe opportuno che almeno il mondo dell’informazione e dell’attualità avessero confini ben precisi (intrattenitori compresi), per farci vivere nel quotidiano quelle certezze di cui abbiamo bisogno e che ci appaiono perdute. Giacché,  se noi stessi siamo i primi a non avere più convincimenti sicuri, quale speranza abbiamo di trasmetterli alle giovani vite che ci stanno a guardare e sono il risultato ultimo dei nostri errori?